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Sasha

La felicità che provavo fino a cinque secondi fa, ormai sembra essere completamente spazzata via dai suoi occhi scuri come il petrolio che mi fissano con impassibilità. Non so come sia possibile, ma ogni volta che il suo sguardo si posa sul mio, sento un forte senso di disagio.

«Che ti prende?» domanda Camille, guardandomi con perplessità.

Scuoto la testa, abbassando lo sguardo verso il pavimento. «Nulla», le rispondo, scostandomi una ciocca dalla guancia.

«Sembra che tu abbia visto un fantasma», esordisce, guardandosi intorno.

No, molto peggio, vorrei dirle. «Sto bene. Andiamo in bagno?» le propongo, sentendo il bisogno di allontanarmi un attimo.

Annuisce, prendendomi il polso; credo che sia una sua abitudine questa: lo fa spesso. Mi conduce al piano superiore e io mi do della stupida mentalmente, quando capisco che ci stiamo avvicinando ai ragazzi. Sembra che il destino stia cercando di dirmi qualcosa, ma non capisco cosa. Saliamo l'ultimo gradino e quando mi volto, trovo già i loro sguardi addosso. Noto anche che c'è Michelle insieme a una ragazza dai capelli corti, quindi il mio malumore aumenta a dismisura. «Ora sì che siamo al completo», ghigna, guardandomi con cattiveria. So che si riferisce a me: nonostante non le abbia fatto nulla, prova una sorta di antipatia nei miei confronti.

«Ci mancava solo questa», sussurra a bassa voce Camille.

I ragazzi ci squadrano da capo a piedi, ma ciò che noto io è il modo in cui la mora è seduta sulle gambe di Melbourn, proprio come se fosse già abituata a quella posizione.

«Guarda un po' chi abbiamo qui...» cantilena Elijah, con un sorrisetto sulle labbra. Si alza dal divanetto, camminando verso di noi con spavalderia. Aveva ragione Camille: è proprio viscido. Ghigna, girandoci intorno come un avvoltoio.

«Stavamo andando in bagno», dice Camille, stringendo i pugni.

«Possiamo andarci insieme», la provoca, mentre io lo guardo scioccata.

«Elijah, dacci un taglio e vieni qui», sbotta Andreas, visibilmente agitato. Non gli piace il modo in cui il suo amico sta fissando Camille: sembra che voglia mangiarsela in un boccone.

I miei occhi ricadono su Melbourn, e questa volta noto che anche lui sta squadrando la mia figura, mentre beve la birra e viene accarezzato sul petto da Michelle. È mai possibile che questa scena mi irriti un po'? Con me è tutto un attacco e un tenermi alla larga; con lei invece solo carezze!

Alzo gli occhi al cielo, attirando l'attenzione del ricciolino. Punta le sue iridi verdi nelle mie, ma non abbasso lo sguardo e alzo il mento, fiera. «E tu chi saresti, dolcezza?» chiede lascivo.

Camille sbuffa e incrocia le braccia al petto, mentre guarda Andreas sulla poltrona. Sembra che i due si stiano fulminando con lo sguardo.

«Sasha», mi presento.

Fa un fischio, guardando anche Camille. «Potremmo divertirci un mondo noi tre, stavo appunto pensando che...» si lecca il labbro inferiore.

Il suo discorso viene interrotto da Andreas. «Finiscila, cazzo, e torna qui!» gli urla, adirato.

Vorrei seriamente essere altrove in questo momento.

Non mi piace per niente l'aria che si respira da queste parti: c'è troppa tensione, talmente tanta che si potrebbe tagliare con il coltello.

Elijah lo fulmina con lo sguardo, dedicando la sua attenzione di nuovo a me.

«Dobbiamo andare in bagno, ti sposti?» si lamenta Camille.

Il ragazzo fa un passo indietro, permettendoci di passare nel corridoio, ma anche mentre camminiamo sentiamo il suo sguardo addosso, e fa davvero schifo.

«Non potevi scegliere momento peggiore per andare in bagno», dice, non appena apriamo la porta.

«Fidati, questa situazione non piace neanche a me», borbotto, entrando in una delle porte aperte.

Ora che ho conosciuto Elijah, inizio a dubitare di tutti: come fanno a essere amici di un tipo come quello? E come fanno anche ad andare d'accordo?

Quando esco mi lavo le mani, aspettando che Camille finisca. È mezzanotte e mezza ormai, a quest'ora avrei dovuto già essere sotto le coperte, e non dentro un sudicio bagno.

«Ho finito», sospira, chiudendo la porta. «Preparati perché non usciremo così presto da qui stanotte», ammicca, con sguardo sconsolato.

In che senso? Non capisco.

La seguo fuori, chiedendole spiegazioni. «Che vuoi dire? Non ci lasceranno uscire da qui?» inizio a preoccuparmi.

«No, Elijah ci terrà d'occhio per tutto il tempo fino a quando non ne avrà abbastanza», afferma, continuando a camminare per il corridoio un po' buio.

Non appena rientriamo nella zona divanetti, lo troviamo già con gli occhi puntati su di noi. «Finalmente! Vi stavamo aspettando», sorride languido. Beve un sorso della sua birra e poi dà due colpetti sui cuscini del divano, facendoci segno di andarci a sedere con lui.

Non voglio stare vicina a quel tipo, è spaventoso.

«Stavamo per andarcene in realtà», annuncio, notando Michelle ghignare con la coda dell'occhio.

Melbourn ha lo sguardo spento e non mi fissa più: è come se fosse assente da tutto il resto.

«Non fate le timide, avanti», ci incita l'altra ragazza seduta sulle gambe di Andreas. Camille la trucida con lo sguardo, facendomi intuire che tra le due non ci sia buona intesa. «Ha ragione Shannon, forza», ci sprona Elijah.

Ci guardiamo in volto, decidendo di restare qui soltanto per qualche altro minuto. Ci sediamo negli unici posti liberi, ovvero accanto a Elijah, notando le sue braccia poggiarsi sulle nostre spalle.

Sento un brivido non appena mi tocca.

«Allora, vi va di fare un gioco? Sarà divertente. Si chiama "Non ho mai"», ci invoglia.

«Non gioco a queste scemenze», sbuffa Camille. Andreas la guarda per tutto il tempo mentre siamo sedute, quasi come se volesse tranquillizzarla da qualcosa.

«Se ti dicessimo di no, cambierebbe qualcosa?» domando. Sposto il suo braccio senza farmi notare, sentendo una piccola risata da parte di Michelle.

«Dovresti lasciarle andare: sono più da casa e chiesa che da alcol e locali», se ne esce così.

Ma che ne sa di me? Io neanche ci vado in chiesa, poi! Mi irrita a dismisura questa ragazza, non la posso vedere.

«Non mi conosci neanche», sbotto, mantenendo una voce neutra.

Alle mie parole, Melbourn si volta, inclinando il viso leggermente. «Perché, non ci vai in chiesa?» mi sfotte, aumentando il mio nervosismo.

Si riprende dal suo mutismo solo per prendermi in giro, vedo.

«No», mi altero.

«Detto questo, iniziamo a giocare», pronuncia Elijah.

Sarebbe stato meglio se fossi rimasta in camera mia.



Angolo autrice: 

Questo è l'ultimo capitolo che posso pubblicare.

Scusate gli errori ma è la versione con meno revisioni.

Se siete interessate al libro e al continuo, il libro lo troverete disponibile sul sito ufficiale della mia casa editrice (S4M edizioni). Potete accedere al sito anche tramite pagina Instagram della casa editrice, il libro lo troverete appena aprirete la pagina. C'è versione cartaceo e non, inoltre la versione Kindle e cartacea sarà disponibile pure su Amazon dal 1 gennaio.

Un bacio!

Pagina Instagram: Car_mine01

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