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«Così Firenze mi ha detto tua mamma eh? C'era bel tempo?» mi chiede Ethan mangiando un boccone di cotoletta.

Annuisco «Beh in questi giorni la temperatura si è un po' alzata e si stava bene.»

«Oh si hai ragione, il sole ha sciolto la neve, anche se hanno messo ancora qualche perturbazione.»

Annuisco guardandolo: l'accenno di barba non del tutto curata, gli occhi scuri profondi, il profilo perfetto, per non parlare del fisico asciutto e curato che si intuiva anche sotto alla camicia. Non c'era niente da dire, era proprio un bell'uomo, come d'altronde tutti quelli che mia madre frequetava. Ne ero quasi gelosa, avere una madre che rimorchia più di te ti fa sentire in qualche modo depressa. È davvero una bella donna, non dimostra di avere 45 anni e il suo carattere libero e disponibile le faceva fare innumerevoli conquiste. Io invece mi sono ritrovata ad avere da sempre un carattere più riservato e tranquillo, non ero tipa da feste, certo ci ero stata e mi sono divertita, ma veniva sempre il momento in cui mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Mi chiedevo cosa ci facessi li, circondata da gente che non conoscevo, a essere palpata di nascosto in mezzo alla calca da ragazzetti eccitati e perversi che non sapevano controllarsi. Finivo per entrare in uno stato decisamente anti-festa e restavo in un angolo in disparte a riflettere. E la mia vita non è come i film americani, dove la dolce e bella ragazza che si isola viene avvicinata dal figo della serata. No, rimanevo in disparte, con solo un bicchiere di plastica a raffreddarmi le mani mentre gli altri attorno a me si strusciavano senza vergogna o pudore.
Questo mio lato l'ho preso da mio padre, era sempre stato il riflessivo della coppia, mia madre quella impulsiva.
Il suo ricordo mi fece deglutire e evitai gli occhi dell'uomo a me di fronte sbattendoli per cancellare le lacrime.

«A proposito tesoro, le foto! Direi che è il momento giusto per guardarle così le può vedere anche Ethan!» mia madre ha un sorriso che va da un'occhio all'altro, con i denti scintillanti e bianchi che mi scrutano divertiti. Persino loro parevano sapere ciò che il mio viso celava.
Il mio cuore batte non riuscendo a trovare una scusa.

Dico la prima cosa che mi viene in mente «Ho il telefono in camera purtroppo...»

Angelica corruga la fronte indicando il mobiletto in legno chiaro a due metri di distanza «Non è quello li il tuo telefono?»

Mi esce un sorriso teso «Oh tu guarda, credevo di averlo lasciato di sopra...» mi alzo e al rallentatore mi avvicino.

Mai avuti così tanti sudorini in vita mia, allungo la mano per prendere il telefono ma Ghiaccio lo afferra tra i denti e fugge poco prima che io possa prenderlo.
Resto imbambolata senza capire ciò che è appena successo, mia madre salta in piedi correndo dietro al cane «Metti giù quel telefono maledetto orso! Vieni quiiiii!»

Ethan mi affianca «Quel cane ne combina di tutti i colori non è così.» incrocia le braccia al petto esaltando i bicipiti.
Vengo presa dall'impulso di saggiarne la consistenza ma lo ricaccio infondo ai miei pensieri dandomi uno schiaffo mentale.

Alzo le spalle «Ha il suo carattere.» sospiro.

«Non corri a prendere il tuo telefono?» mi chiede divertito.

Sospiro pigramente «Per quale ragione, lo scricchiolio che ho sentito non mi da molte speranze che si sia salvato qualcosa.»

Mia madre ritorna con il cadavere del mio cellulare, due grossi buchi solcavano il display costernato di crepe. Provo ad accenderlo ma questo resta spento, sospiro e Angelica guarda male Ghiaccio.

«Credo che le foto siano andate.» scuoto la testa con nonchalance e mi rimetto a tavola «A questo punto possiamo riprendere a mangiare.»

Guardo di sottecchi Noah in versione lupo, mi fa l'occhiolino in maniera impercettibile e mi sfugge un sorriso.

Il cuore del guardianoWhere stories live. Discover now