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Fra le varie cose che Sasuke aveva imparato fin da giovanissimo era l'esatta sfumatura dei capelli di Naruto. Un biondo accesso, in estate raggiugeva un colore chiarissimo, così raro vederlo in giro, eppure tutti nel villaggio erano abituati a veder spuntare la sua chioma ad ogni angolo. Lo stesso Sasuke si sentiva perso quando, nelle giornate in cui non c'erano lezioni, non si imbatteva in lui. Eppure, solo quado raggiunse il villaggio del Fiocco, nel Paese della Neve, notò lo sguardo curioso e attento delle persone su lui, e solo quando notò che lo sguardo era soprattutto da parte di ragazze, ammaliato dai suoi colori angelici, si rese conto di quanto fosse pericoloso per lui essere così riconoscibile, una punta di gelosia nella consapevolezza che ciò che in lui aveva sempre visto, adesso era noto a tutti, lontano dai pregiudizi del villaggio della Foglia.

Gli alzò il cappuccio del pesante mantello, sbuffando. "Possibile che il contenitore della Volpe debba avere un colore di capelli così riconoscibile?" Scosse la testa. "Quelli che restano dell'organizzazione Alba ti cercano, mio fratello di cerca, e tu hai una candela al posto della testa." Aveva per anni nascosto la sua gelosia dietro scuse perfettamente credibili che ormai aveva difficoltà a riconoscere la verità dalla bugia.

Naruto lo guardò torvo. "Adesso anche i miei capelli sono un problema?" Naruto tirò il cappuccio verso la fronte. "Non è mica colpa mia se sono nato così." Protestò. "E' una delle tante cose che mio padre mi ha lasciato." Le strade del villaggio erano affollate, festoni rallegravano le strade, colori accessi e chiostri animati, si erano ritrovati nel pieno di giorni di festae. Mischiarsi tra la folla era l'ideale, pensò Sasuke.

"Tuo padre?" Lo guardò per qualche secondo, alzò il suo stesso cappuccio avvicinandosi al biondo. "E tu che ne sai di che colore aveva i capelli tuo padre? Non sai neanche chi è."

"E invece lo so chi è. L'ho incontrato." Precisò. "Più o meno."

Il moro si voltò di scatto. "La Volpe ti ha bruciato il cervello?"

Il biondo non rise, perché l'incontro con suo padre, una cosa che aveva accennato a pochi raccontandola come un sogno, era una delle cose che si portava dentro gelosamente. Solo lui potrebbe capire come mi sento, pensava continuamente Naruto, solo lui potrebbe capire cosa significa idealizzare così tanto qualcuno e poi trovarselo davanti. "E' un modo di vederla." Rispose evasivo.

Sasuke non rispose subito, ammutolì di colpo, perché Naruto non aveva il suo solito tono giocoso, non stava sorridendo, con le mani in tasca aveva un tono incredibilmente serio. Strinse i polsi, maledicendo se stesso, per tutte le cose che si era perso, per non essere ancora completamente capace di relazionarsi a qualcuno senza la conflittualità che per anni aveva covato dentro di se. "E che cosa significa, allora?" La sua voce tradì la sua ostilità, una piccola parte di lui temeva di essere preso in giro in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo.

"Quello che ho detto. L'ho incontrato e, se proprio vuoi saperlo, gli ho dato anche un bel pugno nello stomaco." Aggiunse fieramente.

"E quando sarebbe accaduto? Sentiamo."

"Durante la battaglia contro Pain." Sasuke vibrò a quel nome. "La modalità Eremitica non era abbastanza, l'aiuto di Hitana non era abbastanza e, stupido come sono, mi sono affidato alla Volpe. Ho quasi rotto il sigillo e lui è comparso."

"Lui chi?" Insistesse Sasuke.

Il biondo lo guardò, sorrideva con malinconia. "Il Quarto Hokage. La persona che ho sempre tentato di raggiungere, colui che ha protetto il villaggio dalla Volpe, è la stessa persona che mi ha regalato questo terribile fardello. E' morto per il villaggo, per te e anche per me, avevo pochi attimi di vita e lui si fidava già ciecamente di me, credeva che fossi in grado di portare un tale potere. Credevo che l'avrei odiato, e invece è ancora il mio modello da seguire. Ha creduto in me prima di tutti e non mi conosceva nemmeno."

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