Alice's pov

M'irrigidii e strinsi con forza la forchetta nel pugno.
Rose, accanto a me, strabuzzò gli occhi azzurri.
-Vuole davvero chiamarci uno per uno?-
Mi sporsi appena verso la tavolata dei professori. Dal foglio di pergamena che Antares Greymark aveva strotolato, immaginavo proprio di sì.
-Amelia Rosier- iniziò, e il Prefetto di Corvonero si alzò dalla tavolata accanto a quella dei Serpeverde.
-Edward Nott, Scorpius Malfoy...-
Vennero poi nominati tutti i Potter, James, Albus e Lily, e, prima di passare ai Weasley, l'uomo chiamò mio fratello.
Frank si alzò dalla tavolata dei Grifondoro, a qualche metro da me, con i suoi amici del secondo anno che gli davano pacche sulle spalle.
Antares passò a chiamare Dominique Weasley e un mormorio si levò dalla tavolata dei Grifondoro.
-Perché non chiama anche Alice Paciock?-
-Hanno scelto solo suo fratello?-
-Quella cos'ha che non va?-
-Non è nemmeno capace in Erbologia, anche se la insegna suo padre.-
-Non mi stupisce che non sia una Cacciatrice.-
Abbassai la testa e sbattei in fretta le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.
Faceva male. Era più umiliante di quanto avessi pensato.
Pensavo di poter restare nell'ombra, che la verità non sarebbe mai riaffiorata, ma mi sbagliavo
Rose battè il palmo sulla tavolata, facendo tremare il zucco di zucca nel mio calice.
Fulminò un ragazzo del quarto anno, che aveva fatto una battuta su di me.
-Dì un'altra parola su Alice...- sibilò Rose. -... e ti cavo gli occhi a mani nude, Jonathan Miller.-
Il ragazzo chiuse la bocca di scatto e fissò il tavolo.
Le misi una mano sul braccio. -Lascia stare Rose...-
Antares chiamò il suo nome e lei dovette andare via insieme a Dominique, James e Lily.
Dietro di loro c'erano Albus e Scorpius Malfoy, che ignoravano le occhiate e i bisbigli eccitati delle quattro tavolate.
Ricordavo perfettamente quel pomeriggio di giugno, quando papà aveva portato me e Frank al Ministero.
-Sarà una cosa veloce- ha detto, mentre l'ascensore ci sballottava a destra e sinistra tra i vari piani. -Vostra madre non approvava i Cacciatori di vampiri. Sono sicuro che se fosse qui...-
Il suo sguardo si è rabbuiato e mio fratello ha incrociato il mio, per poi distoglierlo subito.
Nostra madre era morta quando Frank era piccolo, perciò non la ricordava bene come me e papà... a volte penso che sia fortunato. Se non hai ricordi non hai nemmeno dolore. Hai solo il vuoto dell'assenza, e non è forse più lieve del dolore stesso?
Neville Paciock ci ha portati fuori dell'ascensore e abbiamo raggiunto i coniugi Potter.
Ho cercato con lo sguardo Albus, prima che Lily e James, era inevitabile.
Mi piaceva il modo in cui i folti capelli scuri s'attorcigliavano tra loro come l'edera, gli occhi verdi e chiari come giada, e l'espressione distante e annoiata... come se stesse contemplando qualcosa nel vuoto, che aveva già visto molte volte, qualcosa che era l'unico capace di vedere.
Mio fratello Frank è corso accanto a lui per raggiungere Lily, per cui aveva una piccola cotta, e Albus si è voltato verso di me.
Non sapevo di preciso in quale anno Albus Severus Potter aveva iniziato a farmi quell'effetto quando mi guardava, come di una mano che mi smuoveva dolorosamente lo stomaco e gli organi interni agitando le dita, ma sapevo che per certo che era da stupidi sentirmi così.
Gli occhi verdi di Albus, infatti, sono scivolati subito oltre con un'espressione annoiata e mi sono sentita un'idiota.
Un Auror ci ha riuniti in una grossa sala circolare, al cui centro si ergeva una barriera traslucida e bianco latte.
Ho guardato tutti i Weasley attraversarla senza sforzo, dopodiché mio fratello Frank, e infine era toccato a me.
Sono andata spedita verso la barriera e ci ho sbattuto la testa, come se avessi incontrato una lastra di cemento.
Mi sono tenuta con la mano la fronte e ho guardato l'Auror con cartellina e penna alla mano accanto a me.
Mi è sembrato di avergli visto scrivere una grossa X dopo avermi squadrata, dopodiché mi ha fatto un cenno col capo e ha gridato.
-Il prossimo!-
Sono tornata da mio padre e mio fratello, guardando stralunata le mie scarpe, e mio padre mi ha dato una pacca sulla spalla.
-Non importa, piccola mia. Sono comunque orgoglioso di te.-
Era una bugia e io lo sapevo benissimo.
Neville Paciock non aveva alcun motivo per essere orgoglioso di me.
Ho alzato la testa e ho tirato su un sorriso, dopodiché ho abbracciato mio fratello e ho detto a mio padre che sarei uscita con Rose per fare un giro a Londra.
Li ho guardati uscire e, una volta sicura che se ne fossero andati via tutti, Rose compresa, mi sono seduta sul marciapiede fuori dal Ministero.
Sono scoppiata a piangere, mentre i babbani di Londra mi passavano davanti lanciandomi occhiate stranite.
Non mi era importato. Nessuno di loro mi conosceva, non sapevano che disastro fossi come strega.
Un disastro in pozioni. Un disastro in Incantesimi. Un disastro in Erbologia, la materia che mio padre insegnava. E ora, non ero nemmeno una Cacciatrice.
Cosa c'era di sbagliato in me? Perché non ero all'altezza di niente?
Non so quanto tempo ho passato rannicchiata a terra a piangere, ma di colpo un'ombra mi è calata addosso oscurando il sole.
Ho sollevato appena la testa e nel mio campo visivo è entrato un pacchetto di sigarette aperto, con due mancanti.
Me lo porgeva Albus.
Ho scosso appena la testa, senza spiccicare parola, guardandolo sbalordita.
Da quanto tempo era lì? Come mi aveva trovata? Non avrebbe dovuto essere già andato via dal Ministero come tutti?
Albus ha preso una sigaretta dal pacchetto e l'ha intrappolata tra le labbra, per poi sedersi sul marciapiede accanto a me.
Ha poggiato la schiena contro il muro ruvido dell'edificio che nascondeva il Ministero e ha acceso la sigaretta con un colpo di accendino.
Mi sono imposta di smettere di fissarlo e ho tirato su con il naso, tornando a guardare avanti.
Non sono più riuscita a piangere, non sapendo di avere Albus vicino.
Siamo rimasti a guardare le persone e le macchine che ci sfrecciavano davanti nella Londra babbana.
A intervalli regolari sentivo il suo fiato aspirare e poi librare davanti a noi una nube di fumo argentea.
Albus ha finito la sigaretta e l'ha gettata in mezzo alla strada, dove una macchina è passata e l'ha fatta volare lontano spedendo scintille dorate.
Siamo rimasti lì, per un tempo così lungo che la presenza di Albus non mi è più stata estranea ma è diventata confortevole.
Lui si è poi alzato e ha scrocchiato il collo, girando la testa indietro e sfiorando con i capelli il cappuccio blu della felpa.
Ha infilato le mani nelle tasche dei jeans scuri, guardando un punto davanti a sé.
-Ho chiamato Rose e le ho detto di venirti a prendere. Tra poco dovrebbe essere qui.-
Detto ciò si è voltato ed è andato via, senza salutare.
Sbattei le palpebre e rimisi a fuoco la forchetta che stringevo in mano, appena Lysander Scamander mi battè un colpo sulla spalla.
-Alice?- aggrottò le sopracciglia bionde e gli occhi scuri mi guardarono dubbiosi. -Mi passi le carote?-
-Oh, sì sì certo.-
Gli porsi la ciotola e Lysander la prese con un mezzo sorriso.
-Non è così male essere normali sai?- disse, riempindosi il piatto già stracolmo. -Quando Rose e gli altri saranno tornati dalla loro riunione segreta di Cacciatori, le cose migliori da mangiare saranno finite.-
Lorcan, il suo gemello, rise e gli diede il cinque per poi allungarsi verso il pollo fritto.
Abbozzai un sorriso e tornai a mangiare.
Essere normali... mi sarebbe piaciuto.
I gemelli Scamander erano a loro agio nella loro anormalità, nel sostenere la campagna di Nargilli sebbene avessero tutta la scuola contro, nell'allevare segretamente Asticelli insieme al guardiacaccia, nell'immergersi a Dicembre nel Lago Nero per catturare Avviccini.
Erano anormali per tutti, ma quella era la loro normalità.
Come avrei potuto crearmene una anche io? Come potevo farlo quando tutto ciò che desideravo, con tutte le mie forze, era essere come gli altri?

Non ho paura di teWhere stories live. Discover now