7. πειράομαι

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significa: tentare*


Era difficile non parlargli, ma continuai così per un po' di tempo, la ragione?
volevo che capisse il mio dolore, volevo che comprendesse quanto mi avesse ferito, anche se effettivamente non aveva colpe.

Sì, lo so, ero infantile e mi stavo comportando come un bambino, ma non potevo farne a meno.

Il mio cuore era ferito nel profondo e nonostante questo continuavo ad amarlo come se fosse la mia anima gemella, perché sì, io credevo in queste stronzate: nell'amore vero, quell'amore che scioglie le maledizioni, quell'amore che fa svegliare una principessa da un sonno profondo.

Con il cuore in gola decisi di affrontare la mia più grande paura: perderlo.
Avevo paura che con il mio comportamento lui se ne sarebbe andato e non potevo permettermelo, mi sarei ucciso per il dolore.

E se da una parte volevo urlargli quanto lo amassi, dall'altra volevo smettere di amarlo perché non ce la facevo più.

L'amore aveva mandato in tilt il mio corpo, tutto di me non funzionava più e allora, dopo qualche settimana passata a fare l'immaturo evitandolo, presi coraggio e decisi di affrontare questo problema.

Era l'inizio del 2020 e non ero pronto a vivere l'anno senza di lui, ricordo che dovevamo andare a casa sua per parlare del prossimo album e carico di speranza andai qualche ora prima, proprio per aprire quel discorso tanto difficile quanto spaventoso.

Quando mi aprì la porta aveva una faccia confusa, ma non lo notai subito poiché aveva i capelli spettinati, il pigiama e gli occhi assonnati che mi pregavano di saltargli addosso, o forse ero io troppo attratto da lui che prendevo ogni segnale come una scusa per renderlo mio.

entrai nel silenzio che regnava in quella casa, ero troppo in imbarazzo per dire un semplice ciao.

mi sedetti sul divano e lui fece lo stesso su quello di fronte a me.

jungkook
«prima mi sputi in faccia le peggio cose, poi mi eviti per mesi e ora ti presenti con quattro ore di anticipo. Taehyung mi spieghi cosa cazzo ti succede?»

ti amo, ecco cosa.

«ho bisogno di parlarti.»

jungkook
«finalmente aggiungerei»

il mio cuore batteva all'impazzata, ero terrorizzato, tutti gli scenari possibili mi passarono per la mente: nel peggiore dei casi lui lasciava i BTS dopo avermi picchiato e nel migliore io lasciavo i BTS perché lui non mi aveva perdonato.

«mi dispiace. Mi dispiace per tutto quello che è successo, per quello che ti ho detto e per quello che non ti ho detto, soprattutto per quello che ti ho fatto passare. Lo sai, non sono molto bravo con le parole, ma spero che potrai accettare le mie scuse perché senza di te non riesco a stare»

dopo attimi di silenzio riuscii ad udire la sua risata.

jungkook
«e ci hai messo 5 mesi per farlo?»

Mi grattai la nuca imbarazzato, aveva ragione.

«ti ho portato la colazione»

sviai il discorso in modo da dargli il tempo per pensarci un po', iniziammo a mangiare ciò che avevo portato e sembrava essere tutto come sempre.

Scherzammo e ridemmo come se nulla fosse successo, per un attimo eravamo tornati amici e colleghi, per un attimo mi illusi che quella fosse la nuova realtà, ma ben presto fui costretto a svegliarmi.

ci sedemmo sul suo letto a gambe incrociate per vedere un film in televisione, optammo per la sua camera perché era la stanza più calda della casa, ma era anche la più buia dato che non traspariva molta luce dalle finestre oscurate.

mentre jungkook guardava lo schermo della tv che riproduceva "flipped", io mi persi ancora una volta tra i suoi lineamenti perfetti e mi maledii mentalmente per aver detto che non si avvicinava affatto alla perfezione, avevo mentito.

La sua bellezza rimproverava Afrodite e mi sentivo fortunato ad essergli così vicino, perché quasi nessuno se lo poteva permettere.

jungkook
«tae il film è molto bello dovresti guardarlo»

«preferisco guardare te, sei molto più bello»

pensai di averlo sussurrato, ma evidentemente mi sbagliavo perché il suo viso era diventato un pomodoro.

balbettò impacciato un "non è vero", mi voltai a guardare quel film visto e rivisto un milione di volte per accorgermi solo allora quanto assomigliassi a quella ragazzina innamorata che sperava di essere ricambiata.

jungkook
«non capisco perché deve insistere tanto, lui non ricambia punto e basta»

Era un nostro rituale commentare i film che vedavamo insieme, il che scatenava molte volte delle discussioni, dove puntualmente finiva con me che gli portavo il pollo fritto per farmi perdonare.

«insiste perché lo ama»

jungkook
«si, ma lui no»

«lei non può spegnere i sentimenti così, da un momento all'altro»

jungkook
«e lui non può accenderli così, da un momento all'altro»

ci guardavamo negli occhi dall'inizio della conversazione ed iniziai a pensare che forse non stavamo più parlando del film.

«ma può provarci»

non proferì parola, restò a guardarmi in silenzio.

«non dico che deve amarla per forza, ma almeno può lasciare il cuore aperto»

jungkook
«e se comunque lui non riuscisse ad amarla?»

«allora potrà lasciarlo andare»

il suo sguardò si rivolse verso il basso ed io glielo alzai di nuovo con un dito.

«lasciati amare»

gli sussurrai speranzoso, non era questo il piano, non volevo dichiararmi quel giorno e in quel modo, ma avevo visto un'opportunità e l'avevo colta senza pensarci troppo.

gli guardai le labbra e lui fece lo stesso con le mie, mi avvicinai piano perché volevo che avesse il tempo per decidere se rifiutare o no.

E lui, in tutta risposta, si attaccò prepotentemente alla mia bocca, portando le sue mani nei miei capelli.

Mi staccai solo per sorridergli sulle labbra, troppo felice per rispondergli a parole. Le mie mani finirono sulle sue guance per approfondire quell'umido bacio e tramutarlo in uno ancora più violento.

Quella mattinata la ricordo come se fosse ieri, ricordo ogni secondo, ogni dettaglio, tutto è ancora vivido nella mia mente.

E sono pronto a descriverla al meglio.

*𝙰𝙽𝙶𝙾𝙻𝙾 𝙼𝙸𝙾*

la descrive nel prossimo capitolo perché altrimenti questo diventa infinito, vi mando un hug<3

ci vediamo nel prossimo capitolo...

The 𝑒𝑦𝑒𝑠 never lie.   [taekook] Where stories live. Discover now