𓅓~𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑢𝑛𝑑𝑖𝑐𝑖~𓅓

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~𓅓𝑃.𝑜.𝑣 𝐺𝑖𝑎𝑝𝑝𝑜𝑛𝑒𓅓~
Ero seduta alla scrivania, stavo disegnando quando il telefono iniziò a squillare, era Germania.
Mi disse di iniziare a prepararmi saremo usciti tutti e tre, ci sarebbe stato anche Italia.
Non ne ero sicura, non sapevo se mi aveva perdonato.

Fatto sta che sentii bussare alla parta dopo pochi minuti.
"Giá qui?"
Aprii la porta, Italia mi corse addosso e mi abbracciò forte.
«Scusami tanto»
«Sei perdonato» ricambiai l'abbraccio.
Mi trascinarono fuori.
«A chi arriva primo in città!» urlai iniziando a correre, Italia altrettanto.
«Ragazzi aspettate!» Germania ci seguì.

~𓅓𝑃.𝑜.𝑣 𝐺𝑒𝑟𝑚𝑎𝑛𝑖𝑎𓅓~
Ci fermammo davanti ad una fontana in città, mi sedetti, avevo il respiro affannato, Giappone sembrava stesse per cadere.
«Non lo farò mai più»
«Vi siete giá stancati?» ci guardò Italia mentre si stava stiracchiando.
«Ma- come fai?» Giappone si sedette.

Italia guardò da un'altra parte, vide una gelateria poi mi venne vicino e mi rubò il portafoglio, correndo verso di essa.
«Ci vediamo dopo!»
Giappone scoppiò a ridere, io non riuscivo a muovere un muscolo, cercai di alzarmi e corrergli dietro ma non ci riuscii e rinunciai.

~𓅓𝑃.𝑜.𝑣 𝑇𝑒𝑟𝑧𝑜 𝑅𝑒𝑖𝑐ℎ𓅓~
Impero era dovuta correre a casa di suo fratello, I. Coreano, per via di un lavoro da fare.
Io, Ussr e Fasci eravamo entrati in una biblioteca, non mi erano mai piaciuti i libri sinceramente, però si trattava di Fasci, era cosí eccitato quando l'aveva vista e ci aveva supplicato di entrarci.

Guardavo Ussr, stava osservando Fasci da troppo tempo, mi irritava.
Passai a guardare Fasci, passava le mani delicatamente sulle copertine dei libri, girava ogni pagina con le sue lunghe dita affusolate, le avevo già sentite sulla pelle quelle mani morbide, avrei dato di tutto per provarle ancora, altre mille volte.

«Reich? Tutto bene?» mi guardò stranito.
«Si. Scusami»
«Stavi fissando il pavimento come un'idiota» Ussr gli mise una mano sulla spalla.
«Sta zitto, bastardo. E non toccare!» gli diedi un pizzicotto.
La ritrasse e strinse i pugni.
«Possiamo andare» mi prese la mano e tirò la manica di Ussr per fare cenno si andare.

Il telefono di Fasci squillò, era Italia.
«Papà, posso dormire da Giappone?»
«Va..va bene..» Sembrava turbato.
«C'è anche Germania comunque»
«ma-» dissi un po' perplesso visto che non mi aveva detto nulla.
Attaccò dopo aver salutato.
Fasci sospirò.
«Tutto ok?» gli chiese Ussr.
«Si é solo che mi preoccupo e non mi piace stare senza mio figlio la notte.»
«Oh...ok»

Ci eravamo seduti a mangiare qualcosa, Fasci non aveva ordinato nulla, era semplicemente rimasto con la testa abbassata tutto il tempo.
Si rifiutava di assaggiare qualsiasi cosa.
Lo accompagnammo a casa.

~𓅓𝑃.𝑜.𝑣 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎 𝐹𝑎𝑠𝑐𝑖𝑠𝑡𝑎𓅓~
Arrivai a casa stanchissimo.
Mi tolsi tutto di dosso ed andai in bagno, aprii l'acqua calda e mi immersi completamente lasciando solo la testa fuori.
Mi girava un po' la testa, mi faceva male tutto.
«Che succede adesso...?»
Improvvisamente l'acqua si colorò di rosso, le ferite si erano riaperte, lasciai scivolare il capo all'indietro.
Quando ebbi finito, mi bendai tutte le cicatrici che avevo, mi guardai allo specchio, vidi quelle sulla schiena, che mi fece mia madre.

{𝐹𝑙𝑎𝑠ℎ𝑏𝑎𝑐𝑘}
Camminavo per quei, ormai sempre, bui corridoi di casa mia, mio padre era morto da tempo, mi mancava così tanto.
Stavo andando in una delle sue stanze a prendere una sua foto da tenere con me.

Camminavo in punta di piedi sperando di non attirare l'attenzione di mia madre, che da quando papà non c'era più aveva iniziato ad arrabbiarsi sempre con noi.
Aprii la porta e mi arrampicai su un comodino, presi la foto più bella che trovai e iniziai a correre silenziosamente verso camera mia.

Qualcosa non andò come previsto, mia madre mi vide, iniziò a rincorrermi per casa con una cintura in ferro alle estremità, inciampai su qualcosa e mi afferrò per i capelli.
Mi disse di stare fermo, io stetti fermo. Non mi mossi, ero una statua, una creatura indifesa che non si muoveva dal terrore.

Una cinghiata sulla schiena, sentivo la carne strapparsi. Due. Tre. Quattro. Cinque. Andò avanti così per qualche minuto.
Mi ritrovai steso a terra, con la schiena sanguinante, abbracciavo la foto di papà più forte che potevo.
Arrivò R.Savoia, mia sorella, a prendermi.
Gli altri miei fratelli ad aiutarla a bendarmi e lavarmi.
Piansi.
Non mi lamentai ma piansi.

{𝐹𝑖𝑛𝑒 𝐹𝑙𝑎𝑠ℎ𝑏𝑎𝑐𝑘𝑠}

E quella foto l'avevo ancora, sul camino.
Mi sedetti su una poltrona davanti ad esso, a guardare la foto, sorrisi debolmente.

«Padre..Mi dispiace»
Presi una. Due. Tre pillole.
Non ne prendevo così tante da tropo tempo, le deglutii con dell'alcohol.
«Stavi andando così bene....»dissi tra me e me.
«Che cazzo di problemi hai? Che ti viene adesso....»
Appoggiai la testa sullo schienale della poltrona, chiusi gli occhi.

{Angolo Autore}
Eeeeh niente.
La mia cioccolata calda è finita😔.
Volevo un po' di ēæ.

Spero questo capitolo vi sia piaciuto 👋👋❤️.

-𝐴𝑐ℎ𝑖𝑙𝑙𝑒

"𝐴𝑓𝑡𝑒𝑟 𝑇ℎ𝑒 𝑊𝑎𝑟---𝐷𝑜𝑝𝑜 𝐿𝑎 𝐺𝑢𝑒𝑟𝑟𝑎" [Countryhumans] Where stories live. Discover now