XIII - "Non l'ho imparato"

52 3 2
                                    

- Che succede?- domandò Annie a bassa voce, accucciandosi davanti al Corvonero, premendo sulle caviglie.
Eral aveva spalancato gli occhi chiari, osservandola con stupore malcelato, e si era ritratto appena. La Black fece fatica a riconoscere quel bizzarro Corvo in quel ragazzo così scarmigliato e confuso. E terrorizzato.
- Nulla- tagliò corto lui, qualche istante dopo. E, in effetti, in meno di un secondo il rossore era sparito dal suo viso e gli occhi erano divenuti meno gonfi, con solo un veloce gesto di una sua mano pallida.
- Earl- tentò e il giovane deglutì. Perché era gentile con lui? Perché continuava a volergli essere amico, dopo tutto quel che aveva fatto? Certo, lui voleva davvero stringere amicizia con la Grifondoro, la stimava davvero molto, ma lei non avrebbe dovuto nemmeno volersi trovare nella sua stessa scuola, figurarsi accanto a lui, per di più cercando di capire come stesse.
- Per favore- mormorò lui, a quel punto - Per favore lasciami solo- aggiunse, scrutando attentamente gli occhi tempestosi della ragazza.
Lei poteva capire, e se ne accorse subito. Anche senza dire nulla, lei avrebbe potuto aiutarlo. Anche solo ad alleviare quel peso che gli premeva sullo stomaco. E lui voleva davvero, davvero, parlare con qualcuno. E si sentì un viscido verme, un essere da nulla, nel pensarlo.
"Le sto nascondendo qualcosa che ha il diritto di sapere" pensò e si ritrasse ancora appena "La prossima volta lascerò che ricordi tutto" aggiunse, ma il ricordo di Malfoy lo fece tremare "Se lo faccio, mio fratello... no. Devo trovare un'altra soluzione" e si perse a rimuginare, senza nemmeno accorgersi di Annie, che, da davanti a lui, si era spostata silenziosamente accanto, appoggiata a quell'albero enorme.
Quando se ne accorse si voltò, sobbalzando per lo stupore.
- Perché non te ne vai?- domandò in un sussurro. Aveva paura di rompere la quiete di quel momento. E lui aveva bisogno di quiete, almeno per un poco. Anche Annie ne aveva bisogno, glielo leggeva in volto. Forse avrebbe potuto aiutarla, per alleggerire almeno lei del peso che portava con sé.
- Perché dovrei? Tu mi stai aiutando, nonostante tutto- non divette specificare cosa "tutto" comprendesse: il Corvonero avrebbe di certo capito - Ora sono io a restituire il favore- la morsa allo stomaco si fece più intensa ed Earl fu costretto a spostare lo sguardo. Se Annie non si fosse allontanata in fretta avrebbe raccontato tutto, o sarebbe stato soffocato dai suoi stessi sensi di colpa.
"Distaccato. Sii distaccato. Tuo fratello è sensibile abbastanza per tutti e due. È debole per tutti e due" aveva sempre cercato di seguire quel semplice concetto, eppure quel giorno sembrava impossibile.
- Vattene, ti prego- disse di nuovo, mentre sentiva ancora quel groppo soffocargli il respiro.
Annie non disse nulla, ma non si allontanò nemmeno. Così Earl cambiò tattica.
- Vattene- ripeté, ma il suo tono di voce era imorovvisamente cambiato, tramutato in un sibili gelido che Annie proprio non riusciva ad associare al Corvonero - Vattene ora.
- È successo qualcosa, vero? Qualcosa di spiacevole- disse invece Annie. Riusciva a sentire qualcosa invaderla a ondate, qualcosa di impercettibile, ma che le trafiggeva la mente ad intervalli irregolari. E quel qualcosa proveniva dal giovane al suo fianco. Così si voltò verso l'amico, era suo amico?, e rimase ad attendere una risposta. Di sicuro non si sarebbe aspettato che il posato Corvonero balzasse in piedi con tanta furia.
- Vattene. Via. Ora- scandì, puntandole contro un dito. Se la Grifona non avesse visto con i suoi stessi occhi parte di ciò che MacMillan era in grado di fare, avrebbe pensato che quel sollevare una mano fosse soltanto un gesto senza significato. Così, però, sapeva bene che quella era una minaccia, neanche tanto velata. Proprio come se le avesse puntato contro una bacchetta.
- Ho avuto una brutta giornata- iniziò Annie, senza spostarsi. Vide un guizzo di curiosità illuminare gli occhi scossi del giovane.
"Sei proprio un Corvonero, vero? Curioso fino in fondo" pensò la Black, ma non disse nulla.
- Ho scoperto delle cose spiacevoli- Earl si risedette, osservandola con uno sguardo enigmatico. Annie avrebbe potuto leggerli la mente e decifrare i pensieri dell'altro facilmente, o forse no?, ma non lo fece: il Cirvonero era abbastanza scosso anche da solo.
- Direi che non è proprio una gran serata, non è vero?- domandò alla Earl, di nuovo con quella sua vice calma e un po' divertita.
Annie si voltò verso di lui, stupita: non pensava avrebbe risposto.
- Veramente sono le due del 31 ottobre- vide Earl sbuffare, abbandonando il capo contro il tronco dell'albero.
"E un'altra notte di sonno è andata" lo sentì pensare e, vinta la propria curiosità, si affrettò a distogliere la propria attenzione dai pensieri dell'altro.
- Cos'è successo?- domandò Earl a quel punto, voltandosi appena verso l'amica. Era sua amica?
Annie lo osservò attentamente per qualche istante, ma non c'era alcuna traccia di cattiveria negli occhi celesti del ragazzo, nemmeno quella vena di ironia che avevano di solito: soltanto preoccupazione per lei. Preoccupazione e curiosità.
- Mi hanno detto che mio zio è evaso da Azkaban- disse e un brivido di terrore cieco scosse Earl. Terrore e sensi di colpa si mescolavano, formando un terribile miscuglio che per poco non lo fece sprofondare.
Comunque non disse nulla e Annie continuò.
- Perché non me l'hai detto?
- Come facevo a sapere che tu non n'eri a conoscenza?- domandò di rimando lui, voltandosi appena verso di lei.
- Ho chiesto in giro di te: a Grifondoro e Tassorosso sei quasi del tutto sconosciuto. I Corvonero ti rispettano molto, ma ti considerano alquanto strano. Eppure sia per loro sia per i Serpeverde sei una fonte insostituibile di informazioni. Dubito che tu non lo sapessi- ed Earl non seppe ribattere.
- Mi spiace- disse soltanto e Annie annuì.
- Non è solo questo, vero? La notizia della fuga di tuo zio non ti ha sconvolta così tanto come vorresti. C'è qualcos'altro, qualcosa che ti preme molto e che ti assilla da diverso tempo- Earl tacque, scrutandola ancora appena, prima di fissare i suoi occhi in quelli tempestosi della Black - C'entra tuo padre- decretò alla fine - E quel medaglione. È per questo che eri nel Reparto Proibito, quel giorno?- Annie trasalì. Come poteva aver capito tutto quello solo guardandola un minuto negli occhi? Che fosse lui stesso un Legilimens?
- Non ti spio, stai tranquilla- Annie innarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto, attendendo che l'altro proseguisse - Ti si legge tutto in volto. Le persone sono più semplici di quanto loro stesse non credano.
- Serio? Penso che se provassi a leggerti la mente impazzirei- a quel punto Earl scoppiò a ridere, rompendo la queite di quella notte. Perché, dopotutto, la gioia è più rilassante della stessa quiete.
- Probabile- rispose dopo qualche istante Earl, cercando di nascondere le risate crescenti.
- E tu? Cos'hai? Cos'è successo?- domandò Annie. Il Corvonero tornò serio all'improvviso e si chiuse per qualche minuto in un silenzio tetro.
- Ho fatto qualcosa che non avrei mai dovuto fare. Ma, se non l'avessi fatta, ora mio fratello sarebbe in grave pericolo. Puoi capirmi?- domandò poi, voltandosi verso di lei velocemente. Gli occhi chiari erano spalancati e la pupilla era dilatata all'inverosimile. Erano davvero lucidi, o era lei ad essere troppo stanca per pensare lucidamente? Eppure lei non si sentiva stanca.
- Credo di sì- rispose in un sussurro, accendendo una piccola luce sulla punta della bacchetta con un "Lumus" implicito. Gli incantesimi non verbali le erano stati insegnati a dieci anni, su insistenza della zia. Non aveva mia capito perché lei fosse stata istruita così, mentre suo cugino no.
- Cos'hai fatto?- domandò dopo un po'. Earl trasalì e a lei non sfuggì il pallore vergognoso del giovane.
- Nulla che voglia dire ad alta voce- rispose e lei non indagò oltre. Dopotutto, non erano fatti suoi.
Così rimasero in silenzio, illuminati dalla bacchetta di Annie. Nessuno di loro due seppe dire quanto tempo fosse passato davvero, ma lei cominciava a sentire il braccio farsi indolenzito e di tanto in tanto doveva cambiare la mano con cui impugnava la bacchetta.
- Spegnila pure, faccio io- si offrì il Corvonero e in un attimo la luce mutò: davanti a loro comparvero piccole sfere di luce, grandi quanto biglie, di un bel bianco zuccherino. Annie conosceva molti, moltissimi incantesimi, ma non sapeva nemmeno dell'esistenza di una magia così.
- Dove l'hai imparato?- chiese infatti, curiosa, senza distaccare lo sguardo da quelle boccole sfere fluttuanti. Spargendo attorno a loro una luce soffusa, che non disturbava la quiete della notte, ma che consentiva di vedere bene.
- Non l'ho imparato- mormorò il ragazzo, con le gote rosse quanto una ciliegia matura, catturando l'attenzione della Black, che lo spronò a spiegarsi meglio - Da piccolo... insomma, il come non è importante- farfugliò. Nonostante tutta la sua sfacciataggine non era decisamente capace a reggere l'imbarazzo - L'ho inventanto- soffiò fuori dopo qualche minuto, senza azzardarsi a guardare l'inaspettata interlocutrice. Quando aveva fatto quell'incantesimo non credeva di dover ammettere una cosa del genere.
- È davvero bello- ammise Annie, tornando a guardare le biglie. Sorrise appena, prima di voltarsi anche lui.
E senza che nessuno dei due se ne accorgesse davvero si addormentarono, appoggiati all'albero, con quelle lucine a scintillare davanti a loro.

Quando, ore dopo, Annie si svegliò, aveva la schiena tutta indolenzita e un pesante mantello indossato come una coperta spessa. Ed Earl dormiva ancora profondamente.

La figlia di Regulus Black - HogsmeadWhere stories live. Discover now