2. Atlas

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Un ragazzo come un altro

"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate"
-III Inferno, Divina commedia. Dante

<<But the sun is still in the sky and shining above you...>> la radio era accesa. Ma che cazzo, erano le 9:00: perché la radio era accesa?
Si tolse le coperte da dosso per scendere dal letto. Non avrebbe dovuto farlo. Non avrebbe mai dovuto. Fuori c'erano almeno 17°, era settembre. Dentro dovevano essercene -20° perché aveva l'impressione che una coppia di pinguini avrebbero vissuto bene in camera sua.

La sua buona volontà stava facendo di tutto per farlo alzare, ma voleva veramente mettersi a dormire di nuovo. Sperava quasi di non svegliarsi proprio più. Gli si stavano chiedendo gli occhi. Si sarebbe messo a dormire se non ci fossero stati gli ABBA nella sua radio con il volume al massimo. Gli piaceva anche la canzone: l'avrebbe cantanta ma in quel momento aveva difficoltà anche a distinguere la destra dalla sinistra. Non aveva dormito tanto.

Si mise seduto sul letto, ascoltando un po' la radio (anche abbassando il volume perché non voleva svegliare nessuno). Poca gente usava ancora la radio. Cambiò il CD. Non poteva ascoltare canzoni così movimentate di prima mattina, già era mezzo rimbambito. Mise il CD dei "cigarettes after sex".

Le sue coinquiline non li conoscevano. Come cazzo si fa a vivere senza conoscere Apocalypse? Non sapeva perché gli piacesse tanto. Ascoltava sempre cose più indie rock o punk. Eppure quella canzone risuonava così calma e gentile. Sentiva l'amore che doveva trasmettere. Aveva sempre sparato di poter baciare qualcuno con quella canzone in sottofondo. L'avrebbe voluta vivere.

Nessuno usava ancora la radio. Si lo aveva già detto. Ma voleva ricordarlo. Lui la usava. L'accendeva quando era solo a casa, a eccezione di quella mattina perché per sbaglio doveva averla accesa. Non la teneva perché ne avesse veramente bisogno: chi ha bisogno di una radio nel 21° secolo?
Ma c'erano momenti in cui pensava che la musica fosse l'unica cosa che riempisse quella stanza. Era vuota. Non proprio in realtà, non era grande e c'era comunque lo spazio per un letto una piazza e mezza, con sotto degli scaffali, una scrivania e un'armadio. C'erano anche poster sparsi sulle pareti, una liberia che aveva montato lui e una finestra.

Forse prima di iniziare a parlare di quella che sarebbe stata la sua vita futura, di ciò che accadrà, avrebbe dovuto parlare degli avvenimenti passati. Dov'era nato, la sua famiglia, la sua storia.
Ma a lui non piaceva proprio rivivere il passato.

Ma per capire perché era così a terra forse c'era bisogno di andare un po' indietro. Non che gli facesse impazzire la cosa. Non pensava che sarebbe stato mai qualcuno a cui avrebbero rivolto l'attenzione.
Nonostante venisse da una famiglia abbastanza benestante, sapeva bene come funzionasse il mondo. Forse perché non era proprio il figlio che volevano.

Non aveva tanto senso la famiglia. Perché non si poteva scegliere. Ma era inutile avere un figlio se poi non lo volevano in quel modo. Aveva una realtà diversa dalla loro. Diversa vuol dire peggiore, anzi poteva essere anche migliore, ma per loro esisteva solo la realtà che vedevano e non provavano nemmeno a conoscere la sua.

Lo avevano fatto crescere in un asilo strano. Ci era andato da piccolissimo e aveva smesso a dieci anni. I bambini rimanevano lì anche a dormire. Lo avevano lasciato lì perché non avevano tempo per lui. Doveva essere per questo. Forse se fosse stato come si aspettavano lo avrebbero tenuto più vicino a loro. Era cresciuto con tante persone perciò non era proprio inesperto su come agissero le persone.

Piove Sui Nostri Volti Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang