10, Zefiro

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Sabato 19 febbraio 2022, ore 23:02, Lewes, St. Mary Jane, stanza di Harry e Louis.

Erano seduti a gambe incrociate davanti alle sbarre di acciaio scuro della ringhiera. L'acqua, fuori, scendeva giù a secchiate. Il cielo tuonava e ruggiva, spandendo saette e lampi di luce abbacinante.

L'aria algida veniva trasportata dal vento, che si infervorava orchestrando folate selvagge e poi si placava, cessando di soffiare.

Louis trafficava con una Marlboro, ficcandola tra le labbra per succhiarne il nettare, e poi scaricando nuvole di fumo grigio, accertandosi che gli strascichi non sfiorassero Harry nemmeno per errore.

Dal fondo della camera si diffondevano le note di una canzone degli Arctic Monkeys a un volume tenue, rassicurante.

"And the secret door swings behind us; she's saying nothing, she's just giggling along..."

La pelle era ancora tiepida, reduce del flusso torrido dispensato dal soffione nella vasca da bagno. Harry spostò i ricci umidi dietro le orecchie e levò lo sguardo, fino a imbattersi nello spettro della luna mascherato dalle nuvole. Avrebbe desiderato ammirarla, contemplarla, ridisegnarne nella mente ogni solco, ma andava bene anche così. Aveva Louis al proprio fianco. Era lui la luna di cui aveva bisogno.

«Come ti senti?» chiese, strofinando una mano sulla sua coscia isolata dal tessuto del pigiama.

«Bene» confessò l'altro, rigettando il fumo nell'ambiente. «Sono felice di aver compiuto questo passo, anche se mi terrorizzava... ma non sarebbe mai stato possibile senza il tuo supporto. Non ce l'avrei fatta, senza di te».

«Lou, tu puoi fare qualsiasi cosa» contestò. «Ma sono contento che la pensi così. Un anno fa non lo avresti nemmeno preso in considerazione».

«È vero» rifletté Louis, esibendo un sorrisetto. «È cambiato tutto, e in così poco tempo... a volte la vita è proprio buffa».

Harry si trovò concorde e ispirato dalle sue parole. Domandò, travolto dall'oggetto di discussione: «Conosci la leggenda di Zefiro?»

«No, cervellone, non la conosco» rispose il marito, prendendosi gioco di lui.

Harry rise lanciando aria dalle narici e spiegò, parlando piano: «Nella mitologia greca, Zefiro era innamorato di Giacinto, ma lo contendeva con Apollo, e nel tentativo di uccidere quest'ultimo, ammazzò il proprio amato. Era un vento, considerato violento e piovoso nell'Iliade di Omero, ma è ricordato anche come una brezza leggera, messaggera della primavera. Un po' come quello che sta accadendo questa sera» valutò, segnalando il cortile e il meteo vigente. «Questo vento inveisce contro il mondo e poi se ne pente, si lascia aizzare dall'influenza dei fulmini e si acquieta in un istante. Zefiro è così: uguale e contrario. È un paradosso. Viene descritto, a seconda delle circostanze, in modi totalmente opposti. Forse ci ho ragionato troppo e ho scavato eccessivamente a fondo nella metafora; magari sto solo farneticando, ma io credo che tutto diventi qualcosa solo nel momento in cui viene osservato. Un'occasione può esserti d'intralcio oppure arricchirti, dipende dal modo in cui la accogli, dalla maniera in cui la vivi».

Smise di parlare. Louis lo stava ascoltando, assorto e concentrato, irretito dai suoi pensieri e da come li illustrava, rendendoli suoni e immagini, regalando loro contorni e sostanza.

Concluse, atteggiandosi come se non si fosse accorto di nulla e non stesse gongolando, nel proprio intimo: «Sei stato coraggioso oggi. Hai sfidato i tuoi demoni, li hai combattuti. Avresti potuto scegliere di trasformare l'esperienza in una tragedia, invece l'hai resa una conquista. Ed io sono fiero di te, amore» lodò, strisciando sul pavimento per girarsi a catturargli una mano.

Louis tirò un'ultima boccata dalla sigaretta e se ne sbarazzò, spingendola nella fessura recisa tra le due aste di metallo. Gli consegnò anche l'atra mano, aggrappando le dita alle sue. «Grazie» bisbigliò, sollevando i suoi pugni per disseminare i dorsi di baci calmi e scrocchianti.

«Non hai motivo di ringraziarmi» obiettò, sporgendosi verso la sua fronte. «Ringrazia te stesso. Sei tu l'eroe che stai cercando. Hai incontrato la donna che anni fa ti ha ospitato e dalla quale sei fuggito senza degnarla di una giustificazione... e adesso lo hai fatto. Tu hai attraversato la furia di Zefiro, e hai ottenuto in cambio la sua clemenza».

Il ragazzo dilatò un sorriso, mantenendo lo sguardo imbullonato alle mattonelle. «Certo che ne conosci di parole» commentò, timido e sarcastico, forse per smorzare i toni impegnativi della conversazione. Aveva gli occhi luccicanti, verniciati di pianto represso.

«Ti amo, William» mormorò Harry, ridendo sommessamente. Agguantò il suo mento per appressarsi alle labbra, dedicandosi a un bacio morbido, placido, dove le lingue si accarezzavano e i gemiti s'impastavano uno all'altro.

Lì fuori, oltre la transenna del parapetto, il cielo inghiottì l'allestimento del temporale, riappropriandosi delle saette e dei boati, dell'acqua e dei bagliori.

E il vento si rasserenò, simultaneamente ai loro respiri, ai rintocchi del cuore.

Louis, commosso e compiaciuto, condivise le tappe più significative delle due ore trascorse in compagnia di Mandy, poiché Harry non era stato presente e non sapeva cosa fosse avvenuto.

Intanto che quello narrava, i due coniugi si alzarono da terra e s'intrufolarono sotto le coperte. Louis infilò i piedi tra i suoi polpacci, annodò le braccia attorno al suo torso e lo invitò ad aggomitolarsi con la testa piazzata sul proprio petto.

La voce divenne sempre più rauca, le parole assoldarono la cadenza di una cantilena. Poi si dissolsero, poco alla volta.

Si era addormentato al suo canto.

Harry stampò un bacio lieve sulla punta striminzita del suo naso e sorrise.

«Buonanotte, amore mio» sussurrò, allungandosi a premere il bottone dell'interruttore, per poi scivolare nel baratro del sonno insieme a lui. 

St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora