𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝟸𝟻

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𝐔𝐍𝐀 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀 𝐂𝐇𝐄 𝐃𝐈𝐕𝐄𝐍𝐓𝐀 𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄

Deglutii a fatica, quel momento in cui ero immobile a fissarlo sembrava non dar più retta al tempo terrestre, un forte calore avvampò sotto ogni centimetro di pelle che possedevo, volevo piangere, urlare, correre, tutto insieme, tutto in una volta sola.
Erano passati mesi, giorni infiniti di distanza abissale, in cui lui ed io eravamo stati lontani da chilometri di distanza, da oceani, terre, altri cieli, altre stelle, in cui la notte e il giorno non combaciavano mai, giorni in cui lui cantava su di un palco illuminato da migliaia luci viola ed io ero migliaia anni luce lontano da tutto ciò.
Quella dannata moto e quel suo dannato atteggiamento che non vedevo ma percepivo dietro quel casco chiuso, il suo sguardo diretto su di me lo percepivo forte, era affannato, affamato, anche lui avrebbe voluto buttare a terra ogni cosa per correre da me, io lo sapevo, Dio se lo sapevo.
La mano avvolta da un guanto in pelle scivolò dalla manopola della moto, se la portò al petto stringendo il giubbino leggero, stringendo il tessuto.
Non avevo occhi che per lui, mentre le mie amiche rimasero ammutolite da quella scena, non volò una singola parola, solo i miei capelli sciolti iniziarono a svolazzare al flebile venticello che si insinuò nella via, e senza dire assolutamente nulla, come spinta da un incantesimo mi incamminai verso di lui, non ancora cosciente se tutto quello era reale o solo un mio sogno, camminai lasciando indietro tutto, persino le altre che avevano capito e compresero la mia totale assuefazione.
Arrivai da lui, dentro quel casco non scorgevo assolutamente nulla, rimanemmo ancora a fissarci, sfilò un secondo casco dal braccio e me lo porse, non appena vidi i tatuaggi sulle dita, il cuore tirò tre colpi fortissimi, senza esitare lo infilai e chiusi la visiera, allungò le braccia per allacciarlo e dopo alcuni secondi in cui anche lui sembrava immobilizzato appoggiò una mano facendomi cenno di salire sul sedile, non staccò mai lo sguardo su di me, mai, nemmeno una volta.
Mi sedetti e strinsi le braccia attorno a lui, allargando i palmi per toccarlo più che potevo, diede un'accelerata e partimmo.
Era forte come la prima volta che ero salita sulla sua moto, la mia emozione, ora che avevo abbandonato ogni paura ero più libera e capii che dovevo godere di quel momento.
Era tornato, mi aveva cercata e mi aveva trovata.
Mentre andavamo, appoggiò la sua mano stringendola alla mia e non la lasciò più.
Una storia che diventa amore.
Una storia che diventa amore tra due persone è tale quando, un giorno puoi raccontarla senza sofferenza, quando mentre vivi di quella storia sai di essere sereno e nel posto giusto, ti rendi conto di aver affrontato tutte le classiche tappe della storia, quella storia ti porterà ad un futuro concreto e reale, e di certo con una storia del genere non ci sono preoccupazioni o pretese, ogni giorno è fatto di quotidianità, stabilità, è appagante.
La mia storia con lui era tutt'altra cosa.
Era forse questa la definizione di "storia d'amore"?
L'amore che ti travolge improvvisamente senza capire perché o come è successo, senza renderti conto di quando è successo, ti porta nel cielo ad uno schiocco di dita e ti sfracelli a terra nella stessa velocità, per poi essere sollevata di nuovo, senza tregua, senza alcun respiro, e così via infinite volte, fin quando non si è troppo stanchi per continuare, il sentimento è ancora brace viva ma del corpo e della mente ne son rimaste solo le ceneri, non vuoi parlarne, né ricordare, perché è stato troppo bello per essere reale, mentre la tua realtà è ben diversa e non ha nulla a che vedere con quella, tu lo sai, e non vuoi dirtelo ad alta voce.
Correva per arrivare chissà dove.
A me andava bene anche solo così, poterlo tenere stretto nelle mie braccia mi bastava.
Arrivammo in quel giardino, lo stesso di tanto tempo fa, l'aveva scelto apposta, e questo mi fece capire di quanto fosse sempre stato attento con me, il suo sentimento l'aveva ricondotto fin lì, quel luogo dove scesi dalla moto terrorizzata, ora invece era tutto diverso.
Scesi dalla moto togliendomi velocemente il casco, appoggiandolo a terra tremante, di colpo sentivo freddo, la mani erano gelate, l'agitazione e la tensione mi procurarono brividi in tutto il corpo, feci dei passi indietro per cercare di riprendermi dal fatto che lui era davanti a me,
di sicuro tutto di me in quel momento stava vacillando, nello stesso istante scese anche lui, non aspettò un momento un più, si tolse il casco e lo lasciò cadere a terra, fu l'unico suono che si udì in quel silenzio di cui eravamo circondati.
Corrugò la fronte in un'espressione che sapeva di lacrime in arrivo, strinse le labbra e si lasciò in un sorriso liberatorio, quel sorriso diceva finalmente sei qui, e venne da me, prepotente e rude.
Mi baciò.
Strinse il viso gelato nelle sue mani, le nostre labbra unite senza muoversi, mentre le sue forti braccia si spostarono sul mio corpo stringendomi a sé, quella pressione dei nostri visi, e del suo corpo sul mio.
Mi mancò l'aria.
Iniziò a darmi baci ad intermittenza, degli schiocchi rumorosi, veloci, fugaci, prendendo aria tra uno e l'altro.
«Mi sei mancata..», mi lasciò un bacio, «Tanto, tanto, tanto..», e un altro ancora, «Sei così bella..», ancora uno.
Mi staccai da lui e appoggiai la fronte alla sua, chiudendo gli occhi, portai le mani sulle sue guance, «Non andartene più per così tanto tempo, non farlo mai più, non resisterei un'altra volta a tutto questo».
A quelle parole staccò la fronte dalla mia e mi guardò intensamente, quel suo sguardo un po' triste e rassegnato, valeva un'intero discorso, non avrebbe mai potuto promettermi una cosa del genere, ed io lo sapevo, non disse niente, e fu meglio così, mentre gli occhi si riempirono di lacrime, si avvicinò gradualmente chiudendo gli occhi, come solo lui sapeva fare, con la sua sensualità che lo distingueva da qualsiasi altro essere umano, come se l'intero universo avesse dato a lui tutta l'erotismo.
Avvicinò le labbra alle mie, aprendo la bocca si unì alla mia, in un bacio denso, intenso, e così docile, si prese tutto il tempo del mondo per quel bacio.
Nella mia mente riaffiorò il ricordo di me e di lui a letto, quando improvvisamente si faceva lento nei suoi movimenti, ed io impazzivo quando diveniva così, quello spingere e ritrarre voluto dal piacere di far durare quell'attimo e per farmi contorcere dal piacere, e soffrire, lui stesso si affliggeva tale pena, ma era così inevitabile godere del godimento stesso.
Prenditi tutto di me, ogni cosa, lo volevo, l'avevo desiderato ogni notte, la lentezza divenne un impeto, ci baciammo con durezza e desiderio, eravamo eccitati, se non fossimo stati in un luogo pubblico ci saremmo saltati addosso violentemente, non riuscivamo a fermarci, traballai e vacillai fin quando la mia schiena si appoggiò al tronco di un albero, e lui non fermò mai quella foga, non capivo più che cosa stavamo facendo, cos'ero in quel momento, il mio spirito aveva lasciato il corpo, ero sopraffatta dal suo petto appoggiato al mio, dal peso che quasi mi toglieva il respiro, i ciuffi dei suoi capelli pizzicavano il mio viso,
se li era fatti crescere e lo rendevano ancor più bello, i miei erano stretti nella morsa delle sue dita, attorcigliati, stropicciati a suo piacimento.
«Jay aspetta..»
«Lo so.. Scusami..»
«Ho un'idea..», sussurrai.
Prendemmo la moto, e solo come due persone incoscienti potevamo fare, decidemmo di trovare il primo luogo più vicino possibile per passare la notte insieme.
Nemmeno se qualcuno ci avesse detto che di lì a poco ci sarebbe stata la fine del mondo ci saremmo tirati indietro.
In quel momento entrambi ce ne fregammo di tutto, chi nella vita non ha mai fatto una pazzia?
Né io, né lui, eravamo degni di far pazzie, questo privilegio ci era stato tolto, troppo presto e ingiustamente, chi per un motivo chi per un altro, ci era stato negato.
Poi arriva un momento nella vita, in cui vuoi qualcosa di te indietro, in cui sei lucido da capire che tutto può andarsi a farsi fottere, che la tua vita non può essere sacrificata ancora.
Noi non eravamo diversi dagli altri, o forse un po' si, ma senza comportarsi almeno per una volta in maniera folle, che senso aveva vivere?
In una via appartata e poco frequentata, non lontano dal giardino, c'era un piccolo Motel ad ore, di quelli frequentati da persone che non volevano farsi beccare con un'amante, e perché no, anche da coloro che erano fin troppo famosi per farsi vedere con qualcuno, parcheggiammo lontano dall'entrata, l'unico lampione della via illuminava a malapena sotto di esso, tutto era avvolto dall'oscurità, quel posto seppur era un Motel già dall'esterno sembrava essere tenuto bene, la cosa mi rincuorò un po'.
Mentre entravamo ridevamo l'uno con l'altro per come eravamo conciati, scendemmo ed entrammo con ancora i casci in testa, per non rischiare di essere riconosciuti, non c'era personale lì dentro, si poteva fare tutto digitalmente.
Quel momento fu tra tutti i momenti passati insieme, il più assurdo ed elettrizzante, aveva persino battuto la notte in cui cademmo nel lago, avevamo voglia l' uno dell'altra ma allo stesso tempo stavamo morendo dal ridere perché effettivamente sembravamo due rapinatori della notte, fu la prima volta in cui ridemmo insieme così tanto, ci sentivamo euforici ed appassionati, semplicemente eravamo ubriachi di noi stessi.
Mentre cercavo di concentrarmi per prenotare la camera Jungkook mi distraeva, non era affatto facile con quel coso in testa riuscire a vedere quello che c'era scritto sullo schermo, soprattutto per le luci soffuse dell'entrata, ma lui aveva voglia di giocare e stuzzicarmi.
«Vieni qui dammi un bacio», Jungkook rideva dentro il suo casco mentre si avvicinava a me, dandomi una botta sul mio casco, «Ahi Jay! Sei un cretino!».
Passammo l'intera serata insieme dentro la stanza di quel Motel ad ore.
Facendo l'amore fino a consumarci del tutto.
Prima di lasciare la camera ci facemmo una doccia bollente, per lavare via il nostro sudore, il sesso, e tutto il tempo trascorso lontani, ed eccoci di nuovo davanti allo specchio di un bagno, diversi fuori, ma con gli stessi sentimenti dentro, ora diversamente da allora, i sentimenti si specchiavano in quello specchio.
I suoi capelli si erano allungati, ogni tatuaggio era visibile sotto la luce giallastra e un po' traballante del bagno, i muscoli più definiti dopo i mesi passati ad allenarsi, il mio aspetto era sano e colorito, senza più quelle terribili occhiaie violacee, il viso emaciato ora del tutto riempito, le gote si tinsero lievemente di rosa per via del vapore nella stanza, lo sguardo vivo non più perso nel vuoto, i nostri occhi avevano riacquistato una luce, non saprei dire di che tipo fosse, ma era luce, pura e viva.
Mi asciugò i capelli sparandoli da tutte le parti, i ciuffi mi solleticarono il naso facendomi starnutire, mentre lui se la rideva con l'asciugacapelli in mano.
«Quindi domani torni al lavoro?», disse mentre mi attirava a se, cingendomi i fianchi con le braccia e allacciando le dita sulla mia schiena.
Con lo spazzolino ancora in bocca cercai di farmi capire, «Si, domani, e credo che non avrò più un giorno di ferie fino al giorno della mia morte», poi come un fulmine a ciel sereno mi ritornò in mente una cosa che volevo dirgli prima, ma che mi dimenticai subito non appena iniziò a baciarmi, sputai il dentifricio e mi sciacquai la bocca, «Mi è tornata in mente una cosa che volevo dirti prima! Come facevi a sapere dov'ero stasera?»
Sorrise facendo spallucce, con l'aria vaga, così iniziai a fargli il solletico nei fianchi scoperti, sulla pelle nuda, fin quando mi implorò di smetterla.
«Sono passato a casa tua stasera, pensavo di trovarti lì, ho sbirciato dalla finestra, fin quando un'anziana signora mi ha fatto prendere un colpo comparendo all'improvviso»
«Oddio, la mia vicina impicciona!»
«Credo sia lei, si, stava buttando l'immondizia e mi ha detto che non c'eri, ti ha vista cadere e poi correre via », disse cercando di camuffare una risatina.
«Non metterò mai più un paio di tacchi..», risposi esasperata.
«Così quando ho capito che non c'eri ho chiamato subito il mio nuovo amico Joon, e mi ha detto dove eravate tutte. Ah! A proposito fai i miei complimenti a Sun, appena torno a casa dico a Tae del libro, lo acquisterà subito conoscendolo»
«Lo farò, ne sarà super felice. Il tuo nuovo amico Joon eh? Ma sentilo..»
«Pensi che in tutto questo periodo non l'ho mai sentito per sapere di te?»
«Cosa?»
«Volevo assicurarmi che stessi davvero bene, anche se ci siamo sentiti volevo averne la certezza, e Joon è una persona sincera, di lui so che posso fidarmi ciecamente e ti ama tanto quanto..»
Si bloccò.
Non disse di più.
Guardò a terra muovendo leggermente la testa e facendo un mezzo sorriso per poi tornare a guardarmi.
«Tanto quanto..», ripetei e lo baciai.
Non avevo bisogno di sentire di più, non più.

𝓢𝓮 𝓲𝓵 𝓬𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝓽𝓲 𝓮' 𝓹𝓲𝓪𝓬𝓲𝓾𝓽𝓸 𝓬𝓵𝓲𝓬𝓬𝓪 𝓵𝓪 ☆
𝓤𝓷𝓪 𝓼𝓽𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓹𝓾𝓸 𝓲𝓵𝓵𝓾𝓶𝓲𝓷𝓪𝓻𝓮 𝓲𝓵 𝓶𝓸𝓷𝓭𝓸!
⊱𝓞𝓰𝓷𝓲 𝓶𝓮𝓻𝓬𝓸𝓵𝓮𝓭𝓲 𝓿𝓮𝓻𝓻𝓪' 𝓹𝓾𝓫𝓫𝓵𝓲𝓬𝓪𝓽𝓸 𝓾𝓷 𝓷𝓾𝓸𝓿𝓸 𝓬𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓼𝓽𝓸𝓻𝓲𝓪 ⊰

𝙸𝚕 𝙵𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝙻𝚞𝚗𝚊Where stories live. Discover now