𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝟸𝟼

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𝐋' 𝐈𝐍𝐈𝐙𝐈𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐅𝐈𝐍𝐄

Dopo la lunga pausa che mi ero presa dal lavoro, tornare al Moon e rivedere i miei colleghi mi faceva sentire emozionata, avevo odiato spesso il mio lavoro e nell'ultimo periodo mi recavo lì con svogliatezza e apatia.
Tutto stava andando per il meglio nell'ultimo periodo della mia vita, Jungkook era finalmente tornato a casa, sarebbe passato tanto tempo prima di una sua futura ripartenza, ero riuscita a tornare a casa dalla mia famiglia e mi ero ricaricata di energia positiva, le mie amiche erano soddisfatte più che mai delle loro vite, e il corso di fotografia mi stava dando grandi soddisfazioni, a fine estate avrei preso l'attestato professionale e magari, perché no, avrei potuto iniziare a lavorare come fotografa professionista.
Mi sarei lasciata alle spalle il Moon, sentivo che ormai questo lavoro non faceva più per me, ma per ora avrei dovuto stringere i denti e continuare fin quando non avrei avuto tra le mani il mio attesissimo attestato.
Dopo essermi cambiata nello spogliatoio incontrai Seon nel corridoio.
Avrebbe lavorato anche lui quella sera, era in ritardo e stava correndo verso lo spogliatoio per cambiarsi, «Oh! Amanda!», arrestò la sua corsa e spalancò le braccia muscolose, «Bentornata a Seoul», disse, per poi stringermi in un abbraccio mortale.
«Joon mi ha detto che avresti ricominciato oggi a lavorare, come sono andate le ferie?», chiese scuotendomi tutta.
«Benone Seon, sono tornata a casa con le mie amiche, ho riacquistato le energie per ricominciare, però ora potresti lasciarmi per favore? Non respiro più!», risposi cercando di prendere fiato dallo stritolamento.
«Oh! Scusa.. Hehe.. Sei tornata con il botto, stasera c'è un mucchio di gente, se hai bisogno di una mano per riprendere il ritmo fammi un cenno e sono subito da te», disse facendomi l'occhiolino e dandomi una pacca sulla spalla spostandomi di alcuni centimetri.
Come facevo sempre quando iniziavo il turno, anche quella sera mi recai al bancone del bar da Joon, non avevo ancora avuto modo di salutarlo da quando ero tornata dall'Italia inoltre avrei sicuramente dovuto prendere gli ordini delle stanze rosse.
Non appena mi vide mi fece cenno di fare il giro per andare dietro il bancone, era bello come sempre, anche lui si era fatto crescere i capelli, per un'attimo pensai che quei due ormai erano talmente pappa e ciccia che persino per il taglio di capelli si erano messi d'accordo.
La cosa mi rendeva felice, molto felice.
Non feci in tempo a salire il gradino del bar che fui catturata in un abbraccio da Da-mi, «Bentornata al lavoro compagna di sigaretta», disse Da-mi, «Senza di te qui dentro stavo impazzendo»
«Sei nelle stanze rosse anche tu stasera?», chiesi dopo averla abbracciata energicamente anch'io, «Così ti racconto tutto il viaggio»
«No Amy stasera sono al piano di sotto per tutta la serata insieme a Seon», rispose sconsolata, «Poi a fine turno ci facciamo una bevuta, ci fumiamo un pacchetto di sigarette e mi racconti tutto eh! Ora devo andare altrimenti rimango indietro», Da-mi si dileguò ancor più veloce di Seon.
Al Moon era così, una corsa continua, incredibile come in tutti questi anni siamo riusciti a creare delle solide amicizie, abbiamo sempre avuto poco tempo da passare insieme eppure quel poco tempo che avevamo a disposizione aveva permesso di legarci profondamente.
«Io non ti abbraccio», esordì Joon, «Stasera hai già avuto la tua dose giornaliera di abbracci», era impegnato come al solito e mi parlava guardandomi di sbieco, con i suoi occhi taglienti coperti dai ciuffi corvini.
«Vuol dire che ti abbraccerò io», e così feci, mentre stava preparando da bere lo abbracciai velocemente da dietro, «E grazie per esserti tenuto in contatto con "tu sai chi"», la risatina fece vibrare la pancia cinta dalle mie braccia.
«A proposito..», si girò verso di me, «"Tu sai chi" stasera viene qui», disse come se nulla fosse, mentre con un panno bianco si asciugava le mani.
«Lo so, me lo ha detto che sarebbe venuto accompagnato da alcuni dei membri del gruppo, ha prenotato una stanza rossa per tutta la serata, appena sarebbero riusciti a liberarsi», risposi facendo una linguaccia, «Le altre stanze come sono messe? Dovrò ammazzarmi di lavoro?», chiesi.
«Mmmh direi di no, c'è la stanza prenotata per "tu sai chi" e compagnia bella, poi ci sono tre stanze fuori servizio per lavori di ristrutturazione, e le altre stanze rimaste sono state tutte prenotate da un gruppo di ragazzi, da quel che ho sentito, sono già qui da un bel po'»
«In quanti saremo a gestire le stanze?», chiesi per avere tutte le delucidazioni possibili.
«Ci sei tu e altri due colleghi da poco assunti, sanno fare bene il loro lavoro non ti preoccupare non ti ammazzerai di lavoro, inoltre le stanze occupate come ti ho detto sono poche, e da quel che ho saputo sono tipi tranquilli», sorrise Joon.
«D'accordo nel frattempo che aspetto gli ordini della stanza rossa vado a salutare anche Big Lee», salutai Joon con un altro abbraccio volante.
Cosa che lo fece agitare assai, si divincolò subito dalle mie braccia, e con un suono gutturale mi disse di andarmene, odiava il contatto fisico e i segni di affetto in pubblico, anche la mia Jun era così, i due si erano proprio trovati, erano fatti l'uno per l'altra.
Joon odiava i segni d'affetto soprattutto da parte mia, ma eravamo come un fratello ed una sorella, perciò mi piaceva stuzzicarlo e farlo arrabbiare ogni qual volta ne avevo l'occasione,
inoltre ultimamente avevo acquisito un'altra cosa che avevo perso da tempo ormai, il bisogno di abbracciare ed essere abbracciata.
Non sentivo più il calore di un abbraccio, aveva perso di significato per me, ma dopo aver conosciuto Jungkook pian piano iniziai a sentire di nuovo nascere dentro di me il bisogno del contatto umano, e da allora ogni volta che ne avevo occasione abbracciavo chiunque, cosa inusuale in Corea.
Vestito di tutto punto, dritto e rigido nella sua solita postura, con lo sguardo severo e torvo, attento e pronto a mordere come un cane rabbioso, Big Lee era di guardia alle scale, ma non appena mi vide arrivare,
quell'uomo buono come il burro, si sciolse subito, rimanevo sempre stupita del suo repentino cambio di personalità, «Ma guarda un po' chi è tornata tra noi», si rese subito conto di essersi ammorbidito e ritornò in sé in un batter baleno.
«Signor Lee posso abbracciarla?»
«Assolutamente no», mi fermò subito sussurrandomi, «Altrimenti perdo di credibilità verso tutti questi stronzetti che non aspettano altro di fare quel che vogliono»
Rimasi a far compagnia al signor Lee fin quando il cercapersone squillò, questo voleva dire che nelle stanze rosse qualcuno aveva ordinato da bere perciò dovevo iniziare a lavorare, mi recai da Joon che già aveva preparato per me il vassoio con sopra bicchieri colmi di ogni sorta di alcolici.
La calca della pista da ballo come al solito si presentava difficilmente penetrabile, quella sera al Moon era stato chiamato un Dj molto famoso, odiavo quel genere di musica, un baccano allucinante, non sopportavo di urlare per parlare, l'unica cosa positiva delle stanze rosse era che lassù, la musica si attutiva e potevo evitare di sentire un baccano simile.
Big Lee mi fece salire, una volta fatte le scale e aver oltrepassato tutti i tavolini a vista, anche lì strapieni di gente che si divertivano, vidi l' entrata per le scale che andavano nella zona rossa da cui usciva un fascio di luce rosso fuoco, salii le scale e arrivai al pianerottolo con tutte le stanze chiuse a destra e sinistra.
Oltrepassata la stanza numero tre mi venne da sorridere, quella era stata prenotata per Jay e i suoi compagni che ancora non erano arrivati, continuai fin quando arrivai alla stanza numero sei, quella dell'ordine, bussai più volte prima di entrare e poi spalancai la porta.
Ci volle un po' prima che io mettessi bene a fuoco chi era presente in quella stanza, poi lo vidi spaparanzato sul divano di pelle rossa, proprio al centro, lui, il mostro, il mio mostro.
Il sorriso di cortesia che avevo in viso ogni qual volta mi presentavo ai clienti si spense.
Fu soddisfatto di vedere il mio sorriso spegnersi, lui non aveva fatto altro che questo con me, godeva nel vedermi spegnermi, la sua passione era stata da sempre quella di annullarmi.
Non l'avevo più visto da allora, lo reputavo morto, pensavo che se ne fosse andato di nuovo dopo l'incontro con Jun e Joon, invece in quell'istante mi resi conto che era vivo, lui era una cosa ancora reale, perché, perché ancora doveva essere presente nella mia vita?
Un'animale che aveva rincorso la sua preda, l'aveva persa, e non si era mai rassegnato, nemmeno dopo così tanto tempo.
Il braccio in cui tenevo il vassoio divenne inerme, e tutto cadde a terra sulla moquette rossa, ancora una volta lui ebbe un potere su di me, quello di pietrificarmi, il suo sguardo mi rimpicciolì, ancora una volta.
Click.
Ero tornata ad essere la ragazza terrorizzata di una volta.
Non avrebbe potuto più farmi del male, non aveva più nessun potere su di me, eppure mi sentivo come un animale in pericolo, e in trappola.
Nessuno sapeva che lui era lì altrimenti Joon l'avrebbe buttato fuori se l'avesse visto entrare, era stato cauto e attento, non si era presentato da solo, e non aveva fornito il suo nome per prenotare le stanze, inoltre aveva prenotato tutte le stanze libere di proposito, tutte tranne una, e proprio il giorno in cui io sarei ritornata al locale, questo era nel suo stile, faceva tutto parte del piano.
«Uscite tutti», si limitò a dire.
Anche il resto del gruppetto di amici erano coscienti di tutto, ridevano tra loro, nel passarmi accanto uno dei tanti mi diede una spallata facendomi barcollare, mentre un altro mi staccò il cercapersone dalla cintura, uscirono come dei soldatini e se ne andarono chissà dove.
«Non ci sono solo io qui i miei colleghi entreranno da un momento all'altro», dissi tremando.
«Oh.. Ti riferisci a quei due coglioni che ho pagato profumatamente per levarsi dai piedi per l'intera serata? Credo che ora se ne stanno belli tranquilli di fuori a fumarsi una sigaretta»
«Non importa Big Lee tra dieci minuti passerà a controllare se tutto va bene..»
Mi interruppe con un gesto della mano, ridendo, «Tesoro non sono uno stupido, ho pensato anche a lui, avrà un bel da fare di sotto prima che possa salire, vedi.. Ho aspettato questo momento da così tanto tempo che ho preparato tutto nei minimi dettagli, non sono venuto accompagnato per passare una serata tra amici, lo capisci questo? Quei dementi con cui sono venuto hanno uno scopo ben preciso stupida ragazzina schifosa»
Mi girai aprendo velocemente la porta per correre via ma lui mi urlò di fermarmi.
«Se esci da questa stanza per te e quell'idiota con cui esci sarà la fine»
A quelle parole mi bloccai immediatamente.
Sapeva di Jungkook, mi mancò l'aria, non riuscivo più a mandare giù la poca saliva che mi era rimasta, la bocca si era seccata e una sensazione di capogiro iniziò ad offuscarmi la mente.
«Perché mi fai questo..», dissi in lacrime, «Perché», gli urlai contro feroce, «Che cosa vuoi ancora da me dimmelo e facciamola finita con questa storia», piangevo perché ero esausta della mia vita, sarebbe stato più facile se quel giorno mi sarei lasciata morire nel suo appartamento, non avrei più dovuto affrontare niente, non avrei dovuto combattere per rimettermi in forze.
Quel giorno avrei dovuto guardare il sole per l'ultima volta, avrei dovuto assopire quella voce che mi diceva di mettermi in salvo, perché in fin dei conti non ne è valsa la pena, a pensarci ora, avevo fatto sì di prolungare la mia agonia.
«Te lo spiego subito perché, semplicemente perché io ti voglio distruggere, proprio come tu hai distrutto me puttana!», mi urlò contro alzandosi.
«Non ho mai fatto il tuo nome alla polizia.. Io non ti ho mai denunciato anche se stavi per ammazzarmi brutto pezzo di merda!», urlai con le ultime forze che avevo.
Si avvicinò a me tirando uno schiaffo, facendomi cadere in ginocchio.

𝙸𝚕 𝙵𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝙻𝚞𝚗𝚊Where stories live. Discover now