14. Imbarazzo

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"Che cosa diavolo gli hai fatto, bastardo?!".

Penserete sicuramente che quella frase sia rivolta a me, io, un ragazzo capitato in un incidente casuale, con lo spirito del figlio di questa donna dentro di me. Beh, potrebbe avere una logica se la madre di esso riversi tutta la sua rabbia in me, giusto?

E invece no!

Il mio ego crebbe quando quella donna, dopo il nostro racconto aveva iniziato a sbraitare verso il figlio.
Dico nostro, perché nel momento in cui cercavo di raccontare qualcosa l'altro prendeva il controllo mettendo tutto il suo impegno per farmi sembrare un pazzo agli occhi di tutte le persone che avevano intorno. Ma eravamo in un ospedale, non c'è niente di strano nel vedere una persona affetta da grossi disturbi di personalità, giusto?

Comunque, era stato proprio strano il momento in cui iniziammo a parlare. Quella donna, Mitsuki Bakugo, mi credeva... Anzi, ci credeva.
Lo aveva capito fin da subito, guardando solamente l'occhio di suo figlio. Le madri lo capiscono, hanno questo sesto senso incredibile... Non poteva non riconoscere il figlio da un dettaglio così "misero".

E più le raccontavo, più si convinceva di tutto ciò. Non mi ha mai dato del bugiardo, non ha mai esitato su niente, è rimasta ad ascoltarci attentamente, fulminandomi con lo sguardo appena Katsuki riprendeva il controllo, imprecando e urlando.

E quando mi decisi a raccontargli di ciò che aveva combinato ieri suo figlio, allora fu proprio lei quella a scattare. Vidi come si trattenne dal colpirmi e dal tirarmi i capelli, ma le parole non tardarono ad arrivare.
E dentro di me, si attivarono due emozioni: la gioia dell'essere difeso ed appoggiato, e un moto di vergogna che mi faceva stringere lo stomaco.

"COME DIAVOLO HO FATTO A TIRAR FUORI UN FIGLIO COME TE?! DANNAZIONE! TI RENDI CONTO DI CIÒ CHE HAI FATTO?!".

"Cazzo strega, lo so! - Ormai non provavo neppure più a tapparmi la bocca, lasciavo che parlasse in tranquillità, anche se l'effetto era comunque strano - Me ne rendo conto! E... E non ricapiterà... Merda, lo so".

Mitsuki si afferrò il setto nasale, accasciandosi sulla sedia di quel bar ospedaliero. Niente di speciale, monotono come tutto il resto, d'altronde...

"Quando tornerai dentro al tuo inutile corpo... Ti colpirò talmente forte DA FARTI PENTIRE DI ESSERE NATO!".
Nonostante avessi capito il loro modo di essere, ad ogni urlo continuavo a sobbalzare.

"Senti un po', se sono così un motivo c'è!".
Potevo vedere le scintille scoccare tra noi, e mi dispiaceva essere in mezzo a quella discussione, ma in ogni caso quasi mi divertivo.

"L'educazione ed il rispetto... Abbiamo cercato di tirarti su come meglio potevamo, io e tuo padre... Sai quante cose ho dovuto sistemare nel tuo ufficio?! Lamentele, aumenti, ferie! Non basterebbero un milioni di scuse per-".

"HO CAPITO!".

Esultai di colpo, mentre un'illuminazione mi pervase la mente. Mitsuki sollevò le sopracciglia, incrociando le braccia al petto e studiandomi con lo sguardo.

Spara nerd, sentiamo il tuo genio in azione...

Ignorai il sarcasmo nella sua voce, prendendo i due cucchiaini che avevamo di fianco alle tazze del caffè.
"Kacchan, tu hai detto che sono buono, giusto? Non ti definirei propriamente buono, ma... Hai carattere, quello che io non ho... E se... E se nella tua vita servisse un po' di me...? Ovvero... Tu non chiederesti mai scusa ai tuoi dipendenti, oppure non ammetteresti mai i tuoi... Errori".

Ah?! Chi cazzo dovrebbe fare errori?! IO?!

"Appunto... - Sospirai, scuotendo la testa - Beh, io lo farei! Prendiamo l'esempio di ieri, anche se sembri quasi pentito... Mi devi dire che cosa hai fatto. Ah, no, aspetta, anche tua madre lo deve sapere nel dettaglio, iniziamo da questo. Voglio delle... Delle scuse sincere, e poi passeremo al prossimo step".

No.

Alzai gli occhi al cielo, poi lanciai un'occhiata a sua madre: "Non ti perdonerò mai se non me lo racconti, quindi... Inizia, staremo ad ascoltare...".
Potevo percepire lo stato di angoscia che si andò a creare dentro di me, come se raccontare l'avvenimento gli creasse un enorme disagio.
Ed io che cosa dovevo dire?!

"Cazzo! Fanculo! Vecchia strega, vedi di stare in silenzio - Sua madre mi fulminò con lo sguardo, facendo poi il gesto di chiudere una zip immaginaria sopra le sue labbra - Io... Volevo divertirmi. Lo faccio spesso, quando... Quando ho giornate stressanti e piene di lavoro. Ti ho fatto uscire con il tuo adorato dottore, e mi sembra strano che non ti abbia richiamato, ho fatto un figurone. Comunque... Volevo divertirmi. A me le persone come Icy-Hot non mi piacciono, sembra con un palo perennemente nel-".

"Katsuki! Non divagare! Ti dai una mossa?!".

"Ho detto taci, vecchia strega... Allora... ecco, sì, sono uscito ed ho trovato un tizio, dopo che mi sono fatto smollare dal dottore dei miei stivali... Ma... ecco, volevo in un certo senso un po' sfogarmi, e credo che anche tu, Deku ne abbia bisogno, ma... non... Ecco, come cazzo lo devo dire...?".

"Ho voglia di strapparti ogni singolo capello che hai in testa, vedi di muov-".

"NON SI È ALZATO!".

Mitsuki si zittì totalmente, ed io strabuzzai gli occhi quando quelle parole uscirono dalla mia bocca. Ma... che...
Mi premetti la mano sulla fronte, sospirando amareggiato. Non era una questione quindi di dispiacere o di un qualche spiraglio di bontà, era...

"Smettila di pensare questa robaccia. Fammi finire... Non ha funzionato, perché nella mia testa c'era perennemente un fottutissimo tarlo che mi trapanava il cervello. Non lo avrei mai fatto... Tu non sei me e... e questo è il tuo corpo. Non mi dispiace sicuramente aver dato un pugno a quella faccia di cazzo... ma non potevo farti anche questo, quindi io... Beh sì, ti... Ti chied... Mh... Ti chiedo... Sc... Scu... Scusa...".

E calò il silenzio. Aveva detto seriamente quelle cose ad alta voce? Sbattei le palpebre ripetutamente, cercando di dare un senso ai miei pensieri, ma non riuscivo a comprendere totalmente.

"Quindi non hai concluso perché pensavi di essere nel torto... Questo non è assolutamente mio figlio!". Sbottò la donna di fronte a me, dando un pugno sul ripiano del tavolo che mi fece sobbalzare per la milionesima volta.

Il mio cuore stava battendo all'impazzata, ma quello non era dovuto a me... era in ansia, stavo percependo un disagio continuo dentro di me, e stavo andando in difficoltà anche io. Non sarei mai riuscito ad abituarmi a quelle doppie emozioni, tutto era così amplificato...
Come se racchiuso dentro un involucro ci fossero due tigri in continua lotta per la vittoria. E spesso, come avrete ben capito, erano difficili da contenere.

"Allora... ricapitolando: tu non sei andato a... letto con questo sconosciuto perché hai capito che non potevi fare una cosa del genere ad Izuku... giusto?".

"Esatto. Ci vuole tanto a capirlo?! La vecchiaia si fa sentire...".

"Cavolo, ma guarda che puoi ammetterlo che stare con questo broccoletto adorabile ti sta piacendo!".

Mi strozzai in automatico con la mia stessa saliva, in cerca di aiuto per riuscire a riprendere una boccata di ossigeno. Io? Piacere a lui?! Ma quando mai...?! 
"N-Non d-dire- VECCHIA STREGA! NON OSARE DIRE ALTRE CAZZATE DEL GENERE!".

La donna scoppiò a ridere, portandosi una mano sulla pancia, e deridendo il figlio, mentre le mie guance stavano diventando bollenti da far quasi male... Ma non era mio l'imbarazzo.

 Ma non era mio l'imbarazzo

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