◍𝐓𝐰𝐞𝐧𝐭𝐲-𝐨𝐧𝐞

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𝐌𝐢𝐧𝐡𝐨 𝐏𝐨𝐯'𝐬

I giorni seguenti furono un po' agitati.
Non che mi lamentarsi certo, solo che ero preoccupato.

Da quando eravamo tornati a casa Jisung era più tranquillo, si stava lentamente riprendendo da tutto quel che era successo e di ciò ne ero grato.
Gli avevo dato il tempo di abituarsi di nuovo a me e alla nuova peste di casa.

All'inizio erano imbarazzati, tutti e due.
Poi però Seojun ha cominciato ad aprirsi con calma, finché non diventarono inseparabili.
Ogni tanto capitava che mi svegliassi tardi la mattina e (soprattutto nei giorni in cui non andavo a lavoro) quando scendevo di sotto, trovavo Jisung con Seojun in braccio mentre preparavano la colazione insieme.
Quelle scene mi riempivano sempre il cuore di gioia.

Per non parlare delle nostre uscite.
Oh si.
Siccome non avevo ancora ultimato la camera di Seojun, avevamo deciso di andare al centro commerciale a comprare i mobili mancanti. Solo che, dopo averli ordinati in negozio ed essere usciti, non volevo che la giornata finisse in quel modo così noioso.
Presi Seojun in braccio e insieme a Jis ci facemmo un bel giro, ci comprammo tutti dei vestiti nuovi, poi il piccolo insistette per entrare in un negozio di giocattoli e lì si comprò un altro peluches.
Dopo di che, mangiammo un gelato e lo portammo alle giostre lì vicino.
Scattammo un sacco di foto e ci divertimmo davvero tanto.

Finalmente eravamo riusciti ad ottenere un po' di pace.

Ma si sa che la pace sparisce per un po' di tempo.

Ogni sera, dopo il suo ritrovamento, Jisung si ritrovava spesso a svegliarmi nel cuore della notte, urlando.
Aveva dei forti attacchi di panico e d'ansia per quello che quei bastardi gli avevano fatto.
Non riusciva a dormire bene e lo sapevo, sapevo che non sarebbe stato facile ma io ero lì, ero lì per lui. Non l'avrei lasciato da solo di nuovo.

Quella notte lo sentii muoversi nel letto ma mi svegliai del tutto quando cominciò a piangere e a tremare.
Fu lì che accesi la luce del comodino.

«Piccolo, hey.»

«M-mi dispiace.. non volevo svegliarti di nuovo.» disse tra i vari singhiozzi.

«Non devi chiedermi scusa e lo sai.»

Lo avvicinai a me e lo strinsi.

«Che hai sognato?»

«S-sempre lo stesso.» rispose.

«Ne vuoi parlare?» lo coccolai.

«Lo sai già come f-finisce. Non so perché continui a svegliarmi sempre a questo orario.. però mi sento malissimo. Continuano a perseguitarmi nonostante sia finito tutto.»

«È da un po' che ci penso.. che ne dici se cominciassi un percorso da uno psicologo? Forse parlarne con un professionista può aiutarti a superarlo.. io ti amo, lo sai.. ci sarò sempre per te, però mi sento inutile perché quando hai questi attacchi non so mai cosa fare.» lo guardai negli occhi.

«Ti amo anch'io. E non dire cazzate, mi aiuti sempre. Se non ci fossi tu probabilmente impazzirei.»

Sorrisi quando disse quelle parole e lo strinsi ancora di più. Gli alzai il viso con due dita e lo baciai dolcemente.
Poggiai la mano libera sul suo fianco per accarezzarlo mentre lui ricambiava il bacio e sorrideva contro le mie labbra.

La sua mano mi strinse leggermente la nuca e poi salì più sú, lì cominciò a farmi dei grattini sui capelli cosa che mi fece sorridere.

Continuai a baciarlo e ad assaporare le sue labbra mentre gli stringevo i fianchi e lo spingevo contro di me.

༄𝐏𝐫𝐨𝐟𝐢𝐥𝐞𝐫 𝟐 ~𝐌𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora