17 Sentimenti

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Alex salì in camera sua per rifugiarsi, aveva bisogno di stare da solo, rivedere Ryan gli aveva fatto perdere nuovamente il controllo e non riusciva a trattenere il desiderio di farsi possedere da lui. Però... si trovò German ad aspettarlo in camera, era seduto sul letto, gli rivolse un flebile sorriso, dopo aver visto Ryan, per quanto bello lui potesse essere, non esisteva paragone. La porta restò semi aperta ma il ragazzo non se ne curò poiché tutti erano fuori impegnati con i bambini. Raggiunse German e, mettendo una coscia a destra e una a sinistra, gli salì addosso sedendosi su di lui. Petto contro petto i due si guardarono negli occhi per un istante, poi, continuarono ciò che avevano dovuto interrompere poco prima...

- Oh sei ancora qui. – disse Mona mentre divideva i rifiuti nei sacchi appositi all'interno della cucina. – credo sia di sopra.

- Di che parli? – gli chiese Ryan tenendogli il sacco.

- Occhi ghiaccio, pelle di porcellana, bel visino. Di sopra credo. Non ne sono certa c'è un po' di confusione. - Ryan guardò le scale e Mona gli prese il sacco dalle mani. – vai.

Con la gola secca Ryan, salì piano le scale. Era da tanto che non parlava con Alex, era certo che stesse bene, Ramona non gli avrebbe fatto mancare niente, lì era al sicuro, era protetto. Restò fermo come un tronco di legno quando vide, attraverso la fessura che era rimasta aperta dalla porta, due corpi nudi avvinghiati tra loro. Il corpo di Alex nudo, era prigioniero sotto quello di German. I ragazzi si stavano possedendo e lui, lui stava assistendo alla scena...

In apnea scese le scale di fretta e furia e svelto, raggiunse la sua auto. Sfrecciò per la strada, portandosi una mano al colletto della camicia sentendolo terribilmente stretto lo sbottonò. La sua mente beffarda, continuava a mostrargli a ripetizione quella scena alla quale aveva assistito: Alex tra le braccia di qualcun altro. Strinse il volante con la mascella contratta, abbondò di acceleratore sopraffatto da una rabbia viscerale che annebbiò tostamente il suo giudizio. Guidò per delle ore senza metà poi si fermò proprio davanti un bar notturno. Entrò e si diresse dritto al bancone, accomodatosi sullo sgabello ordinò da bere. Con la musica che martellava e i troppi cocktail, Ryan si sentiva un fuoco ardere dentro. Continuò a bere ignorando quella fiamma che lo sta divorando. Alcune donne si avvicinarono volendo attaccare bottone ma lui, bellatamene se ne infischiò. Si alzò dal suo sgabello dopo un ora o poco più, trascinandosi con l'ennesimo bicchiere tra le mani, si andò a sedere su una poltrona di velluto rosso. Davanti a lui vi era un palco e dei pali di lap dance, delle bellissime ragazze con indosso solo costumi o perizoma e nulla più, si dimenavano sul palco. La mora davanti a lui scese dal palo ammaliata dalla sua bellezza, quando lo raggiunse gli sfiorò il viso con il torso delle dita.

- Vuoi un po' di compagnia? – gli domandò. Ryan non disse nulla, si limitò a prendere la donna per mano e scomparire oltre la dark room...

Erano le tre di notte e Ryan uscì dal locale con una sigaretta tra le labbra e la zip dei pantaloni ancora abbassata. La tirò su, richiudendo la cinta e sistemandosi la camicia alla ben che meglio. Una fitta allo stomaco e poi il vomito, si accasciò da una parte e rimise. Si pulì la bocca svogliatamente e si tirò verso la macchina con lente falcate. Raggiunta si sedette ed appoggiò la testa sullo sterzo. Aveva le tempie che gli pulsavano come martelli mentre quella vocina malvagia continuava irrefrenabile a ripetergli che lo aveva perso, lui non era più "suo".

Al terzo tentativo riuscì ad inserire la chiave nel bussolotto e mettere in moto. Sebbene fosse estremamente imprudente mettersi al volante in quello stato, Ryan lo fece. Guidò fino una proprietà privata ove vi erano una serie di villini a schiera. Lasciò l'auto ancora accesa e lo sportello aperto mentre si trascinava sul vialetto di cocci fin su alla porta d'ingresso. Bussò come un forsennato sbattendo i pugni chiusi. La luce al piano superiore si accese e Ryan con la testa alzata in quella direzione, sorrise appena. Sentì qualcuno scendere le scale quattro a quattro e andargli incontro. Ramona con indosso la camicia da notte rosa pallido smanicata e i lunghi capelli corvini sciolti, lo guardò torva accorgendosi immediatamente che il collega fosse completamente ubriaco.

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora