47 Correre verso un'altra vita

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Aveva represso se stesso, le sue emozioni, per così tanto tempo che adesso, lo squarcio che si era creato nel suo petto, gli stava togliendo il respiro. Imbambolato restò ad osservare con occhi vitrei l'ambulanza allontanarsi. L'agente Ward a passo lento ed indiscreto, lo raggiunse, non voleva essere fuori luogo né tantomeno disturbare. Lui Gavril lo aveva conosciuto anni addietro, quell'uomo bello come un dio greco, gli aveva sempre fatto una grande antipatia. Si era fermato all'apparenza. Non si era mai chiesto cosa vi fosse oltre quella corazza e forse, neppure gli era mai importato. Ma ora, sapere del suo vissuto e vederlo in quel preciso istante cadere a pezzi sotto ai suoi occhi, lo riportò ad una realtà brutale. Gavril non voleva più soffrire. Non voleva più piangere ne provare quelle emozioni che gli dilaniavano l'anima. Eppure, adesso, dopo otto anni, un ragazzino dagli occhi di ghiaccio, era riuscito a fare breccia in quel cuore rinsecchito e ricucito che aveva. Era troppo per lui. Era davvero troppo.

Jacob parlò alle sue spalle, ma lui si era perso. La sua mente si era distaccata dal corpo e stava fluttuando chissà dove. Avrebbe voluto urlare, spaccare ogni cosa e invece, era rimasto completamente pietrificato incapace persino di muoversi. Restò lì, immobile inchiodato all'asfalto.

Otto anni prima

Un fischio insistente attraversò i timpani di Gavril mentre, il corpo privo di vita dell'agente Ryan Morris giaceva tra le sue braccia. Il viso del poliziotto, era sporco del sangue che, colato dalla sua bocca, lo aveva imbrattato dipingendolo in modo tetro. Gavril si paralizzò. Il suo cuore accelerò così tanto che pareva volesse uscire dal petto da un momento all'altro. Tutto riaffiorò alla memoria in quel preciso istante, ricordò quando Ryan lo liberò dalla sua prigionia, quando, spacciandosi per un cliente pagante, lo aveva fatto uscire da quello stabile fatiscente ove il padre lo faceva prostituire. All'inizio aveva avuto paura. Lui il mondo fuori non lo conosceva, non poteva immaginare cosa si celasse oltre le sbarre, oltre quel tormento e quel dolore che aveva vissuto per sedici anni. Gavril di Ryan non si era subito fidato anzi, quando lui lo aveva portato dal suo amico e collega Eddie, era scappato. Il mondo reale gli faceva paura, la polizia gli metteva paura. Lui alle violenze ci era abituato, ad un pasto ed un letto caldo no invece. Quell'uomo grassoccio dagli occhi buoni, era così premuroso con lui senza pretendere niente in cambio che gli pareva impossibile. Eppure, nemmeno Ryan gli aveva mai chiesto niente. Volevano davvero tenerlo al sicuro. Non sapeva perché, probabilmente erano solo due poveri idioti, ma col tempo capì, che erano due poveri idioti dal cuore enorme e presto, si affezionò loro. Allontanarsi dalla sua "famiglia" lo fece sentire per la prima volta vivo. Sebbene sapeva che quella vita non potesse durare per sempre, aveva accolto l'aiuto offertogli dai due poliziotti. La polizia era a conoscenza dei loschi affari del padre eppure, non aveva mai indagato, anzi, molti erano persino clienti affezionati. Ryan ed Eddie avevano deciso per questo, di tenere la faccenda segreta. Erano solo due uomini e non potevano niente contro la malvagità ed il potere che si era creato intorno Brandan Colin. Pareva come se tutti lo temessero, bastava fare il suo nome e la gente si volatilizzava. Per gli agenti, non fu affatto facile reperire informazioni. Grazie al cielo, Gavril, poteva fornirgli tutto ciò che desideravano. Sebbene non volessero fargli rivivere tutti quegli incubi che aveva vissuto in prima persona sulla sua pelle in tutti quegli anni, Gavril stesso, capì, che doveva raccontagli ogni cosa. Quando Ryan venne a sapere delle violenze subite persino per mano del fratellastro, non ci vide più e, di nascosto, andò a cercarlo. Minacciare un criminale non era di certo una mossa furba. Elizar era visibilmente malato, tirava coca e l'interno delle sue braccia era pieno di buchi di siringhe. Quegli occhi scavati in un viso osseo, facevano paura, gridavano aiuto ma non riuscivano a liberarsi. Anche Elizar come Gavril era cresciuto in un ambiente tossico, lui, ancora prima del fratello, era stato il giocattolo sessuale di Brandan. Eppure, dopo tutto ciò che aveva subito, lui stesso si era trasformato in un orco. Voleva Gavril solo per se. Aveva su di lui un forte ascendente, Gavril si era fidato e donato ad Elizar, capendo solo in seguito che anche lui fosse schiavo dei suoi stessi demoni. Elizar Miroslav detestava con tutto se stesso l'agente Morris. Lui gli aveva portato via il suo fratellino e l'avrebbe pagata per questo, poco contava che adesso Gavril fosse al sicuro, poco contava che adesso nessuno gli avrebbe più fatto del male. Nella sua testa tutto ciò che aveva valore, era che il suo fratellino gli era stato strappato via e questo non poteva passare impunito. Lui era suo e suo soltanto. Ecco perché, da quel giorno Elizar non fece altro che tampinare e minacciare di morte Ryan. Nella follia e realtà distorta in cui viveva una sola cosa aveva senso: rivoleva suo fratello, e se lo sarebbe preso ad ogni costo. Il poliziotto sapeva contro chi e cosa si fosse messo, sapeva che quella minaccia presto sarebbe diventata realtà eppure, non si fermò. Continuò ad impegnarsi per far si che Gavril restasse al sicuro. Anche quel giorno al porto, quando stringendo la sua mano, lo aveva coperto con il suo corpo prendendosi gli spari uno dopo l'altro. Elizar rivoleva suo fratello. Non gli avrebbe mai sparato, avrebbe aspettato il momento opportuno e Ryan, accortosi della sua presenza, gli aveva donato la sua vita su un piatto d'argento ed ovviamente lui, non aveva perso l'occasione. Neppure vedere la sofferenza sul viso del fratello lo fece demordere anzi, quando lo avvicinò, tentò di tiralo via e portarlo con se. Ma Gavril era diventato un mostro, quell'uomo dal cuore buono ed il sorriso angelico, gli era morto proprio tra le braccia mentre gli rivolgeva un goffo sorriso e con indice tremulo gli accarezzava per un ultima volta il viso. Lui e Ryan negli anni, erano stati molte cose. Complici, amici e persino amanti. L'amore che li legava tuttavia, non avrebbe mai visto la luce, Ryan aveva represso il sentimento nei confronti di quel ragazzino e non perché fosse un maschio o perché avesse diversi anni meno di lui, ma lo fece perché Gavril meritava di più. Lui si meritava un amore viscerale, uno di quelli che si vedono nei film o di cui si legge nei libri. Gavril doveva innamorarsi perdutamente di qualcuno che a sua volta lo amasse toltamene, qualcuno che gli avrebbe regalato momenti magici, qualcuno che avrebbe fatto riprendere a battere quel cuore avvizzito. Ryan era certo che quel qualcuno ci fosse nel suo destino ed era altresì certo, che quell'amore, non poteva essere lui.

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