L'uno non esiste senza l'altro

1.3K 60 42
                                    

NB la scorsa volta non l'ho fatto, ma ci tengo a precisarlo ora che si approfondisce di più l'aspetto "angelico": con questo mio scritto non si vuole offendere o insultare nessun orientamento religioso. Le citazioni utilizzate, prese direttamente da un testo sacro, sono inserite con tutto il mio rispetto senza scopo alcuno. Per me, difatti, sono puramente citazioni a un libro.




"Tu eri un modello di perfezione,

pieno di sapienza,

perfetto in bellezza

[...]

Perfetto tu eri nella tua condotta,

da quando sei stato creato,

finché fu trovata in te l'iniquità"1

Vieni a farmi visita, fratello mio.

Una voce tentatrice fu a chiamarlo, che non aveva perso il proprio pudore nonostante fosse caduto per disgrazia e disonore. Era un bene se laddove si trovava, potesse arrivarci. E non solo perché gli era concesso, ma perché a quanto pareva quel posto sembrava anche essere il luogo al quale era destinato.

E dopo tre anni di sguardi attraverso una finestra fu facile per un Angelo cedere alla lingua di un tentatore. Non ricordava nemmeno come ci fosse giunto lì, se in volo o sparendo e apparendo in quei fasci di luce così forti e penetranti da rendere caldo e divampante come un fuoco ogni zona di quel luogo.

Non aveva mai capito la concezione degli uomini che lo immaginavano come il posto più buio esistente, ma almeno ci avevano preso sul fuoco. D'altronde quello era il regno dell'Angelo della Luce, come poteva esserne privo?

Si guardò attorno, non era mai giunto fin lì, per timore dell'inganno, mentre ora era stato fin troppo semplice cedere a quella voce che spesso aveva finto di non sentire ma che altrettante volte lo aveva invitato a fargli visita. Era stato semplice, perché debole e bisognoso di avere una possibilità di uscire da quegli sbagli senza dover rinunciare all'unica fonte che animava la sua esistenza dopo un'eternità di vuoti. Ma nonostante questo era cosciente di quanto tutto ciò fosse rischioso. Doveva stare attento. Era suo fratello, ma proprio per questo non poteva negare di averlo conosciuto bene e di sapere che dietro ogni gesto ce ne fosse un altro conosciuto soltanto dall'Angelo della Luce.

Lo vide, nella sua gabbia immacolata aperta a tutti ma dalla quale l'unico che teneva intrappolato non poteva uscire. Il trono del Re degli Inferi, una cella bellissima, vuota ma austera.

"Sei venuto, sono contento" la sua voce era quanto di più dolce avesse mai sentito nella sua vita ma al tempo stesso penetrante come il rumore di un tamburo scombussolato da una vibrazione. Sedeva a terra, e non sul suo trono, tra il catrame e la cenere, ma non era sporco se non i suoi piedi e i palmi delle mani serrate al suolo. La schiena era poggiata alla gabbia e, vestito di bianco, solo i suoi capelli ricci e scomposti facevano da contrasto in un marrone tiepido.

Lo stava guardando con gli occhi concentrati su di lui come se per decenni non avesse avuto il piacere di guardare nessun altro, se non le anime condannate alla punizione e i cacciatori infernali che venivano sotto il suo comando.

Il suo sorriso imperlato da un'amara ironia lo rendeva per quel che era: un regnante imprigionato nel suo stesso privilegio, privo di qualsiasi macchia o vergogna. Ma fiero e rispettato non sembrava coglierlo alcuna debolezza. Era forte e temuto nonostante le catene invisibili, le sole che circondavano le sue caviglie ancorandolo in quel luogo.

"Fratello, come mai non sei venuto prima? Come mai non viene mai nessuno a farmi visita? Non mi volete forse più bene? Vi siete già dimenticati di me?" Si lamentò, nonostante la sua voce non apparisse affatto contrita, ma anzi veramente felice di vedere uno dei suoi fratelli lì, giunto a lui da un suo richiamo.

On sleepless roads the sleepless goWhere stories live. Discover now