Capitolo 18: XIV. | CULPA

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XIV.

CULPA

(colpa)



"Hanno davvero esagerato".

Draco aveva allungato le gambe (difficilmente si poteva resistere in altro modo sulle scomode sedie di plastica) e osservava imbronciato le altre streghe e gli altri maghi che aspettavano con altrettanta impazienza il loro turno.

"Fa parte dell'idea che il Ministero della Magia ha elaborato dopo l'insediamento del nuovo governo. Datti una calmata, Malfoy".

Draco pensò che la Granger fosse piuttosto nervosetta da quando avevano mangiato insieme nella piccola tavola calda. Merlino sì, forse anche lui aveva un po' esagerato. Era consapevole che era stato inopportuno reagire in modo così lascivo alle parole di lei. Ma la situazione era stata così allettante che non era riuscito a resistere, e ora ne stava pagando il prezzo. Draco era convinto che oggi fosse meglio non litigare con la Granger.

"Cosa stiamo aspettando esattamente?", volle sapere e diede alla sua voce un tono disinvolto e indifferente.

Se la Granger voleva comportarsi da stronza per un po', lui non l'avrebbe ostacolata. In fin dei conti, per lei sarebbe stato solo estenuante, mentre a lui non importava.

"Richiederemo i tuoi documenti d'identità e, come misura precauzionale, organizzeremo tutto per il rilascio della tua eredità. Le formalità di solito richiedono qualche settimana. Prima si presenta la domanda, prima si ottengono i galeoni".

La Granger gli lanciò un'occhiata altezzosa, che molto probabilmente era un promemorai del fatto che avrebbe avuto bisogno di lei per un bel pezzo, prima di riavere finalmente la sua indipendenza. Alzò gli occhi al cielo.

"Documenti d'identità. Che schifezza burocratica. A cosa ci servono? Non siamo babbani". Sottolineò le sue parole con uno sbuffo derisorio.

"È proprio per questo che ci servono. Viviamo in una comunità magica piena di Incantesimi Glamour e di abiti babbani, Malfoy. Per le autorità è più facile se tutti hanno un documento d'identità, credimi".

Era così incredibilmente presuntuosa. A quanto pareva non riusciva a smettere di sbattergli in faccia che aveva una risposta per tutto, mentre lui non sapeva assolutamente nulla di questo nuovo mondo in cui si era svegliato.

"Come ti pare", rispose languidamente e la conversazione si chiuse.

Grazie a Merlino, mancavano pochi minuti al loro turno. Draco si alzò e seguì la Granger in un piccolo ufficio dove un funzionario del Ministero dall'aria stanca era seduto ad una scrivania coperta di pergamene e promemoria, senza nemmeno guardarli.

"Come posso aiutarvi?" chiese monotonamente.

"Vorremmo richiedere i documenti di identità e il certificato di eredità per il mio cliente".

La Granger adottò un tono professionale mentre tirava fuori dalla borsa una cartella che presumibilmente conteneva l'atto di tutela. Draco incrociò le braccia e la lasciò fare.

"Cognome?" chiese il mago calvo, prendendo alla cieca la cartella che la Granger gli porgeva con impazienza.

"Malfoy, Draco".

Al suono del suo nome, il mago alzò lo sguardo e si aggiustò gli occhiali. Qualcosa nell'espressione del funzionario che lo scrutava lasciò Draco perplesso. Tuttavia, l'uomo si ricompose pochi secondi dopo e si girò sulla sedia per aprire il cassetto di un enorme schedario.

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