Capitolo 3

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Attaccarci a qualcosa

è l'unica cosa che ci rimane

per evitare di sprofondare

in un posto più profondo

della solitudine. 

C'erano molte cose che mi mancavano della mia vecchia vita, ma penso che la cosa che mi mancasse di più fosse la sensazione di essere invincibile, non dover preoccuparsi di niente perché qualsiasi cosa tu faccia o dica sarà sempre la scelta migliore che tu potessi fare. Mi manca poter varcare la soglia della porta senza pensare di essere fuori luogo in qualsiasi posto mi trovi, anche solo uscire per buttare l'immondizia è diventata una vera sfida per me. Vorrei solo che tutto questo non fosse mai successo, vorrei solo che una mattina qualsiasi, mi svegliassi e tutto quello che ho vissuto nelle ultime settimane fosse solo un bruttissimo incubo.

Mi alzai dalla mia sedia per dirigermi verso la dispensa, di certo il pollo bruciato di per sé non era un piatto delizioso, ma questo era quello che offriva la casa per stasera. Probabilmente, se non fosse per Holly stasera non avrei nemmeno mangiato.

Cercai meglio tra gli scaffali, alla ricerca di quel che più caro possedevo in casa mia, era possibile che gli avessi finiti senza rendermene conto? Quando stetti per arrendermi, ecco che finalmente mi arrivarono all'occhio: popcorn al naturale. Ora sì che potevo considerare la deliziosa pietanza -cucinata dalla mia migliore amica- un pasto completo.

Questo, un tempo, era l'unico spuntino che mi potessi permettere, ma ad oggi non aveva più importanza. Scacciai velocemente i brutti pensieri che mi erano tornati in mente e mi diressi nuovamente da dove ero venuta.

Non feci in tempo ad accomodarmi al mio posto, che una voce -alquanto fastidiosa- spezzò il silenzio creatosi quando mi ero diretta verso la dispensa.

«Pollo bruciato e popcorn? Dimmi che non sei seria» commentò Noah con fare disgustato.

«I popcorn sono come il nero, stanno bene con tutto» mi ritenni offesa dal fatto che criticasse i miei gusti culinari, sperai di averlo azzittito per qualche secondo, ma lui replicò: «Avrei da ridire anche su quello che hai appena detto, ma per questa volta eviterò».

«Vuoi per caso dare lezioni di moda a una modella?» strabuzzai gli occhi, questo ragazzo non smetteva mai di stupirmi -in senso negativo, ovviamente-

Non mi rispose e il che mi andò più che bene, non sentirlo parlare era un piacere per le mie orecchie e penso anche per quelle di Holly.

La cena proseguì in modo sorprendentemente piacevole e senza che me ne rendessi conto, la serata volò. Fu proprio quando sentii la porta chiudersi che ritornai alla mia solita realtà: io e il mio appartamento.

Appena uscita dall'ospedale, il medico si premurò di consigliarmi di non stare mai sola, e per i primi tempi, di avere sempre qualcuno che mi potesse aiutare. Non solo a livello fisico ma soprattutto a livello psicologico. Sosteneva, inoltre, che era molto importante ciò, testuali parole: «Signorina Thompson, dopo un incidente come il suo, è molto diffusa la presenza di depressione post trauma. Spesso le ferite più grandi sono quelle che non si vedono, si faccia aiutare, si fidi.»

Nonostante non ascoltai i consigli del medico, e mi fossi sempre rifiutata, la mia migliore amica era sempre venuta a trovarmi. Inizialmente inventando qualche scusa idiota, che poi successivamente non si preoccupò nemmeno più di pensarne.

Era passato meno di un mese dall'incidente, ma contro ogni aspettativa -persino la mia- dovevo ammettere che qualche passo in avanti l'avevo fatto. Con l'obbligo di mia madre e della mia migliore amica, avevo anche iniziato a vedere una psicologa: la dottoressa Rose Murphy.

Nonostante i numerosi passi avanti, però, sembrava che per quanti ne facessi, fossi comunque capace di farne altrettanti indietro. Alternando così giorni in cui avevo la forza di scalare una montagna, a giorni in cui non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal mio letto. Molto spesso, i giorni si trasformavano in momenti, nei quali un momento prima ero felice, e quello dopo, volevo solo sprofondare in un abisso tanto profondo da non riuscire più a riemergere. E questo era uno di quelli.

La parola solitudine -dal latino, solitudo- indica un sentimento umano nel quale un individuo, per scelta propria, oppure per vicende personali o accidentali della vita, si ritrova isolato dal resto del mondo.

Prima dell'incidente non sapevo nemmeno cosa stesse a significare -non avrei nemmeno immaginato che un giorno l'avrei scoperto-, passavo tutto il mio tempo circondata da persone, tanto da non avere neanche un minuto per me stessa, mentre adesso è quello che si dice routine. A volte mi va bene così, e non mi dispiace. Altre volte, no.

Mi sedetti -finalmente, oserei dire- sul divano e iniziai a sfogliare la posta, che quell'imbranato postino aveva lasciato erroneamente nella casetta del mio nuovo nemico. Riviste che avrei letto più tardi, bollette e volantini inutili. Furono solo due le cose che attirarono la mia attenzione: la cartolina spedita da mia madre e una lettera dalla Young's Agency, peggio di così non poteva sicuramente andare. Procedetti prima con l'apertura della lettera, sapevo già che sarebbe stato un colpo duro.

Così, inizia a leggerne il contenuto:

Gentilissima sig.ina Thompson, ho appreso dell'incidente nel quale, sfortunatamente, è rimasta coinvolta. Sappiamo che deve essere un colpo duro per lei, per cui le siamo vicine, e le auguriamo una buona ripresa. La informo, inoltre, che può prendersi tutto il tempo che vuole e che noi non la presseremo a tornare prima che lei se la senta lei in primis.

Cordiali saluti dal CEO della Young's Agency,

Claire Young

Perfetto. Anche se in modo perfetto, in questo momento, non andava proprio nulla. Quando si riceve una lettera del genere gli scenari sono due: il primo, nel quale l'agenzia per la quale lavori è sinceramente dispiaciuta per quello che ti è successo, e il secondo, il mio. Non ci voleva un genio per capire che la Young non si aspettava che tornassi. Il mondo della moda è così, un giorno sei sulla copertina di Vogue e il giorno dopo vieni sostituita da una delle migliaia di ragazze che vogliono fare quello che fai tu. Tutto sommato aveva ragione, che cosa se ne sarebbe fatta di un giocattolo rotto? In fondo era quello che ormai ero diventata.

Non ci rimasi male, era più che prevedibile. Così misi da parte la lettera e presi in mano la cartolina che mi aveva inviato mia madre. La scrutai meglio, si poteva notare il bellissimo mare blu intenso e le bellissime spiagge nel quale probabilmente lei mi aveva scritto il retro di questa cartolina.

Hola chica, in questo momento mi trovo in Spagna. Ho mangiato le Tapas più buone che ci siano! Vorrei tanto che tu fossi qui con me, e che tu potessi vedere quello che vedo io in questo momento.

Ti voglio bene , la tua mamma.

Mia mamma aveva sempre adorato viaggiare, da quando papà se ne era andato, aveva realizzato quanto la vita fosse breve, così aveva preso tutte le sue cose ed era partita.

Mi alzai dal divano e mi diressi verso la camera da letto. Guardai la parete della mia camera, completamente ricoperta da cartoline inviate da lei, aggiunsi anche quest'ultima. Le guardai un po' e ai miei occhi arrivarono numerose città e posti diversi: Parigi e la Tour Eiffel, Roma e il Colosseo, e Londra e i suoi iconici bus rossi. Le guardai ancora per un po' e poi mi diressi verso il letto, dove poco dopo mi abbandonai a un lungo sonno.

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⏰ Last updated: Apr 06, 2023 ⏰

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