Capitolo 8

1.9K 62 19
                                    

La bellezza è gradita
ai occhi
ma la dolcezza
affascina l'animo.

Alexandra pov's

Ero davanti la camera di Summer, la ragazza che mi aveva invitato a studiare in biblioteca con altre sue compagne, non sapevo il motivo del perché mi avesse considerato, pensavo che non mi avesse visto, come tutti gli altri.

Finalmente mi decidei a bussare la porta, mi aprì un ragazzo che aveva lo stesso colore di capelli di Summer.

"Tu saresti?" Inclinò di poco la testa studiandomi.

"Una amica di Summer, posso entrare?" Alzai le difese, era un ragazzo che non conoscevo, e sicuramente non mi fidavo, nemmeno di Summer, ma era l'unica ragazza che mi aveva notato.

Il ragazzo si spostò facendomi entrare, rimasi in piedi, posando lo sguardo su tutta la stanza, aveva le pareti bianche, c'erano due letti separati, una scrivania con un computer sopra, due armadi e un piccolo frigorifero, era identica alla mia, con l'unica differenza che da me c'era solo un letto.

Sentii la serratura della porta del bagno scattare, e Summer uscì, era a dir poco bellissima, poteva anche indossare un pigiama ma appariva sempre bella, era una ragazza acqua e sapone, i suoi lineamenti erano dolci e gentili, il suo corpo snello, i denti bianchi erano stupendi, talmente erano candidi che potevi accecarti.

"Andiamo?" Mi chiese sotto lo sguardo attento del suo compagno di stanza.

Io annuii, Summer prese il suo zaino e uscimmo, attraversammo i corridoi dei dormitoi e entrammo nell'università, vedevo Summer un po' spaesata.

"La biblioteca si trova al secondo piano, vicino ai bagni" Dissi a bassa voce.

"Grazie, sono nuova in questa scuola, e non so ancora orientarmi bene" Mi guardò con occhi carichi di emozione, mi misero in soggezione e così abbassai lo sguardo per terra.

Entrammo nella biblioteca, ad un tavolo ci aspettavano già le amiche di Summer, che se non sbaglio si chiamavano Nancy e Vanessa.

"Ce l'avete fatta ad arrivare" Disse Nancy, tra il trio era la ragazza che mi incuriosiva di più, era meno vivace delle altre due, ma questo dipendeva dalle persone, con me non era particolarmente cordiale, come dargli torto, anche io non ero una ragazza di molte parole.

Aprimmo tutte gli appunti che dovevamo studiare e iniziammo a sfogliarli, io mi ero portata letteratura inglese, ero abbastanza brava a scuola, ma non a sufficienza per essere l'eccellenza.

Spesso mi distraevo, non riuscivo a seguire il filo del discorso senza cambiare argomento, questo era uno dei miei mille motivi per cui restavo zitta, oltre al fatto che soffrivo di ansia sociale. Stare in mezzo alla gente mi provocava una forte agitazione, i vestiti si appiccicavano sulla pelle per il sudore, il tremolio delle mani era ingestibile, se parlavo balbettavo e la gente mi prendeva per strana, ecco perché me ne stavo in disparte a disegnare.

Il mio sogno era andare alle belle arti in Italia, ma il mio ragazzo mi consigliò di fare criminologia, senza sapere il motivo, lui voleva che restassi in America, così potevamo vederci, io invece non vedevo l'ora di separarci.

"Ale?" Mi chiamò Summer passandomi una mano sugli occhi. Mi risvegliai dal mio trance con uno scossone.

"Sì? Scusate non vi stavo ascoltando" Sussurrai mortificata.

"Stai tranquilla, volevamo solo dirti che noi abbiamo finito di studiare, tu resti ancora un po' qui?" Mi chiese Nancy con un sorriso dolce, il suo primo sorriso che mi rivolse.

"Sì, devo ancora finire di studiare questo argomento" Indicai gli schemi davanti a me.

Le ragazze presero la loro roba e mi salutarono, io rimasi lì, a ripassare gli schemi, non era un argomento difficile, stavamo trattando Shakespeare, uno scrittore che mi appassionava molto.

Sentii un rumore tra gli scaffali dei libri.

Mi voltai verso l'origine del suono, ma non vidi nulla, scossi la testa pensando di essermelo immaginato, ma poi il rumore si ripetè più forte, sembrava un tonfo.

Mi alzai e mi diressi verso gli scaffali, il cuore batteva all'impazzata nella mia cassa toracica. Avevo deciso di addentrarmi negli scaffali che strabordavano di libri solo per la curiosità di scoprire chi ci fosse, ma me ne stavo già pentendo.

Mentre camminavo, buttavo delle occhiate sui libri.

Alzai lo sguardo e potei notare una figura imponente che stava appoggiata su uno scaffale.

Mi avvicinai a lui e copiai la sua posizione, solo che mi misi frontalmente.

Lui alzò lo sguardo su di me, aveva gli occhi verdi come lo smeraldo, le sue labbra non erano né troppo sottili né troppo grandi, era alto e longilineo, i capelli erano una massa arruffata biondo cenere. Mi guardò dall'alto, mantenni lo sguardo sui suoi fantastici occhi.

"Perché sei qui?" Mi chiese con un sorriso stampato in faccia.

"Studiavo con delle mie amiche, tu?" Chiesi a mia volta.

"Cercavo un po' di privacy, ma a quanto pare anche qui c'è gente che mi cerca" Rise mostrando i denti.

Io però non risi, e appena lo notò il ragazzo smise.

"Come ti chiami?" Chiesi schioccando la lingua sul palato.

"Aaron, tu? Non ti ho mai visto, sei nuova?" Nemmeno io l'avevo mai visto, però non gli avevo chiesto se fosse nuovo, non capivo il perché me lo avesse domandato.

"No, comunque mi chiamo Alexandra"

"Non è un nome Americano, hai origini russe?" Assottigliò gli occhi.

Annuii, era vero, avevo origini russe, sia mio padre che mia madre arrivavano da Mosca, avevo un cognome e un nome russo, nessuno me lo aveva mai domandato.

Un telefono squillò, era il mio. 

Sbirciai con lo sguardo e vidi il nome del mio ragazzo comparire sul telefono. Mi irrigidii. Aaron lo notò.

"Se non ti va, non rispondere" Guardò prima il display e poi me.

"Certo che mi va" Mi sentii offesa per quella esclamazione.

Risposi al telefono, e provai ad allontanarmi, ma qualcuno mi afferrò per il polso. Mi voltai e Aaron mi indicò con la testa il posto dove ero messa prima, mi misi nuovamente davanti a lui, ma questa volta ero meno disinvolta.

"Ciao piccola"

"Ciao Henry"

"Dove sei? Io sono davanti l'università"

"Sono in biblioteca, stavo studiando"

"C'è qualcuno con te?"

Guardai Aaron, che ricambiò subito il mio sguardo.

"No, non c'è nessuno con me" Mentii, se Henry fosse venuto a sapere che ero insieme a un ragazzo da sola, avrebbe dato di matto.

"Ok, raggiungimi, stasera ho una sorpresa per te"

Staccò la chiamata.

"Perché hai mentito?" Mi chiese Aaron solo dopo che chiusi la chiamata.

"Perché sì" Non diedi altre motivazioni e me ne andai, ma fui di nuovo fermata da una voce.

Aaron mi porse un biglietto spiegazzato, lo presi e ci sbriciai dentro.

"È il mio numero, se hai bisogno chiamami o scrivimi" Mi fece un occhiolino, sorrisi, e per una volta lo feci in modo sincero, poi me ne andai, lasciando il ragazzo da solo.

Scesi le scale e uscii dall'università, oltre il giardino c'era Henry ad aspettarmi con la sua macchina e un finestrino aperto. Entrai nell'abitacolo tesa come una corda di violino.

"Ciao amore" Mi diede un bacio sulla bocca e appena si voltò mi pulii con il dorso della mano il punto in cui le nostre labbra si erano toccate.

-angolo scrittrice-
Premetto che oggi non ero in vena di pubblicare perché oggi è stata una giornata un po' così, però finalmente mi sono decisa di scrivere questo capitolo.
Vi è piaciuto questo pov?
Ci vediamo.

Ire💗

ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora