Rosarito, La Bimba Cannibale

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Rosarito, la bambina cannibale della metropolitana di Città del Messico.
"Perché non sono morta di fame per un mese? Sono stata costretta a mangiare topi e perfino carne umana... e il suo sapore è gradevole e, bevendo il sangue non mi sono disidratata. All'inizio è stata dura ma la fame e il bisogno mi hanno portata a ciò, non li ho uccisi, erano già morti."

Ha sempre ricordato Rosarito, durante la sua reclusione nell'Istituto messicano di investigazione psichiatrica, nel dipartimento del distretto federale, oggi Città del Messico, e ha raccontato in modo molto dettagliato la sua atroce esperienza di come è sopravvissuta fin dai primi giorni di settembre dell'anno 1972.
Finì con l'essere soprannominata: "la bambina cannibale" della metropolitana di Tacubaya e non era piacevole sentirla dire che non avrebbe mai dimenticato come, a causa delle persone che si erano ammassate sulla metropolitana numero 1, quel giorno sua madre l'avesse persa e l'avesse completamente dimenticata. Il suo cuore era pieno di odio e risentimento e ciò le causò nella mente, un danno grave e irreversibile. Raccontò che quel giorno non era più scesa dal treno e che l'aveva portata nei garage o nei tunnel di Tacubaya fino al famoso capolinea o rifugio del treno dove, essendo una delle prime linee, era costeggiata da innumerevoli passaggi; poiché il treno non era tornato indietro per prestare servizio, scese e grazie a Dio non morì fulminata con le migliaia di volt che vengono maneggiate lì, sentì dei rumori nel buio e per paura si inoltrò sempre più in profondità fino a rimanere intrappolata quella gabbia di cemento.
Le ore passavano, il caldo e la fame aumentavano e la sua mente si riempiva di odio, ripugnanza e rifiuto dell'umanità perché la incolpava per il fatto che sua mamma l'avesse abbandonata. Non sapeva che sua madre un'umile collaboratrice domestica del quartiere Balbuena, era sprofondata nel pianto e nella disperazione. I carabinieri e il personale civile della metropolitana, la cercarono nelle zone limitrofe senza ottenere risultati e con il passare dei giorni la considerarono scomparsa. Per un breve periodo se ne dimenticarono fino a quando un poliziotto investigativo giudiziario, che si stava occupando del caso, non lo riaprì per continuare le indagini.
La piccola rimase senza mangiare per 2 giorni e alla fine diede la caccia a uno di quei topi di fogna e con lo spigolo di un sasso lo fece a pezzi per divorarlo con grande appetito, ma placò la sua fame solo per poche ore. Commentò che aveva perso la cognizione del tempo perché non sapeva che giorno, ora o mese fosse... era così lontana dai binari che non vide mai passare un treno della metropolitana e a causa della scarsa illuminazione, usò le pareti per cercare di trovare dell'acqua o qualcosa da mangiare. Proprio quando pensò che sarebbe morta di fame, sentì che a pochi metri di distanza era caduto qualcosa di pesante e grosso, era lì, vicino a lei. Questa cosa lanciò un grido di dolore che durò alcuni secondi. Non ci volle molto perché i topi si presentassero e iniziassero a divorarlo, questo pacco era una persona, un indigente che viveva per strada: aveva aperto la botola di una fogna per passarvi la notte ma non aveva calcolato bene la profondità e, cadendo, era morto a causa di fratture multiple; in particolare una delle sue gambe era esposta ed aveva l'osso che fuoriusciva dalla carne.
Lei raccontò, a grandi linee, che dovette mangiare parte di questo cadavere insieme ai topi e bere il sangue per non morire di sete.
Questa carne amara e dura la salvò da una morte prematura.
I giorni passarono e i senzatetto che vivevano vicino alla metropolitana di Tacubaya dissero al poliziotto che stava indagando, che una notte avevano visto una bambina di circa 10 anni uscire dal sistema fognario della metropolitana e trascinare giù un senzatetto (sicuramente morto sul colpo, nell'impatto, quando si schiantò al suolo). Inoltre, il comportamento di questa bimba era strano: non camminava dritta ma a quattro zampe, come i roditori.
Quella potrebbe essere la seconda vittima (in totale furono tre), che la piccola avrebbe divorato, nei suoi primi 15 giorni all'interno dei tunnel della metropolitana, dove si adattò facilmente e di sua spontanea volontà poiché non voleva più allontanarsi da quel posto. Lei, ormai, aveva trovato il modo di sopravvivere e ora, a causa delle conseguenze del danno mentale, viveva con i topi, verso i quali provava affetto e tenerezza.
Si ha, per di più, notizia di una persona che una notte, mentre dormiva per terra in strada, fu morsa alla spalla da una bambina, che agilmente si rifugiò nel canale di scolo per non salire mai più. L'ufficiale di polizia giudiziaria che aveva in carico il caso iniziò a comporre il suo puzzle e chiese al dipartimento del distretto federale di fare un giro dei tunnel in quella zona dove questa bimba era stata vista e dal luogo in cui erano stati segnalati già tre dispersi e un ferito da morso.
Dopo due ore di viaggio attraverso i tunnel, la polizia e il personale di sorveglianza della metropolitana trovarono resti di vestiti, scarpe e metri più avanti, resti umani, decomposti, di uno degli scomparsi, e pensarono che quello scempio fosse stato causato dai topi... mai avrebbero immaginato che si sarebbero trovati davanti ad una realtà difficile da credere. Giunti alla fine del tunnel di Tacubaya e accese le potenti lampade, videro una bambina dall'aspetto indigeno, con capelli lunghi e sporchi, divorare parte di un piede umano e con grande facilità staccare la pelle dalla carne. Lei, sentendosi perseguitata, fuggì attraverso i tunnel, ma senza successo poiché il personale della metropolitana riuscì a catturarla. Quel giorno, 22 settembre 1972, fu finalmente salvata dalla prigionia e, poiché era minorenne e, a causa del suo disturbo psichico, fu ricoverata nel manicomio dove visse per molti anni. Sua mamma che andò a visitarla quotidianamente, forse avrebbe preferito vederla morta piuttosto che in quella condizione di follia e danno fisico. Anni dopo, nel 1997 la madre morì e per la figlia non si poté fare nulla.
Rosarito trascorse parte della sua vita in quel centro psichiatrico, la sua permanenza è stata anche correlata alla morte di un'infermiera, deceduta in strane circostanze, ma nessuno potè provare la sua colpevolezza; anche i medici lì avevano paura di lei.

Rosarito morì nel 2010, all'età di 45 anni e non riuscì mai a recuperare la sanità mentale o la ragione, il suo fu un funerale triste e solitario, nessuno pianse per lei e il suo caso molto controverso fu dimenticato.
Con il suo decesso, terminò il terrore delle fogne o della cannibale nella metropolitana, Rosarito Sánchez, la bambina di 8 anni che ebbe l'infanzia più dura e crudele di quei tempi e questo caso rimane nella storia di Città del Messico.

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