9. we're in this together

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Katsuki si portò una mano tra i capelli, muovendo nervosamente una gamba poggiato alla scrivania di schiena, mentre Eijiro, altrettanto nervoso, fissava il biondo a braccia conserte.

Dire che il rosso era esasperato era un eufemismo.

Da più di mezz'ora discuteva con Katsuki, nel tentativo di convincerlo ad uscire di casa e tornare a lavoro. Essendo a capo di una grossa catena di società, aveva dei doveri.
E non di poca importanza. Eijiro, essendo il suo vice, era lieto di sostituirlo per qualche tempo, non era un problema per lui, ma non per così tanto tempo.

<Bakubro, ragiona: non puoi trascurare ancora per molto l'azienda. Le finanze ne risentiranno; i progetti vanno collaudati e approvati; gli impiegati cominciano ad essere inquieti e sospettosi.>

Il biondo si lasciò scappare ad una risata nervosa, tamburellando i polpastrelli contro la superficie lucida della sua scrivania. Odiava il solo pensiero che il rosso gli facesse la predica e non aveva bisogno che qualcun'altro pensasse per lui.

Non era semplice ragionare con lui quando reagiva così, ma Eijiro lo conosceva da abbastanza tempo da sapere come prenderlo ed il più delle volte riusciva a farlo ragionare. Non lo colpiva più nemmeno il fatto che quando si incazzava non usasse il solito nomignolo che gli aveva attribuito al liceo.
<E dimmi un po' Eijiro: perchè cazzo sei il mio vice, allora? Se non ci sono io passi tu al comando di un branco di idioti che non sanno nemmeno dove pisciare senza istruzioni. Mi pare che il concetto è sempre stato chiaro.>

<Lo so e lo comprendo Katsuki, ma un mese, manchi da più di un mese ormai! E tutto per quel ragazzino!> un velo opaco oscurò le iridi cremisi di Bakugou, portandolo ad assottigliare lo sguardo udendo quelle parole ed il tono dispregiativo con cui si riferì a Izuku. Sapeva che si riferiva a lui.

Eijiro era il suo migliore amico, certo, ma Izuku rimaneva una ferita aperta nell'animo di Katsuki. Era come se fosse il suo tallone d'Achille e nessuno doveva osare toccarglielo. Ne aveva passate troppe anche solo per ricevere insulti e rancore immotivato.

<Andiamo, hai intenzione di passare tutta la vita dietro ai suoi problemi e traumi del cazzo?! Posso capire che lo hai salvato perchè vi conoscevate da piccoli, ma guarda in faccia la realtà: non si ricorda nemmeno chi sei adesso!>

<Non un'altra parola Eijiro, dico davvero.>

Se in cambio delle sue provocazioni riceveva soltanto freddezza senza scoppi di rabbia, Eijiro non seppe più che pesci pigliare con lui.
Teneva più a quel ragazzino dai riccioli verdi che a tutto l'impero che aveva costruito faticosamente versando sudore e sangue? Sul serio?

Una voce si frappose tra i due animi tesi, parlando con meticolosa calma.

<Quello che dice Eijiro non è del tutto sbagliato Katsuki. Certo, lo ha espresso nel modo peggiore e senza tatto, ma quello che cerca di dirti è non può rimpiazzarti sempre.>
Ashido era sempre stata una ragazza dal carattere solare che affrontava la vita col sorriso stampato in faccia, ma in certe occasioni sapeva tirare fuori quel lato nascosto del suo carattere che la faceva apparire come una madre per quel gruppo scalmanato, senza mai lasciarsi intimidire dallo sguardo furente del biondo.

Quello stesso biondo di cui in quel momento reggeva alla perfezione lo sguardo, osservandolo con infinita calma, accavallando tra loro le gambe snelle seduta su una delle poltroncine presenti nello studio di casa Bakugou.

<Per quanto riguarda Izuku, lo stai aiutando molto ed Eijiro non ha il diritto di giudicare come tu lo faccia.> asserì seria, spostando per un frangente l'attenzione sul rosso il quale sbuffò, per poi tornare sul biondo. <Ma non puoi continuare a fare tutto da solo Katsuki.>

𝑨𝒎 𝑰 𝒂 𝒔𝒍𝒂𝒗𝒆 𝒇𝒐𝒓 𝒚𝒐𝒖? {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora