.drowning lessons.

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le ombre di due figure femminili si intravedono da dietro le tende rosa a fiori, corrono per le scale, fermandosi talvolta per darsi un bacio sulle labbra. si riescono a vedere l'amore e la passione che si fondono, i loro corpi intorpiditi dall'adrenalina e dall'eccitazione.
giungono alla loro meta, la piccola cameretta dalle pareti giallo canarino, neanche si accorgono di accendere la luce urtando casualmente contro l'interruttore.
quelle due sono il sogno di qualsiasi pittore, di qualsiasi scultore, di qualsiasi musicista, di qualsiasi poeta, di qualsiasi scrittore, di qualsiasi ballerino. sono arte, sfumature di colori caldi che disegnano l'alba simbolo di rinascita. sono arte, lineamenti che si incastrano alla perfezione. sono arte, coppie di crome e semiminime che si alternano in una ritmica rapida e incalzante. sono arte, rime impensabili e perfette degne di invidia. sono arte, pagine infinite di colpi di scena e sconfinata dolcezza. sono arte, passi di danza classica dall'impeccabile esecuzione.
sono arte, eppure non accettate dalla società. le opere d'arte sono ammirate da tutti, perché loro no? sono due donne, non possono essere unite in una relazione romantica, è contro natura. il loro amore, così bello e puro, è condannato a sbocciare di nascosto, nessuno all'infuori delle due giovani donne lo può ammirare in tutta la sua magnificenza. ma loro sono stanche di nascondersi, di potersi comportare da fidanzate quali sono realmente all'oscuro di tutti, delle loro famiglie in primis. vogliono tenersi per mano mentre passeggiano in strada, vogliono baciarsi sotto il vischio in inverno come tutte le altre coppie di adolescenti, vogliono dirsi "ti amo" in pubblico.
sono stanche, stanche di tutto questo schifo, di tutte queste discriminazioni. vorrebbero scappare ma hanno paura, o meglio: la più grande ha paura. la più piccola è uno spirito libero, ucciderebbe per la libertà, l'idea di scappare è la sua. la più grande... oh, la più grande è anche la più fragile, vuole bene alla sua famiglia nonostante tutto, non riuscirebbe ad abbandonarla.
si riesce a distinguere la sagoma bassa della piccoletta, si mette in punta dei piedi per unire le sue labbra con quelle dell'altra, ormai i loro corpi sono privi di qualsiasi indumento, si scrutano a vicenda, eccitate da ciò che vedono.
boom.
un improvviso rumore fa sobbalzare entrambe le ragazze. un uomo si trova sul ciglio della porta, osserva il loro riflesso dallo specchio al lato del letto. si sentono delle urla, urla e singhiozzi, suppliche, insulti, il rumore di uno schiaffo.
la più piccola afferra la mano della maggiore, le dice parole dolci, le dice di scappare, via da tutto quell'inferno. la maggiore la ignora, corre giù per le scale, cerca di giustificarsi con il padre. rinnega tutto l'amore che prova per la piccoletta, rinnega i baci e le parole dolci e i momenti di passione.
e la minore ascolta tutto, le parole le arrivano all'orecchio ben chiare. e scoppia a piangere. cade a terra, addossata alla parete. insulta l'amata, dalle sue labbra arrossate non escono altro che imprecazioni miste a singhiozzi.
le fa male il cuore ad udire tutte quelle cazzate riguardanti loro due. sbatte i pugni contro il muro, inizia a rovesciare tutto quello che incontra. arriva il turno dello specchio. guarda il suo riflesso, le parti intime scoperte, il succhiotto sul collo, le lacrime che le colano sulle guance. tira un pugno proprio nel punto del petto, là dove il suo cuore sembra star per esplodere. il sangue inizia a sgorgare a fiumi dalle nocche, ma non le importa: quel dolore non è neanche minimamente paragonabile a quello che prova dentro.
si riveste, un trasandato paio di jeans strappati e scoloriti, una maglia dei pink floyd troppo grande per il suo corpicino e una felpa beige rubata di nascosto dall'armadio del padre. allaccia i lacci delle sue converse rosse con mani tremanti. apre la finestra e guarda giù. quella di camera sua è molto più alta, non ha paura di saltare.
si volta un'ultima volta, per vedere se la sua amata ragazza sta salendo le scale, sta tornando da lei, per baciarla e dirle che adesso fuggiranno insieme, non importa dove, ma insieme. ma nulla di tutto ciò accade. lei è ancora da sola, l'altra si trova al piano di sotto, che cerca di convincere il padre con i suoi falsi racconti del cazzo.
non la aspetterà, non questa volta.
e così salta. sente l'aria che le carezza le parti di pelle lasciate scoperte dai vestiti, sente i capelli volteggiare e andarle davanti gli occhi. atterra in piedi per pura fortuna, dopo aver rischiato di cadere addosso ad un cassonetto dell'immondizia.
la flebile luce dei lampioni fa risaltare le lacrime sul suo viso, numerose quanto luccicanti. la si sente urlare "vaffanculo" con tutto l'aria che ha nei polmoni, tutti quelli che la sentono sanno che le stanno facendo male le corde vocali. si allontana a passo spedito, i capelli rossi nascosti sotto il cappuccio, la testa bassa. anche chi la conosce da quando è nata in questo momento affermerebbe di non averla mai vista in questo stato.
ora l'opera d'arte è incompleta, rotta per sempre, impossibile da aggiustare, il danno è irrimediabile. i colori non sono più caldi, ma tristi e freddi, è un'alba piovosa. i lineamenti non sono più quelli di due corpi e due anime unite in un emblema di perfezione, solo distanza e spigoli. la ritmica rapida e incalzate è sparita, lasciando spazio ad una melodia malinconica. le rime sono sì ancora perfette, ma non cantano felicità, soltanto depressione. le pagine di sconfinata dolcezza sembrano essersi volatilizzate, al loro posto ci sono pagine colme di insulti e delusione. l'esecuzione impeccabile dei passi di danza sta cedendo, i movimenti non sono fluidi. eppure anche questa è arte.

𝐂𝖾𝗆𝖾𝗍𝖾𝗋𝗒 𝐃𝗋𝗂𝗏𝖾 𖦹 𝗌𝗁𝗈𝗋𝗍 𝗌𝗍𝗈𝗋𝗂𝖾𝗌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora