.prom queen.

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tw: anoressia

trema con la forchetta in mano, davanti a lei un semplice piatto di pasta al sugo. vorrebbe mangiare ma non ci riesce, sente i sensi di colpa che si fanno largo in lei. ha fame ma non mangia, sente come se stesse per vomitare. eppure lei vuole mangiare, ha paura di finire dentro tutto quello, ma per qualche strano motivo non riesce. ed è così fottutamente incazzata con se stessa per questo. si sente uno schifo, una delusione, una completa incapace. e così mette in bocca il primo boccone, tenendosi lo stomaco, accarezzando la pancia che tanto odia. ha la nausea, non vorrebbe più mangiare ma deve farlo. così manda giù un boccone dopo l'altro, lentamente, masticando e aiutandosi con un goccio d'acqua per ingoiare, come fanno i bambini quando a mensa sono costretti dalle maestre a mangiare qualcosa che non gli piace. si alza da tavola quando il piatto è ancora mezzo pieno, non riesce a mangiare oltre. si siede sul divano, ancora tremante. ultimamente pranzare è un trauma. inizia a pensare a quante calorie ha ingerito, a come smaltirle, al suo peso che sarebbe aumentato e non lo avrebbe sopportato. sensi di colpa. complessi. manie. è tentata di mettersi due dita in gola e vomitare, vomitare e vomitare, fin quando non si sente svuotata completamente, ma la sua fobia del vomito ha la meglio. ma in bagno ci va ugualmente, sale sulla bilancia e vedendo quel numero scoppia a piangere. piange perché non riesce a mangiare ma piange perché non ha perso peso. piange perché si sente in colpa a non mangiare ma piange per le calorie ingerite. è una contraddizione continua nella sua testa.

arriva l'ora in cui solitamente fa merenda: vorrebbe mangiare qualcosa, ma ha la nausea, sente quel mezzo piatto di pasta pesante nel suo stomaco e si sente in colpa per averlo mangiato. eppure non si arrende: prende un pacco di biscotti e ne addenta uno. al sentire quel sapore dolciastro in bocca la nausea non fa che aumentare. prende un tovagliolo e sputa quello che aveva in bocca. non è neanche riuscita a mangiare un biscotto. si sente uno schifo. ed ha paura. una paura fottuta di non caderci dentro fino al collo, di arrivare a smettere totalmente di mangiare, di iniziare a perdere troppo peso e dover essere ricoverata. ha paura perché sa che se accadesse non riuscirebbe ad uscirne. eppure continua a mangiare meno del solito, a sentire come se quel che mangia lo dovesse giustificare e meritare. sa che deve mangiare per vivere, ma non ci riesce. non ci riesce, non ci riesce, non ci riesce. e si sente delusa da se stessa.

è ora di cena: hamburger di carne ed insalata. quel piatto davanti a lei la spaventa ma vuole mangiarlo tutto. fa un boccone e beve, fa un boccone e beve, ma almeno sta mangiando. le sembra di star andando bene ma ecco che sente i sensi di colpa. lascia cadere la forchetta nel piatto con rassegnazione, non ha finito neanche la cena. nel piatto c'è ancora più di metà hamburger e qualche foglia di insalata. sa che non riuscirebbe a mangiarli e neanche ci prova. sente quel poco che ha mangiato pensante nel suo corpo e pensa che è tutta colpa sua. la sua mente si divide in due: una parte dice che non avrebbe dovuto mangiare affatto mentre l'altra dice che avrebbe dovuto finire il pasto. non ce la fa più. è stanca di tutto quello. stanca dei sensi di colpa, stanca della nausea, stanca di non riuscire a mangiare, stanca di sentirsi un'incapace dopo non aver finito un pasto, stanca di tutto. vorrebbe chiedere aiuto. dovrebbe chiedere aiuto. ma non le è mai stato insegnato, i suoi problemi se li è sempre risolti da sola. ed è così fottutamente orgogliosa da non volerci neanche provare.

si addormenta a tarda notte, le lacrime sul viso, la testa che le fa male.

la mattina dopo si sveglia.

e anche quel giorno è la stessa storia.

𝐂𝖾𝗆𝖾𝗍𝖾𝗋𝗒 𝐃𝗋𝗂𝗏𝖾 𖦹 𝗌𝗁𝗈𝗋𝗍 𝗌𝗍𝗈𝗋𝗂𝖾𝗌Where stories live. Discover now