CAPITOLO 28

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"Ti amo, non dimenticarlo".
Quelle parole mi rimbombano nella mente e non mi fanno dormire, mi lasciano sveglia a fissare il soffitto bianco.
Ricordo che feci lo stesso la notte prima di andare a vivere da mio padre, quella credo che sia stata la notte più lunga da quando ho memoria.
Ricordo che piansi, piansi come se non ci fosse un domani.
Non perche non volessi andare da lui, anzi, ma avevo paura di sbagliare qualcosa e finire in comunità.
Sostanzialmente la mia paura era quella di rimanere sola, ed è quella che ancora persiste.
Per rimanere sola non intendo un pomeriggio senza amiche o cose simili, ma sola nel senso della vera e propria solitudine.
Troppe volte mi era capitato di rimanere sola anche se attorno a me c'erano tante persone, la cui buona parte si fingeva mia amica.
Iniziai ad avere paura di rimanere sola  quando mia nonna perse la vita.
Mia madre iniziò a far uso di droghe e Marzio nell'intento di farla smettere, iniziò anche lui.
Io iniziai a non mangiare più, infatti persi un bel po' di chili ,specialmente quei chili in più che mia madre mi faceva notare.
Se non altro, quell'anno passai la prova costume con tanto di lode in materia.
Dopo litigai con Emiliano, con i miei amici e con mia madre.
In poco tempo avevo perso tutte le persone di cui mi fidavo ciecamente.
Da quel preciso istante, quello in cui mi resi conto di essere rimasta sola, iniziai a chiudermi in me stessa.
In quel periodo, o forse anche qualche anno dopo, uscì Rose Nere.
Dopo la morta di nonna, mia madre se ne fregava di me, sembrava che nella sua vita non se ne facesse nulla della mia presenza.
Sniffava, arrivando a volte fino alla vena, come se non ci fosse un domani, e quando facevo qualcosa di sbagliato, o che secondo lei non andava, recitava quelle parole che tanto odiavo : "Stai diventando come tuo padre".
Mio dio, quanto odiavo quelle parole.
Quando mia madre parlava di Guè, non faceva altro che insultarlo e di dire quanto fosse un superficiale bastardo.
Perciò, quando ascoltai Rose Nere capii che ero diventata proprio come quella persona per la quale provavo tutto quel rancore, che più volte avevo scambiato per odio.
Rancore perché ero sola, non sapevo bene come fossero andate le cose, sapevo solo che ero figlia di Cosimo Fini.
Provavo rancore verso di lui perché mi sentivo abbandonata.
Poco cambiò quando mi trasferii a Milano.
Nuova scuola, nuovi amici, nuova vita, tutte cazzate.
Ogni tanto andavo a Vimercate, ma di Emiliano non c'era nemmeno l'ombra.
Avevamo litigato per una cazzata, ma a quel tempo mi sembrò un vero e proprio torto personale.
Semplicemente, dopo essersi disintossicato,  mi aveva promesso che non avrebbe più toccato niente di illegale e tenendo conto di tutte le droghe che aveva assunto in quegli anni, era una cosa molto difficile per lui astenersi dal prendere qualcosa.
Invece una sera, al parcheggio delle Torri Bianche, lo trovai intento a fumarsi un cannone.
Forse non era molto, ma a me diede molto fastidio.
Mi aveva promesso che avrebbe smesso con tutto, fumo compreso, e invece era lì ad infrangere la nostra promessa.
Sapeva quanto odiassi quella roba, forse perché avevo visto come ci si riduceva quando non ne potevi più fare a meno.
Vedevo mia madre sempre fatta, e più volte avevo rischiato di finire in comunità, ma Marzio, con un bel po' di soldi, riusciva sempre a farmi restare lì.
Per questo gliene sarò sempre grata.
Io e lui, comunque, non abbiamo mai avuto un bel rapporto.
Non perdeva minuto per insultare mio padre per il semplice fatto di criticarlo credendosi migliore di lui.
Ricordo che quando andai al firmacopie, la sera feci tardi e appena videro il cd autografato si scatenò il finimondo.
Quella era una delle tipiche sere in cui erano strafatti tutti e due, e perciò bisognava stargli alla larga e non farli incazzare.
Il livido sulla faccia mi rimase per tre giorni da quante botte avevo preso, perché mi era stato esplicitamente proibito di andare a quel firmacopie, ma avevo solo 13 anni e volevo finalmente vedere mio padre dal vivo.
Quella notte andai a dormire fuori, in strada, anche se poi non dormii per niente perché trascorsi tutta la notte a passeggiare.
Avevo visto poche volte mio padre : la prima volta al campetto, la seconda per strada, la terza a Milano qualche settimana dopo e l'ultima ad un altro firmacopie.
Quella notte incontrai mio padre di ritorno da una serata.
Fu veramente strano, non credevo ai miei occhi.
Fu la dimostrazione che non era come mi avevano detto.
Ho ancora il dialogo impresso nella mente, come se fosse stato scritto con un pennarello indelebile.
-Hey, cosa ci fai in giro a quest'ora della notte? Sei piccola per andare in giro sola- Domandò dopo aver accostato la macchina ed abbassato il finestrino.
Non avevo paura infondo sapevo che non mi avrebbe fatto del male, mi fidavo di lui.
-Dai, sali su che ti riaccompagno a casa- Aggiunse poco dopo.
-No, grazie. Casa mia è l'ultimo posto in cui vorrei andare.-
-Sì, ma non puoi nemmeno vagare per strada alle due di notte, almeno sali, poi mi dici dove ti devo portare.-
-Sì, g-grazie -
Mi aprì la portiera e mi sedetti sul sedile, studiando ogni tratto del suo viso.
-Ehy, ma..-disse indicando l'ematoma sul mio viso - che hai fatto?-
-Niente...sono caduta- dissi abbassando lo sguardo, avevo gli occhi lucidi.
-Non sei caduta, guardami-
Alzai lo sguardo ed una lacrima mi rigò il viso, lui mi guardo inizialmente con aria perplessa, ma poi penso capì la dinamica della situazione.
-Chi te l'ha fatto?-
-Lascia stare...-
Dette quelle parole mi abbracciò, lì piansi.
Sapevo bene che quello era mio padre.
Mi asciugai le lacrime e scesi dalla macchina.
-Aspetta...-
-Che c'è? -
-Cosa hai fatto?-
-Ho fatto una cosa che non andava fatta.- non potevo raccontargli tutta la mia storia, non volevo causargli troppi problemi.
-Ti riaccompagno a casa.- insisté.
-No,grazie davvero.-
-Dai, almeno solo un pezzo-
-Va bene- mi arresi.
Mi riaccompagnò fino sotto casa, che era deserta in quel momento.
Erano in giro a farsi o a cercare altra droga, per cui non ebbi altre sorprese fino al giorno dopo.
Ricordare queste cose mi fa male, pensare quanto una sostanza possa influire sulla ragione di una persona mi fa andare fuori di testa.
Fortunatamente quella situazione da lì a poco finì e ritornammo ad essere una "famiglia normale".
Dopo quel tuffo nei vecchi ricordi, mi riesco ad addormentare profondamente.

Come se fossimo scappati di casa ||Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora