Capitolo 20

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Stefan si fece condurre da Marcus al Palazzo di Giustizia dove, sfoderando una calma assoluta, si presentò negli uffici d'archivio. Vagò con lo sguardo tra le dipendenti appostate alle scrivanie poste in ordine di tre file; il rumore delle battiture a macchina; lo stridio delle telescriventi; le lampade a luce gialla a illuminare i fascicoli.

Un giovane dal portamento teso; il capello nero e impomatato, vestito di un completo nero gessato, uscì da un ufficio con la porta a vetri, spedito a capo chino su una lettura attenta sui fogli che pose sullo scrittoio di una dattilografa. Stefan lo riconobbe e gli andò in contro. Passando tra quelle scrivanie, parecchie teste femminili si sollevarono al passaggio del biondo ufficiale, affascinante nella sua uniforme blu della Kriegsmarine.

«Dovrei prenderti a pugni per aver fatto distogliere il cuore di Gretel da me!» fu il suo modo di salutare, fingendo un tono aspro.

Heinz Ilgen sollevò di scatto il volto stupito su quella voce che avrebbe riconosciuto fra tante. «Stefan!» gli sorrise contento, andandogli incontro ad afferrare la mano che l'amico gli tese.

Erano stati compagni di Accademia, di stanza e di avventura fino alla maturità. Heinz, però, a differenza dell'amico, non era stato tanto sicuro delle sue aspettative per mare, ritrovandosi, invece, a proprio agio tra gli uffici e le scartoffie; sbocconcellando sulle vite private dei cittadini comuni e non; carpendo e conoscendo ogni piccolo segreto e stupefacente dettaglio che la stampa berlinese non potesse includere tra le notizie di Stato.

«Non hai risposto alla mia domanda, Heinz!» Il giovane sapeva che l'ironia di Stefan era spesso velata dalla serietà, quindi smise di sorridere.

«Lei stessa mi ha detto che fra voi due non è mai stata una cosa seria e così l'ho corteggiata!»

Stefan sollevò un sopracciglio curioso. «E da quando, esattamente?»

L'amico sollevò le braccia, arrendevole. «Tre mesi?» rispose titubante.

L'ufficiale sghignazzò. «Al quarto ti molla!»

«Sei sempre per mare e Gretel, forse, si è stancata di un fidanzato che non c'è mai!» si giustificò invitandolo, intanto, ad entrare nel suo ufficio. Richiuse la porta e i rumori dell'esterno giunsero ovattati all'interno.

«Se non la farai soffrire potrei anche decidere di mettermi da parte!»

L'amico ridacchiò mettendo le mani in tasca. «Non credo che a Gretel importi la tua benedizione, Stefan. Lo prenderò, comunque, in considerazione!»

Dopo quello scambio di battute, che li sondava fedelmente nella lunga amicizia, i loro sguardi divennero seri.

«Ti piace Gretel?»

Heinz annuì. «Tanto. È fantastica!» marcò euforico, evidenziando due profonde fossette su un sorriso candido, che si sollevò evidenziando gli zigomi alti. Stefan sollevò un sopracciglio su quelle fossette che, conoscendo Gretel, capì perché andasse pazza per Heinz.

«Sono qui per un altro motivo.»

«Di cosa si tratta?»

«Ho bisogno di qualche informazione riguardante una donna uccisa dodici anni fa a Hallstat!»

Heinz strinse gli occhi. «Hallstat appartiene all'Austria ...»

«Lei lavorava a Berlino ed era tedesca. Forse Vienna avrà passato la chiusura dell'inchiesta a Berlino!»

L'amico si oscurò. «Che cosa cerchi?»

Stefan sospirò. «Il nome di chi si è fatto garante per quelle indagini.»

Aveva dei dubbi, Stefan. Dubbi molto particolari, ed era convinto che il nome di quel garante, qualunque esso fosse, gli avrebbe cambiato la vita nei prossimi giorni a venire.

LE CORDE DI KLARA Where stories live. Discover now