Capitolo 46

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... "Lo dicevo che mi avrebbero seguita!" piagnucolò Wilma, stringendosi la borsetta al petto.

"Rilassati, donna!" l'ammonì Romel. "Se così fosse non avrebbero bussato!" confutò aspro.

Poco dopo, i due uomini si inoltrarono nella semioscurità della palestra, accostandosi al portone. I colpi divennero più incisivi. Visser puntò il fucile, facendo cenno a Stefan di aprire.

Il giovane spalancò l'uscio, scattando immediatamente indietro con la pistola puntata a due mani.

Huber si impietrì. Lo sguardo fermo, rigido, prima su uno poi sull'altro. I suoi occhi saettarono lenti su quelle armi puntate sul suo petto. Dietro di lui, Markus sgranò gli occhi.

A Romel non piacque la divisa del colonnello che gli si parò davanti non aspettandosi, certamente, che l'ufficiale allungasse un dito per scansare la canna del suo fucile con freddezza.

"Mi dite che cosa sta succedendo?" sibilò cupamente. Stefan mise via la pistola e Visser lo imitò, storcendo però il naso.

Huber seguì i due uomini nella saletta e come lo vide, Klara gli si fiondò tra le braccia. Quell'apprensione incupì ancor di più Mark, che stringendola a sé guardò Stefan con rimprovero.

"Esigo una spiegazione, Stefan!"

Quando il giovane gli raccontò il coinvolgimento di Wilma nell'accaduto della sera precedente e di cosa la donna avesse confessato loro quella mattina, il colonnello la scrutò glacialmente, tanto che le palpitazioni della cantante stordirono la sua stessa mente. Il colonnello le si avvicinò. Le sue labbra tremarono; le lunghe ciglia sbatterono sconnesse. Quell'uomo, inflessibile e integerrimo con i soldati, non avrebbe avuto pietà di lei. Si sentì perduta. Le gambe non la ressero per la paura e urtò una sedia, che strisciò sul cemento freddo del pavimento squilibrandosi. Dovette tenerla per accomodarsi.

"Chi ti ha ingaggiata per questo incarico?" tuonò Mark, sovrastandola con tutta la sua terrificante altezza. La donna sbiancò in volto, scuotendo la chioma.

"Io ... avevo solo bisogno di soldi per lasciare la Germania!" rantolò col petto scosso in singulti frenetici.

Huber batté un pugno sul tavolo accanto a lei, facendola trasalire. "Incomincia a dirmi tutto quello che sai e non le frottole che, certamente, hai raccontato a loro" le intimò, accennando ai tre dietro di lui "o ti spedisco in un campo di concentramento così raffinato, che sapranno come prendersi cura di te!" Il tono agghiacciante con cui furono pronunciate quelle parole impietrirono Wilma in uno sguardo colmo di terrore.

Klara impietosita dalla sincerità di Wilma seguì il suo istinto, posando una mano sul braccio del colonnello, la quale osservandola cautamente la vide dissentire col capo. Klara, poi, scrisse qualcosa e glielo porse:

"Dobbiamo nasconderla!"

Il colonnello la guardò confuso. "Una spia è brava a fare il doppio gioco, Klara!" La ragazza scosse il capo, intenzionata ad aiutare Wilma e lui fu irremovibile.

"Forse hai ragione tu, ma quelli sono là fuori, perché l'avranno seguita!"

Wilma annuì a quelle parole. "L'ho detto anch'io!" confermò energica. Huber la scrutò, confutando se la donna fosse sincera o stesse continuando a mentire per salvarsi la pelle.

"Dimmi ciò che sai su chi ti ha assunto!"

Wilma scosse il capo. "Come ho detto loro, non l'ho mai visto in faccia. L'unica volta che l'ho incontrato è stato in una saletta buia!"

Huber la sovrastò minaccioso. "Avrai notato almeno un particolare?!"

La donna sembrò riflettere. Le sue ciglia battevano irrequiete.

LE CORDE DI KLARA Where stories live. Discover now