Che paura quando guidi te - parte 3

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"Tutto, anche io tutto."

"Sei sicuro?" - chiese Christian preoccupato.
"Ti ho mai dato modo di pensare che non fosse così?" - ribatté il biondo confuso.
"Non lo so, forse mi sono svegliato troppo tardi."
"Su questo non ci piove!" - disse con tono di rimprovero Mattia.
"Si, ma non ti allargare mo'. Neanche tu hai mai fatto un passo avanti." - si difese il maggiore.
"Christian, mi hai parlato di quattrocentomila ragazze in questi mesi. Cosa avrei dovuto fare?"
"Ma dai, erano ragazze fighe...tutto qua. Non ci ho mica mai provato!"
"Ah, bene! Ragazze fighe? Visto che sono così fighe puoi sempre provarci adesso, con tutte loro. Ad una ad una, o anche contemporaneamente!" - lo aggredì con nervosismo il più piccolo.
"Geloso!" - fu la parola che uscì ovattata dalla bocca di Christian, che si era ritrovato un cuscino dritto in faccia a causa della gelosia del biondo.
"Non sono geloso, sei tu che sei un coglione." - si lamentò infastidito Mattia.
"Matti dai, ammettilo." - continuò a punzecchiarlo il più grande.
"Non ammetto una cosa falsa, io non dico bugie Christian. Sono una brava persona, a differenza tua."
"Ou, senti qua piccolino, abbassa le ali!" - lo rimproverò Christian.

Mattia, nonostante l'incazzatura, non riuscì a non reagire a quel nomignolo, contro la sua volontà divenne rosso fino alla punta delle orecchie.

Christian scoppiò a ridere scuotendo la testa.

"Piccolino." - ripetè con il sorriso sulle labbra e uno sguardo divertito e anche un po' presuntuoso.

E Mattia provò a dissimulare, ci provò per davvero, ma senza risultati.

"Che c'è?" - chiese facendo il finto tonto.
"C'è che ti piace essere chiamato così, ma ti vergogni del fatto che io lo abbia scoperto." - incalzò il maggiore.
"Non mi fa proprio nessun effetto." - mentì spudoratamente.
"Non hai appena detto che tu non dici le bugie, Mattia?" - chiese Christian avvicinandosi pericolosamente a lui e al suo viso.
"Infatti non ne dico." - abbozzò il minore con le guance completamente bordeux.
"Ma se arrossisci così per un semplice 'piccolino', se dovessi ammattire e chiamarti amore mio cosa farai?"

Mattia fece una "o" con la bocca e rimase bloccato per qualche secondo. Poi sembrò tornare sulla terra.

"Scusami, devi ammattire per chiamarmi amore mio?" - chiese offeso.
"Per forza." - rispose subito il più grande.
"E allora che cazzo vogliono dire tutte le parole
che mi hai appena vomitato addosso?" - Mattia stava perdendo le staffe, cosa abbastanza rara.
"Le due cose devono essere necessariamente collegate? Quello che ti ho detto presuppone che io adesso inizi a chiamarti amore mio?" - chiese Christian con un sorriso sulle labbra, che - se possibile - fece incazzare ancor di più il minore.
"Senti Christian, mi stai facendo girare i coglioni e non poco. Non sto capendo niente di quello che stai facendo e ho solo l'impressione tu stia giocando, con me e con i miei sentimenti. E, dato che io non ho proprio voglia di giocare, mi vado a fare un giro prima che mi venga in mente di prenderti a pugni. Anche se lo meriteresti."

Christian lo bloccò per un polso mentre lui stava già uscendo dalla stanza.

"Ou, Mattì!" - lo ammonì.
"Che vuoi?" - chiese nervoso il biondo mentre scrollava con forza la mano del più grande dal suo polso.
"Vuoi essere chiamato amore mio?" - chiese a bassa voce e serio il moro.

Mattia rimase interdetto per un attimo.

"No." - rispose poi incazzato.
"Matti?" - pronunciò di nuovo flebilmente.
"Mi fai andare via per favore? Ne ho bisogno." - lo supplicò.
"Prima rispondimi, perché io ne ho bisogno." - incalzò il maggiore.
"Ti ho già risposto e ti ho detto no, Christian. Basta."

Christian abbassò la testa e lo lasciò andare. Ma mentre Mattia si stava allontanando gli sfuggì qualcosa dalle labbra, ed era la pura e semplice verità.

"Ho paura, tutto qua."

Mattia lo sentì e si fermò, ma rimase di spalle.

"Anche io ho paura, Christian. Non per questo mi metto a giocare con te dichiarandomi - in un modo di merda tra l'altro - chiamandoti piccolino e sfottendoti, per poi dirti che non ti chiamerò mai amore mio. Non ha senso tutto questo, dovresti rendertene conto." - concluse deluso.

"Scusa, ho sbagliato." - fu l'unica cosa che riuscì a dire il moro.
"Hai detto bene, hai sbagliato." - confermò Mattia senza indugio.
"Come posso passare dal chiamarti fratè ad amore mio? Come funziona? Cosa devo dire al mio cervello affinché si senta libero di farlo senza vergognarsene? Spiegamelo tu." - disse con la voce tremante il più grande.

Fu a quel punto che, finalmente, Mattia si girò verso di lui e lo guardò negli occhi tristi e lucidi.

"Christian, io non ho tutto il coraggio che tu mi attribuisci. Anche io ho paura, okay? Non so se ne hai mai avuto il dubbio e non lo hai chiesto per vergogna, ma neanche io sono mai stato con un ragazzo. Mai. Anche io ho sempre creduto di essere etero, fino a quando non ti ho incontrato. Non so perché da fuori sembra tutt'altro, ma io sto messo come te. Io ho paura, per me è tutto nuovo come lo è per te. Ed etero forse mi ci sento ancora a dirti la verità, non lo so che mi sento, che definizione darmi...perché quello che provo per te va al di là di ogni etichetta, di ogni incasellamento sociale e umano. Quello che provo per te origina nell'iperuranio probabilmente, e lì lo tengo nascosto da due anni. Io non lo so se è amore, non pretendo che tu mi chiami amore mio, okay? Non so neanche se sono in grado di chiamarti così io. Ma so che non servirebbe ammattire per fare uscire quelle due paroline dalla mia bocca, perché sei tu. Sei tu che mi hai fatto chiedere, tutte le notti che ho passato insonni, cosa significasse amare. Non mi sono mai dato una risposta, ma so che mi sono posto la domanda pensando a te."

Una lacrima silenziosa rigò il viso lentigginoso di Christian. Mattia la vide, ma continuò.

"Anche io ho paura Chri, tantissima. Perché non voglio perderti, ma non so neanche come continuare a gestire questa nostra amicizia, perché ad essere sincero per me somiglia più all'amore."

Christian si mise le mani sul viso coprendolo del tutto.

"Mattia Mattia Mattia...Mattia! Mi stai facendo impazzire Mattì porca troia." - disse scuotendo la testa.

"Ma in che sen-?" - stava per chiedere il più piccolo, quando venne bloccato da un paio di labbra morbide sulle proprie. Labbra su labbra.

Non ebbe neanche il tempo di realizzare, che Christian si staccò e rimase a respirargli ad un soffio di distanza.

Erano scombussolati, tutti e due.
Con il cuore a mille e le gambe tremolanti.

"Chri." - fece il più piccolo con un filo di voce.
"Matti." - rispose l'altro, talmente vicino da sfiorargli le labbra. Talmente vicino da fargli sentire il suo cuore che batteva all'impazzata e che quasi gli usciva dal petto.

"E ora?"

...

OS ZENZONELLI - right person wrong timeOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz