Parte 1 - Il Signor Berlini

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Prologo

Grace Murray Hopper, una pioniera della programmazione, usò per prima il termine "bug" (insetto, in italiano) per indicare un errore di programma in un computer.

Nel 1947 una falena aveva inceppato il calcolatore a relè Mark II su cui lavorava alla Harvard University assieme al suo team. L'insetto fu incollato sul registro manutenzione con l'appunto manoscritto «First actual case of bug being found», ossia il primo caso reale di insetto trovato, una frase scherzosa che gioca sul doppio senso della parola in inglese (insetto/problema tecnico).

Se un bug, in un computer primitivo, ha potuto bloccarne il funzionamento, che effetto avrebbe insinuandosi negli algoritmi sofisticati di intelligenza artificiale che mirano a simulare il cervello umano?

Presto il signor Berlini, a proprie spese, lo scoprirà.

Parte 1 - Il Signor Berlini

Per una Marlboro li ammazzerei tutti quei parassiti dei miei dipendenti.

Il signor Berlini stringe nella mano il bilancio di fine anno. Lo impugna, elevandolo davanti a sé, come la reliquia di un santo portata in processione.

Strizza gli occhi. Si fa coraggio.

Rilegge ancora una volta la sentenza.

Berlini Chimica Srl, fatturato in calo dell'85%.

Lo immaginava da tempo, ma ora era certificato nero su bianco.

"Fanculo!"

Scaglia il latrato nella stanza come se potesse colpire i responsabili di quello sfacelo, ma invano. È solo.

Le dita dell'altra mano tamburellano sul bracciolo di pelle mentre, a peso morto, sprofonda nella soffice poltrona. Oggi è scomoda come una lastra di marmo.

Molla il bilancio che plana sulla scrivania, leggero e inconsapevole del gravame che porta.

Incrocia le braccia dietro il collo, sospira e punta gli occhi davanti a sé.

Sulla parete bianca lo sguardo di un sé stesso più giovane lo fissa dall'alto verso il basso. La foto lo ritrae incravattato e pettinato come non mai, in quella prima pagina del "Manager Italiano".

Quante cose sono cambiate in quindici anni.

Gli occhi ammiccavano verso la macchina fotografica pieni di ottimismo. Gli affari andavano a gonfie vele, tanto da fargli meritare quella copertina con l'espressione da stronzo stampata in faccia.

E poi... poi c'era ancora l'immancabile sigaretta appiccicata alle labbra che gli penzolava sul mento.

Buffone. Te la strapperei di bocca.

Berlini alza la testa e fiuta l'aria come un cane da tartufo.

Qualche giorno prima l'aroma di tabacco bruciato impregnava ancora le pareti del suo ufficio. Poi l'odore chimico di pittura l'ha cancellato per sempre dalla stanza, ma non dai suoi ricordi.

Un tiro, solo per oggi. Poi smetto per davvero.

Si piega sotto la scrivania, apre il cassetto più in basso e ci sbatte dentro gli occhi. Agita con la mano la cancelleria.

Niente.

Spalanca, con la mano nervosa, quello successivo.

Vuoto.

Ne avrò dimenticata una da qualche parte?

Alza gli occhi verso la parete. Il suo sé stesso lo fissa ancora, stavolta con commiserazione.

Il BugWhere stories live. Discover now