Parte 5 - La Fuga

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La funzione della fuga è il semplice istinto di allontanarsi, alla ricerca di un rifugio o un aiuto. Quando ci si sente sopraffatti o impotenti di fronte a eventi apparentemente insormontabili, la fuga può rappresentare un modo per cercare un senso di sicurezza. 

Ma, razionalmente, è la scelta migliore?

Berlini sfiora l'acceleratore e i sei cilindri grintosi della Porsche Cayman ruggiscono. L'aria fruscia intorno all'abitacolo tagliata dalla carrozzeria aerodinamica. Il motore aspirato spinge l'auto e schiaccia con la sua grinta la schiena di Berlini contro il sedile. La testa sobbalza all'indietro, frenata dal morbido poggiatesta.

Il culo di una carretta procede lenta, sbuca in prossimità della curva davanti, e lo intralcia.

Berlini rilascia l'acceleratore e sfiora il freno.

Si sporge sulla sinistra quanto basta per sbirciare oltre la carretta, ma la curva è cieca.

Chi se ne frega.

Il suo piede torna a pestare l'acceleratore mentre strattona lo sterzo a sinistra. Supera la linea continua e invade l'altra corsia.

La Cayman affianca la carretta e, con lei, disegna la curva. Procede alla sua stessa velocità, come in una gara clandestina.

Gli occhi del conducente fissano increduli e terrorizzati quelli di Berlini e ne scorgono un lampo di rabbiosa pazzia.

Lui, con un'altra lieve pressione sull'acceleratore, sorpassa del tutto la carretta e ne sfiora lo sportello. Sterza a destra e controsterza a sinistra per recuperare stabilità.

Gli pneumatici stridono sull'asfalto, seguiti dalla clacsonata dell'auto superata. Dallo specchietto retrovisore il conducente ha la bocca piena di insulti. Gli sputa addosso qualche sentenza col dito medio eretto.

"Vediamo ora cosa fai." Berlini schiaccia a metà il pedale del freno e irrigidisce le braccia sul volante.

La scatola del Kentron sbatte sul parabrezza, rimbalza sul cruscotto e rotola sulla moquette. Lui si tiene forte al volante e la cintura fa il resto, bloccandolo.

L'auto superata sterza a sinistra per evitare la collisione, mentre scivola disperata sull'asfalto sdrucciolevole. Perde il controllo, si gira di traverso e infine si ferma in una nuvola di polvere.

Berlini resta indifferente.

Si abbassa sulla moquette, recupera con una mano il Kentron e torna a pestare l'acceleratore.

Sul vialone alberato i platani scorrono veloci, con i loro robusti tronchi pallidi e chiazzati di marrone. Emettono un sussulto ritmico nell'aria. Sull'asfalto le loro ombre si alternano a spicchi di luce intensa.

Basterebbe una leggera sterzata e poi uno di quei tronchi farebbe il resto...

Socchiude gli occhi e immagina la scena.

"Il sistema ha rilevato una guida imprudente." La voce di Prometeo sorprende Berlini. "Si prega di rispettare i limiti di velocità." Il tono è perentorio.

Estrae lo smartphone dal taschino della giacca, distrae gli occhi dalla guida e lo fissa incredulo. "Fatti i cazzi tuoi." Gli risponde d'istinto.

Il cursore lampeggia silenzioso.

Una buca fa sobbalzare la Cayman.

Berlini lancia lo smartphone sul sedile passeggero e torna a divorare l'asfalto.

A duecento metri il semaforo dell'incrocio è giallo. A sinistra una colonna d'auto attende l'imminente verde, mentre a destra un camion ha già rilasciato i freni.

Berlini non si ferma. Aumenta la velocità.

Il semaforo diventa rosso.

La prima auto sbuca da sinistra e il camion procede pigro con una nuvola di smog che lo insegue in coda.

L'auto intravede la Cayman e si blocca di scatto, il camion procede inconsapevole. Tra di loro si crea un'apertura che si chiude sempre di più con l'avanzare del mezzo pesante.

Le braccia di Berlini si tendono, regolano lo sterzo in modo da centrare lo stretto passaggio. Il piede destro pesta sull'acceleratore e l'auto si infila, come una saetta, nello spiraglio di luce.

Il motore del camion ruggisce alla destra di Berlini. Il suo paraurti stride contro la Cayman, la carrozzeria scricchiola e lo specchietto laterale è tranciato. Il moncherino, di cavi e parti metalliche fracassate, sbatte sullo sportello.

Berlini, calmo come non mai, prosegue nella corsa e fugge dallo stramazzare di clacson che si scatena dietro.

Anestetizzato dalla sofferenza, riprende a contare i platani che sfrecciano sul bordo della strada.

***

"Girare a destra per un tabaccaio." Prometeo si rianima.

Berlini schiaccia sul freno e strattona il manubrio a destra mentre sott'occhio scruta lo smartphone.

Superata la curva, l'insegna con sfondo blu e una grande T bianca gli appare miracolosa, come un'oasi in un deserto.

"Ma come fa a sapere quello che voglio?" Lancia la domanda d'istinto.

"Prometeo ascolta ed elabora le conversazioni." Lo smartphone risponde. "Con un algoritmo di autoapprendimento Prometeo è in grado di anticipare i tuoi desideri e renderti la vita più semplice."

Lo stridore degli pneumatici calamita l'attenzione dei passanti e l'auto si ferma in una nuvola di polvere.

"Desidera altre spiegazioni?" Il cursore lampeggia sul display.

Berlini non risponde. Scende dall'auto tra gli sguardi disgustati dei passanti. Qualcuno solleva un braccio per insultarlo. Lui si allontana con indifferenza dall'auto rimasta in moto. Calpesta la sgommata nera lasciata sull'asfalto e punta verso il tabaccaio.

La vetrina è piccola e fa mostra di pipe e sigari pregiati in mano a pupazzi che ricordano il Far West. Alcuni hanno il cappello da cowboy, altri cavalcano con fierezza cavalli muscolosi. Tutti assaporano del buon tabacco.

Supera l'uscio e l'intenso aroma di mille sigarette lo travolge.

"Da venti," indica una colonna di pacchetti di Marlboro.

Il tabaccaio, con un movimento da automa, si gira e gliele pone.

Berlini agguanta le sigarette e guadagna l'uscita.

"Mi scusi." Brontola il tabaccaio. "Fanno due euro e cinquanta."

La mano di Berlini scava nella tasca e ne fuoriesce con una banconota da 50. La lascia cadere sul pavimento.

Senza voltarsi è fuori, monta sull'auto e sbatte lo sportello.

Apre le Marlboro e ne annusa una con gli occhi chiusi. Il viso si distende in un'espressione di goduria che così da troppo tempo mancava.

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