Capitolo 43

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Il castello tornò come prima. I vari ospiti se ne andarono con astio, a tutti quelli della fazione di dazai fu avvisato di rimanere, ma non in quel luogo. Il conte aveva richiesto che questi si spostassero, perché una concentrazione tale di persone sarebbe stato un suicidio contro Dostoevskij.
Il palazzo si svuotò ancor più di prima, anche i servi andarono via, Dazai, Chuuya, Akutagawa e Atsushi, guardavano quel via vai di persone abbandonare la casa. Anche kyoka e Lucy li lasciarono, il conte volle che andassero da koyo per darle le dovute cure. Quando tutti abbandonarono la casa, rimasero solo loro, dall'alto di quella scalinata. Si guardarono negli occhi e poi tutti si rivolsero verso il conte, aspettando che dicesse ciò che si aspettavano.
Furono mandati a prepararsi anche loro, o meglio, presero il necessario e lasciarono tutto in quella casa. D'altronde era un suicidio anche dare l'indirizzo di casa al tuo peggior nemico no?
Avrebbero avuto ancora tempo prima di andarsene del tutto. Chuuya e i due maggiordomi misero quel poco della loro cose in dei sacchi e si avvicinarono alla porta. Dazai li avrebbe seguiti con Mori poco dopo. Decisero di sparpagliarsi in giro per il paesino, e come detto si sarebbero poi visti la notte stessa nel luogo dell'indirizzo dato da Dazai, che però non era familiare a nessuno.
Andati anche Chuuya, Akutagawa e Atsushi, il conte rimase solo nella casa, con Mori che dava un occhiata alle ultime faccende.
Il moro non poteva che sentirsi strano, come spaesato, la ricordava la casa vuota, così silenziosa, l'aveva già vissuta. Aveva sperato per anni e anni di vederla bruciare davanti ai suoi occhi, troppi ricordi, troppo dolore, ed adesso che la abbandonava si sentiva vuoto. Nell'attesa si era seduto al quarto gradino della scalinata pioggiato con la testa sul corrimano e guardando fisso quell'enorme portone scuro. Sentiva quasi malinconia lasciandola andare, l'aveva odiata come aveva odiato se stesso, ma infondo adesso in lei vedeva qualcosa di diverso. Salendo le scale con lo sguardo ripercorreva dei ricordi diversi come il primo incontro con Chuuya, guardando le cucine pensava alle serate con lui koyo e Mori, giorni diversi, felici. Sorrideva genuinamente ma con tristezza, non sapeva nemmeno se l'avrebbe trovata ancora al suo ritorno e dava quasi per certo che non l'avrebbe più rivista, ma non poteva fare altro.
Arrivata la notte si concordò con Mori che quest'ultimo sarebbe rimasto per controllare sigma mentre lui come d'impegno sarebbe andato alla riunione, poi insieme avrebbero trovato il modo di spostarlo in un luogo diverso.
Andò in scuderia a prendere Melos, lo montò e durante il galoppo non poteva che guardare la luna piena, splendente sopra la sua testa, il cielo serale aveva abbandonato i colori violastri per diventare completamente nero, tutto intorno era ombra se non per la luce dei lampioni che delineavano le strade.
Per strada c'era uno strano silenzio, era l'unico a camminare su quei ciottoli, ed ogni passo di Melos risuonava con la stessa eleganza del tacco di una donna. Il conte si girava intorno dando un occhiata qua e là per le case, le luci erano tutte spente, perfino nelle caverne, probabilmente visti i giorni precedenti e i vari avvenimenti le persone preferivano ritirarsi di buon ora, non vedendo nessuno, si incurvò e inziò a correre lasciando sfogare melos. Il vento gli andava nei capelli spettinandoli e ai lati pareva muoversi il paesaggio, abbandonarono il villaggio per addentrarsi nella pianura, si allontanarono sempre di più, arrivando fino alla "terra delle rovine" nella periferia. Qui Dazai quasi instintivamente frenò, inziando a camminare lentamente in quella che per lui più che una terra piena di ruderi era come una necropoli, un cimitero senza fiori. Passando da rudere in rudere arrivò davanti anche a quella casa abbandonata dove ancora giacevano le ceneri di shibusawa che Dazai aveva unito al terreno, nessuno le avrebbe reclamate, nessuno sapeva nemmeno ci fossero, come in morte così in vita. Oltrepassò quella rovina arrivando ad un boschetto li vicino, dove alberi e rampicanti nascondevano una basilica malandata, da tempo sconsacrata e dimenticata. Nascosta tra gli alberi a malapena si vedeva, era segreta, l'unico luogo di quel villaggio abbandonato ad essere stato completamente divorato dalla natura. Smontò il cavallo e girandosi intorno ne vide altri legati ai rami degli alberi, fece altrettanto con Melos accarezzandogli il muso per salutarlo, dopodiché si infilò tra le porte già aperte entrando nella chiesa. La platea era lì che lo aspettava, probabilmente da molto viste le facce spazientite. Dazai come nulla fosse attraversò la navata arrivando al presbiterio dove era seduto Chuuya imbronciato e scocciato come sempre con ai lati Akutagawa e Atsushi che probabilmente l'avevano a lungo trattenuto dall'andare a menare Dazai per il ritardo.
<<Era ora!>> Urlò Chuuya e qualcuno si unì alla sua voce nella folla.
<<30 minuti non è mica ritardo...>> Disse Dazai facendo spallucce e poggiandosi al suo fianco.
<É quello che hai mentale tu un ritardo!>> Replicò Chuuya irritato
<<Non essere scostumato Chuuya siamo in chiesa...>> Lo sgridò Dazai ridacchiando
<<Ringrazia Dio che è sconsacrata allora così posso batterti nel battistero!>> Disse il rosso tra i denti a Dazai con aria minacciosa, ma questo spalancò gli occhi e rispose:
<<Chuuya....in chiesa, cosa vuoi intendere?>>
Il rosso si bloccò, poi dopo aver realizzato quello che aveva detto ed aver visto l'aria maliziosa del moro inziò a correggersi balbettando
<<N-no non era....aaah maledetta mummia, ti affogo nell'acqua santa va meglio?>>
<<Perfetto direi.>>

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora