Diciassette

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Volevo gridare, riuscire a fermarlo.

Non riuscii a far uscire le parole, le sentivo ferme in gola.

Finalmente riuscii ad urlare «No!»

Mi svegliai di soprassalto. Era tutto un incubo. Mi chiesi se sarebbe stato davvero capace di qualcosa del genere.

In cuor mio sentivo di sapere la risposta.

Non urlai davvero ma il mio balzo fece svegliare Max che dormiva accanto a me.
«Tutto bene?»
«Si, ho fatto un sogno terribile. Non volevo svegliarti, scusa.»

Mi strinse a sé. Disse qualcosa che non percepii mentre sbadigliava, non gli chiesi di ripetere, prederei che riuscisse a prendere nuovamente sonno in pace. Gliene avrei parlato l'indomani, se quelle immagini avessero fatto capolino nella mia mente anche la mattina.

Non passò molto tempo che le prime luci dell'alba iniziarono ad apparire. La sveglia suonò e Max aprì gli occhi.

«Buongiorno.» disse.
«Giorno.»

«Non sei riuscita a riaddormentarti?»
«Max, sii sincero. Pensi che Fred potrebbe farmi del male se sapesse tutto questo?»

Aggrottò le sopracciglia. Con una mano si massaggiò le tempie e sembrò rifletterci a fondo. Forse era una domanda troppo difficile da fare di primo mattino.

«Lidi, giuro che non lo so.»

«Okay.»
Effettivamente non sapevo rispondermi neanch'io.

Si alzò per andare a lavarsi, ma non riuscivo più a sopportare quel muro che avevamo alzato. Forse la colpa era più mia, che sua. Ma non poteva essere sempre positivo, doveva vedere la realtà delle cose. Avevamo già una situazione abbastanza ingarbugliata e avevamo aggiunto complicazioni con la gravidanza.

«Max?»
Si voltò a guardarmi.
«Pensi che torneremmo mai ad essere come prima? Mi manchi.»

Si avvicinò mi accarezzo la guancia e mi diede un bacio sulla fronte. «Non è cambiato niente, volevo solo lasciarti il tempo che ti serviva per stare meglio. So che non ti sono sembrato comprensivo, ma stavo cercando di mantenere la calma, se mi agitavo anche io, avremo perso la testa.»

Non mi sentii comunque rasserenata. I problemi c'erano e stavano diventando sempre più grandi.

Poi mi ricordai che quel giorno avevo davvero appuntamento con mia madre per ritirare le foto.

Appena racimolai le forze per andare a fare colazione decisi di condividere l'incubo che avevo fatto con tutti loro. «Ho sognato che Friedrich veniva qui e scopriva tutto. L'incubo finiva con lui che puntava la pistola verso di voi. Mi ha angosciata. Quindi vi chiedo il favore di stare giù in cantina quando esco. So che fa freddo lì giù. Vi darò qualche coperta, però mi sentirei più tranquilla nel sapervi nascosti.»

E così fecero. Le foto non erano tante, essendo un lusso potersele permettere. Ma i miei genitori insistettero per regalarcene alcune.

Come tornai a casa dopo aver ritirato le foto le mostrai subito ai miei coabitanti. Ad Elisabeth piacque molto una foto e decidemmo che era quella da incorniciare e mettere sul mobile in salotto.

Mi trovai più volte quel pomeriggio ad ammirare la foto. Il giorno eravamo veramente felici, nonostante tutto.

La sera non esitai nel mostrare le foto a Max.

Ci tenevo molto nel fare pace con lui. Era stato gentile ed attento nel lasciarmi il tempo che di cui avevo bisogno per assimilare la novità. Tutto questo mettendo da parte i suoi sentimenti di gioia per la notizia.

Gli feci vedere in particolare modo la foto incorniciata. «I voti hanno premiato questa come foto più bella. Che ne pensi? L'ho messa qui, così tutti possono ammirare quanto siamo meravigliosi.»

«Sono d'accordo, è davvero molto bella.» era sincero ma dovevo fare qualcosa in più per chiarire le cose tra noi.

Una volta soli ne approfittai per parlargli sinceramente «Max, per quanto mi duole ammetterlo, volevo dirti che potrei non avere sempre ragione su tutto, ma mi dispiace sempre quando ti faccio del male. Non dovevo allontanarti. Possiamo parlare e cercare di migliorare le cose? Ero sincera quando ti ho detto che mi manchi. Ormai parliamo poco se non quasi niente... Non siamo più noi. Tu significhi tutto per me, ti chiedo scusa.» si evinceva dal mio tono di voce che fossi disperata.

«Sei fortunata che il mio amore per te è più grande di qualsiasi discussione. Lasciamoci questo litigio alle spalle e coccoliamoci.» il suo tono era ironico.

Una cosa che ho sempre ammirato di lui era che riuscisse sempre a farmi ridere. Anche nelle situazioni serie. Perciò, nonostante volessi mostrarmi severa, mi venne comunque da ridere «Non fai mai il serio! Io ero veramente dispiaciuta.»
«Chi ti dice che non fossi serio?» sorrise maliziosamente.

Gli diedi un leggero colpo sulla spalla. «Quindi tutto a posto tra noi?»
«Lo era già. Avevi solo bisogno di tempo e spazio per assimilare tutto. Lo capisco. Non volevo farti credere che secondo me non avessi ragione a preoccuparti. La notizia mi ha fatto piacere, ne ero felice però capisco il tuo punto di vista. Ho sbagliato anch'io a farti credere che fossi contro tutto ciò che dicevi e nel comunicare poco. Perciò ti chiedo scusa.»

«Sai, l'altro giorno Lisi mi ha fatto sentire il suo bambino che scalcia, ha detto che si muove molto quando sente la tua voce. Sicuramente è un suono che gli piace. E forse non dovrei dirtelo ma tu le piacevi quando eravate più piccoli. Solo che tu preferivi Angelika e a proposito di lei, non ti fa strano che fosse presente al nostro matrimonio?»

«Era dalla parte della sposa non dello sposo, quindi l'hai invitata tu.»
«Io? Ma figurati! L'invito l'ha fatto mia madre. Nemmeno Hans. Ci pensi? A volte mi chiedo perché sia la sua ragazza se non stravede per lei.»

«Hans è un tipo riservato. Non tutti sbandierano ciò che provano ai quattro venti. Magari ne è innamorato, ma lo dimostra a modo suo.»

«Ti ha detto che ne è innamorato? A me non ha mai detto niente del genere. Però voleva sapere sempre di te. «Come si sta comportando? Bene? Devi dirmelo se così non fosse.» A volte sapeva essere peggio di mio padre.»
«Ammoniva anche me! «Ti ricordo che è mia sorella minore, Roth!» mi sembra ancora di sentirlo.»

«E Fred? Ti ha mai detto niente?»
«Solo di renderti sempre felice. E me l'ha ribadito al matrimonio.»

«Tu lo odi, ora? Dopo tutto quello che ha fatto?»

Sospirò. «Odiare è una parola grossa. È il mio più vecchio amico. Da bambino, ha spesso preso le mie difese con mio padre. Non ti so dire perché sia cambiato così tanto.»

«Già.»

«Sai che ti dico?» chiese mentre iniziava ad accarezzarmi la pancia. «Non vedo l'ora che inizi a muoversi anche lui.»

«Sei ancora felice di tutto ciò?»
«Certo che si.»

Mi sentii decisamente meglio. Sperai di poter avere il lieto fine che ci meritavamo. Tutti e sei.

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