1 Capitolo

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Oggi è una giornata fredda. Nella mia Milano il cielo è molto nuvoloso e non promette nulla di buono, infatti le strade, davanti a me, si presentano deserte. La gente preferisce rimanere a casa al caldo, sotto i loro soffici e confortevoli piumoni, mentre io sono qui che cammino per questa desolata via ghiacciata e infreddolita. L'aria gelida accarezza la mia pallida pelle e le mie labbra screpolate.

Io sono Irene e vivo, come lo avrete già immaginato, per strada da quando ero soltanto una neonata. Mi ha cresciuto e accudito la cara Ally, che purtroppo mi ha abbandonata.
Ally era una donna dal cuore buono, aiutava sempre chi aveva bisogno e senza chiedere nulla in cambio.
Era una donna che ammiravo molto per il coraggio che aveva per affrontare la vita, nonostante tutto camminava a testa alta e non aveva paura di affrontare chi le faceva del male o un torto.
Prima di finire in strada, viveva con suo marito Albras che era un rinomato dottore ma tutto era andato in frantumi a causa di una giovane donna di nome Xara di cui il marito si innamorò.
Divorziò da Ally e così fini in strada senza nulla.
Ally e Albras non avevano figli perciò la donna non poteva che contare solo su se stessa.
Era una donna forte di carattere che ha saputo prendersi cura di me.
Con il passare degli anni diventava sempre più anziana e la grave malattia che l'affliggeva non l'ha risparmiata e così è morta ma felice perché c'ero io, ci siamo amate e aiutate a vicenda.
Ho sofferto molto la sua morte ma pian piano mi sono ripresa.

Continuo a camminare lungo il ciglio del marciapiede a capo chino. Osservo i miei luridi e puzzolenti stracci che lasciano scoperti i piedi violacei, scalzi e doloranti. Più li guardo. Più sembrano di appartenere a quelli di un orrendo mostro. Sono scheletrici, incrostati di secco e scuro sangue.


Quando le persone mi vedono cambiano strada oppure mi guardano con disprezzo e disgusto, non hanno un minimo di umanità. Nei loro occhi pieni d'odio leggo i loro brutti pensieri: "Allontanati sei una feccia".


Sono sola al mondo e non ho nessuno su cui contare, in questo momento sto zoppicando e barcollando da una parte all'altra in cerca di cibo e come al solito sto avendo difficoltà a trovarlo.


Ho tanta fame e questo freddo persiste non aiuta affatto.


Le mie gambe tramano a causa dell'aria così gelida e come se non bastasse le prime gocce di pioggia iniziano a picchiettare sull'asfalto giù inumidito.


Incespico e saltello alla ricerca di un riparo per non inzupparmi d'acqua.


Trovo presto riparo sotto la tettoia di un negozio chiuso.


Appoggio la scena alla vetrata impolverata. Alzo gli occhi verso le nuvole plumbee e pian piano scivolo fino a sedermi a a terra sulla pavimentazione gelida con le gambe incrociate e le mani sopra le ginocchia.


Appoggio la testa sulla porta e per un momento chiuso gli occhi cercando di rilassarmi un po', ma il dolore ai piedi non aiuta.


Sgrano gli occhi quando vedo un rivolo di sangue fresco sulla piastrella cementata. Mi sono fatta male correndo. Cerco di fermare il sangue strappando un pezzo di stoffa dalla "maglietta".


Il taglio è abbastanza profondo e non per esagerare ma avrei potuto perdere il dito del piede.


Resterò qui finché la pioggia non si calma un po', non mi è possibile camminare per strada con questa forte pioggia.


All'improvviso sento degli strani rumori provenire dall'altra parte della strada. Mi viene la pelle d'oca. Percepisco ancora e ancora altri sinistri rumori che insinuano in me paura. Mi guardo intorno. Non c'è anima viva. "Allora chi è che fa tutto questo baccano?" Mi sale l'ansia e ad ogni minimo rumore trasalisco sempre più terrorizzata. "Sono per caso in pericolo? O è semplicemente qualcuno che come me cerca del cibo?"

Intrappolata nel passato { In Revisione }Where stories live. Discover now