Il fidanzamento - seconda parte

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Riccardo una volta essersi assicurato che Ciro fosse abbastanza lontano, iniziò ad incamminarsi velocemente verso la pasticceria, ma una volta entrato non sembrava esserci nessuno. Il ragazzo iniziò ad avere ansia, era molto probabilmente la sua unica possibilità per far sapere a Sofia cosa provava dato che l'aveva bloccato ovunque. Per fortuna, vide tornare dal retro Isabella e il proprietario. L'uomo spingeva un piccolo carrello con sopra una scatola davvero grande, contenente la torta per la festa.

Riccardo: "Valentì!"

La chiamò, non potendo credere ai suoi occhi: era davvero lei! Milioni di domande gli passavano per la testa, voleva sapere tutto quello che è successo e sopratutto perché non si è fatta viva per un anno intero, ma vedendo la scatola e sentendo le voci aveva dedotto che Sofia stava per sposarsi e non c'era più tempo.
Isabella lo guardò un po' confusa per come l'aveva chiamata, sopratutto perché Ciro aveva pronunciato lo stesso nome la sera in cui era ubriaco fradicio.

Isabella: "Non sono Valentina, mi dispiace... credo che ti sei confuso"

Riccardo scosse la testa, convinto che non aveva sbagliato persona.

Riccardo: "Parla con Sofia ti prego, lei non può sposarsi con Pietro. Ti scongiuro Valentina, non farmi questo"

La supplicò, non rendendo la situazione migliore. Isabella non riuscì nemmeno a rispondere, ma ci pensò Mario a intromettersi nella conversazione.

Mario: "Lo conosci?"

Le chiese, guardandola. Lei scosse lentamente la testa, come se non fosse convinta della sua risposta. Più lo guardava, più sembrava riconoscerlo, ma in mente aveva il vuoto totale.

Mario: "Hai vist? Mo vatten uagliù, ess sta co Ciro"

Lo avvisò per il suo bene, facendogli capire che non ne valeva la pensa mettersi con i Ricci. Conosceva Riccardo, e gli sarebbe dispiaciuto se qualcosa gli potesse succedere e al momento stava rischiando molto.

Intanto Ciro, stava guidando verso la pasticceria ma dovette fermarsi dalla chiamata improvvisa che gli stava arrivando.

Ciro: "Pronto?"

"Capo, abbiamo trovato alcune informazioni sulla macchina che ha rapito Valentina"

Ciro: "Racconta."

Gli ordinò, non riuscendo a contenere la sua curiosità.

"Quelli che l'hanno affittata nun sono Italiani, sono Colombiani. Ma i nomi so falsi, il proprietario ha detto che è stato costretto a dargli l'auto. Dei genitori di Valentina nun c'è traccia."

Ed ecco lo scenario peggiore che Ciro aveva previsto: sentire queste informazioni rendeva ancora più difficile fidarsi dei "genitori" Colombiani di Isabella. Chi mai rapirebbe la propria figlia? Ciro terminò la chiamata, era una cosa da discutere più tardi. Una volta arrivato, scese immediatamente notando un ospite non invitato nella pasticceria.

Ciro: "C stai facenn?"

Riccardo si girò, ritrovandosi Ciro davanti: era furioso. Non sapeva quanto aveva raccontato a Isabella, e se lei avrebbe scoperto la verità da lui lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte.

Riccardo: "Nient, mo me ne vag"

Fece per uscire dalla pasticceria, ma il ragazzo gli prese il braccio con violenza per fermarlo, avvicinandosi al suo orecchio.

Ciro: "Nu fa strunzat Riccà, stai rischiann. T'accir s te veg nata vot."

Quella non fu una minaccia, ma una promessa da come l'aveva detto. Riccardo annuì, liberandosi dalla presa e lasciando il locale. Isabella voleva spiegazioni e le avrebbe chieste di sicuro una volta in macchina. In silenzio lui e Mario misero la torta nel cofano, e iniziò a guidare.

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