Capitolo 35

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Axel non parlò per tutto il viaggio. Era rimasto nei suoi pensieri ogni secondo, minuto e ora fino a quando non avevano superato il cartello stradale che dava il benvenuto a Maddison Town. Solo quando passarono davanti al pub di Roselyn, aprì bocca ma non disse molto. Si diede unicamente il bentornato a casa con la voce carica di amarezza.

Avrebbe continuato ad avere una casa dopo quell'enorme bugia che stava per raccontare a Lennon?

Evan, per tutto il viaggio, non fece altro che preoccuparsi per il suo migliore amico, domandandosi cosa gli stesse frullando per la testa. Sembrava soffrire molto, ma se lui provava a chiedergli qualcosa, voltava il viso dall'altra parte e restava in silenzio. Perciò per il momento si arrese, ma non appena fossero rimasti da soli, sarebbe ritornato a fargli domande perché doveva sapere cosa gli stesse passando per la mente.

Il primo a venir scaricato davanti la sua casa fu Carter. Il chitarrista salutò allegramente il resto della band poi corse a suonare il campanello per farsi aprire il cancello della villa.

«Ci vediamo domani» strillò, oltrepassando il cancello che lentamente gli stava aprendo l'accesso alla casa mentre trascinava le sue pesanti valigie.

«A domani Terry.»

Evan ripartì. E il secondo che scorrazzò a casa fu, ovviamente, Deacon. Ma il bassista prima di scendere dal furgoncino disse che gli strumenti potevano restare lì dentro, che li avrebbero scaricati l'indomani perché ora era troppo stanco e voleva solo mettersi a riposare. Una volta ricevuto l'ok dal leader della band, spalancò la portiera scorrevole e saltò giù, salutando fiacco ma felice della settimana di concerti appena passata.

I restanti due membri restarono soli. Evan aveva finalmente la possibilità di parlare con Axel, o almeno cercare di cavargli fuori qualsiasi cosa, anche la più insignificante che gli passasse per la testa. Voleva sapere qual era il pensiero che lo stava tormentando a tal punto da non ribattere alle stupide battute di Carter e Deacon.

«Mi vuoi dire che hai? Non hai parlato per tutto il viaggio.»

Axel fece spallucce. Si voltò verso il finestrino e fissò la cittadina grigio scorrergli davanti agli occhi mentre nella sua mente l'immagine di Lennon che piangeva per colpa sua non smetteva di perseguitarlo. Lo stava facendo sentire un pezzente, quello che era. Un egoista, perché preferiva mentirgli piuttosto che affrontare con lui ciò che gli era capitato in quella camera d'hotel.

«Cazzo, Axel, parlami. Ti sei ricordato qualcosa? Ti ha toccato, non è vero?»

Un pugno venne sbattuto con violenza contro il soffitto in ferro del furgoncino e Evan sussultò per lo spavento, rischiando persino di inchiodare di botto. «No, non ricordo proprio un cazzo di ieri sera! Smettila di rompermi le palle» sbraitò velenoso Axel.

«Lo sai che quello che ti è successo è una cosa grave e seria?»

«E secondo te di chi è la colpa?»

Evan spalancò gli occhi, scioccato da ciò che stava passando nella testa di Axel e per qualche secondo staccò lo sguardo dalla strada libera per puntarlo su di lui, «Axel, quello che ti è accaduto non è colpa tua ma solo di quel bastardo che se non scopriamo chi è, la passerà liscia».

«Se non fossi stato così libertino, come quella troia di mia madre, se non mi fossi divertito in giro senza calcolare i sentimenti dei ragazzi con cui scopavo, tutto ciò non sarebbe successo.»

C'era una sola cosa di tutta quella sera che gli era tornata alla memoria: chi aveva cercato di abusare del suo corpo, lo aveva fatto per vendicarsi del fratello che si era sentito usato da lui.

Evan picchiò le mani sul volante, innervosito dalle parole del suo migliore amico. «Smettila. Smettila di dire queste cazzate. Non è assolutamente colpa tua. Tu sei la vittima. E il fatto che tu abbia fatto sesso con chi ti attirava di più durante le tue uscite, non dà alle persone il diritto di farti del male. Solo perché sono state rifiutate da te, non hanno alcuna ragione nel pianificare una vendetta nei tuoi confronti e poi usare come mezzo, per distruggerti, lo stupro. Che persona malata devi essere per pensare che sia una cosa fattibile e giusta?»

Come Una Tempesta ~ Tematica GayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora