CAPITOLO 20: B.A.

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«Fermi fermi fermi. Isabelle, ricomincia per favore.» La voce dello stregone era seria, Isabelle aveva parlato così velocemente che le uniche parole riuscite ad arrivare all'orecchio di Magnus furono due o tre. «Allora. Simon. Sta peggiorando. Ne sono sicura. Mi ha anche dato della bugiarda. E ora è immobile. Ho riassunto bene, Tessa?» L'altra ragazza annuì, cupa. «Però... ripeto che non sappiamo a chi fosse riferito...» obiettò lei. «Ti prego Tessa! Ne abbiamo già parlato» «Ehm, scusate, io sono qui, se volete me ne vado!» urlò Magnus. Isabelle gli lanciò un'occhiataccia, ma poi sospirò e gli fece cenno di parlare. «Grazie. Tessa, io direi di dargli una visitina, che ne dici?» lo stregone guardò Isabelle facendole capire di dover lasciare la stanza, al che la ragazza sbuffò e se ne andò. «Spiegami un po' che ne pensi di tutto questo, perché io spero di aver sbagliato le mie teorie, e tu dovrai dirmi "Sì Tessa, non hai capito niente, va tutto bene"» Magnus sorrise, poi poggiò una mano sopra il petto di Simon, per poi spostarla sulla fronte dopo qualche minuto. Una nuvoletta azzurra si levò dalle dita dello stregone, mentre la sua espressione si fece sempre più accigliata. «Temo di non poterti dire quello che vorresti sentire.» Tessa strinse le palpebre, e a Magnus sembrò di vederle lucide. «E allora dimmi ciò che pensi.» lo stregone sospirò, poi cominciò. «Innanzitutto, voglio che tu sappia che ho utilizzato un incantesimo curativo per espellere l'ultima percentuale di veleno rimasta. In poche ore dovrebbe sparire completamente. So cosa stai per chiedermi: perché non l'hai fatto prima? Be', non potevo. Dovevo aspettare che ne espellesse buona parte da solo, o avrei rischiato di fargli del male. Comunque, ho anche cercato con delle formule di capire cosa stesse avvenendo nel suo cervello. E, ecco, non è stato piacevole scoprire che il veleno gli ha procurato dei sogni-ricordo, attraverso i quali Simon ha potuto vedere scorci del suo passato, ma modificati. Con modificati intendo dire che alcuni ricordi possono spiegare il motivo della parola che ha pronunciato. Ho visto una parte di quello che ha visto lui, e non è stato affatto piacevole.» Tessa era rimasta tutto il tempo ad ascoltare, non sapendo cosa dire. Però ora doveva necessariamente fargli una domanda. «Che cosa hai visto?» Magnus sospirò. «Eravamo a Edom. Lui si stava offrendo volontario al mio posto per farsi prendere l'immortalità da Asmodeo. Ma al suo annuncio tutti noi siamo stati in silenzio. Anzi, sembravamo anche sollevati dalla sua decisione. E non è assolutamente andata così. Quindi posso solo immaginare quello che avrà visto di Isabelle.» «Oh, Raziel. Poverino. E chi le dice tutto adesso?» Mentre cominciavano a parlare di quanto successo, un mugolio uscì dalla bocca di Simon. Magnus corse vicino a lui subito seguito da Tessa, mentre i muscoli del ragazzo cominciarono ad irrigidirsi, la bocca a dischiudersi e gli occhi... ad aprirsi. Si spalancarono e fissarono quelli dorati dello stregone. «Mi... mi avete mentito, — cominciò con voce roca — non siete miei amici! Ho fatto così tanto per voi ma non ve ne è mai importato!» l'ultima frase fu urlata e fece spaventare Isabelle, che capendo quanto accaduto entrò nella stanza. Aveva gli occhi lucidi, mentre Simon la guardava con disprezzo. «E tu, Isabelle. Credevo che almeno tu non mentissi. Non mi hai mai amato, mi sbaglio?» Lei lo guardò come se l'avesse appena schiaffeggiata. «Simon ma... ma che dici?» Lui continuò a lanciarle sguardi di ghiaccio, e poi disse: «Me ne vado. Torno a casa mia. Tanto i ricordi mi sono tornati. Cavatevela da soli con i vostri demoni e roba varia.» e si alzò. «Com'era? Un paio d'ore, Magnus?» disse Tessa. Lo stregone fece spallucce, mentre Isabelle piangeva guardandoli con aria interrogativa. 

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Alec aveva aspettato fuori dalla porta per tutto il tempo, finché non aveva sentito Simon urlare e uscire furioso dalla porta. Aveva cercato di fermarlo, capire cosa fosse successo e parlare. Ma non c'era stato niente da fare, aveva detto che voleva stare da solo e che non appena tutte le persone presenti nella sua stanza sarebbero uscite, lui avrebbe preparato il borsone e sarebbe tornato a casa. Qualche minuto dopo Magnus uscì dalla stanza, e nel vedere Alec sorrise. «Hai sentito cos'è successo?» gli chiese con voce bassa. Lo Shadowhunter annuì. «Ho cominciato a sentire solo dal momento in cui Simon ha urlato. Che sta succedendo?» «Il demone. Il suo veleno ha causato il ritorno di parte della memoria di Simon, con ricordi negativi però. Ora pensa che siamo dei bugiardi che vogliono approfittarsi di lui, o roba simile.» Alec si mise le mani nei capelli. Magnus dovette trattenere un sorriso — amava il movimento dei muscoli di Alec quando lo faceva — e cercare di rimanere serio. «Che casino.» Concluse poi lo Shadowhunter. Stavolta Magnus rise. «Tutto qui? Tuo cognato ce l'ha a morte con noi, non so se mi spiego.» disse lo stregone ignorando l'occhiataccia lanciatagli da Alec quando aveva pronunciato la parola "cognato". «Non posso farci niente, purtroppo. Lei è dentro?» Magnus annuì. «Dovresti parlarle.» L'altro sorrise. «Lo so. Ci vediamo tra poco, tanto la devo portare fuori da lì.» «Non uscirà se sa che Simon se ne andrà solo dopo aver fatto la borsa.» L'espressione di Alec si fece più ironica. «Non sottovalutiamolo. Ricordi cos'è successo l'ultima volta che lo abbiamo fatto?» Magnus sorrise e annuì. «A tra poco.» Ma prima che potessero salutarsi, Isabelle scattò fuori dalla stanza.

Shadowhunters - City of Broken HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora