Casa

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Decisi di aiutare Claire a ridare un senso alla confusione creatasi nelle ore che precedevano il mio arrivo peer farmi ben volere da lei.

Prima d'ora non avevo mai impugnato il triste manico di una scopa e non avevo mai passato tanto tempo in cucina... ma Claire aveva appositamente impedito ai ragazzi di scomodare la domestica, una certa Dolores.

Ebbene, il mio sguardo incrociò anche quello di Malcolm, i suoi occhi erano limpidi, quasi innocenti e tranquilli... nascondevano al loro interno le famigerate e recondite scuse che il ragazzo avrebbe desiderato porre alla madre.  Nonostante le buone intenzioni e la mortificazione subita da parte della donna, non si azzardò mai a proferire parola, pareva fosse legato ad un vincolo di cui non sapevo niente.

<<Non è mica questo il modo di accogliere Denise dopo ore di viaggio>> esordì allora Wilhelm in mio soccorso o in quello di Malcolm, il quale, esausto di continuare a svolgere mansioni da cui il fratello era esente non vide l'ora di accompagnarmi nella mia nuova stanza.

Fui colpita dal suo stravagante abbigliamento, indossava una camicia attillata e dei pantaloni piuttosto eleganti per un amichevole festino.

<<Dunque io sono Malcolm>>

Iniziò a parlarmi in italiano e a dirla tutta speravo non accadesse nel contesto familiare, ma risposi titubante presentandomi.

Non ci volle molto prima che mi mostrasse la mia camera e bastò ancora meno a Claire per infuriarsi nuovamente con lui, dopo ore ed ore di lavoro.

Un membro di quella bizzarra famiglia sembrava mancare, il piccolo Jordan.

In questo caso anche Malcolm, l'unico finora degno di un briciolo di lungimiranza sembrò tacere improvvisamente accennando appena al fatto di averlo affidato al fratello.

Quello si giustificò facendo sapere ai genitori che il piccolo si era rifugiato a casa di un amico dopo un a breve passeggiata al parco, avrebbe cenato lì e sarebbe presto tornato.

Sorprendentemente, Claire non placò la sua ira, tutto il contrario.

Credeva incredibile oltre che infantile lo 'sbarazzarsi' con estrema imprudenza del fratello minore per darsi all'alcol e al fumo.

Perfettamente normale.

Era questo ciò a cui pensai tutto il tempo, con la porta di una camera a cui non avevo degnato neanche un'occhiata.

Era talmente normale da interrogarmi sui motivi per cui non fosse un'usuale abitudine. Iniziai a prendere coscienza di quanto fossero rigide le regole imposte in quella casa, severe e retrograde.

Non lo volevo ammettere nemmeno a me stessa ma seguire imposizioni altrui senza avere la possibilità di evadere, come avrei fatto in Francia con Jerome, era una visione delle cose troppo dura da sopportare, anche più dei loro sguardi costantemente arcigni e derisori.

Iniziai a orientarmi meglio in quel che, più che un attico, assumeva la forma di un labirinto, il corridoio era lungo e c'era una porta ad ogni angolo e la mia camera, che iniziavo a guardare con interesse e attenzione era posta accanto a quella di Malcolm.

Non mi dispiacque e fui grata di non essere troppo vicina a Jordan, immagino che un bambino possa essere rumoroso oltre che irritante, ciò che mi serviva era tutt'altro che un ambiente caotico.

Pensai di disfare la valigia ma la mia mente ricordò cosa si celasse al suo interno, tutto il mio illusorio abbigliamento che non voleva far altro se non dimostrare.

Io non ero senz'altro ciò che si aspettava Claire, non ero una ragazza tranquilla e timida che imbastiva discorsi fondati e arguti, io ostentavo ricchezza come fosse un trofeo ottenuto con costanza e cupidigia che mi accingevo a custodire avidamente.

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