Negligenza

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La fioca luce del raggio di sole che mi accarezzò il viso fu sufficiente da permettere alle mie palpebre di schiudersi appena.

Perlustrai la mia camera a dovere, sollevandomi quanto bastava per permettermi di roteare il capo, per poi avvertire l'avvisaglia di un mal di testa in vista.
Una domanda mi sorse spontanea tra la marea di cogitazioni che annacquavano la mia testa:

Come ero arrivata lì?

Ricordai di aver parlato a Sebastian, ricordai di essere uscita qualche ora con Malcolm e Teresa, rammentai persino l'argomento che troneggiò sulla nostra conversazione... ma non come ero arrivata in camera mia.

Stropicciai gli occhi che, in preda allo stordimento, mi implorarono di  rimettermi a dormire, ma la sveglia decise al posto mio imponendomi di alzarmi, come un monito fortuito e inopportuno.
Dovevo andare a scuola.

Sollevai appena il lenzuolo avvertendo dei fremiti dovuti al freddo e mi accorsi di indossare lo stesso abito malridotto della sera prima, dovevo proprio essere ottenebrata dal sonno... perché non era certo da me.

Decisi di relegarmi immediatamente nella doccia, come per ricacciare tutte le sensazioni del giorno prima e prepararmi ad affrontare un nuovo giorno.
Mio malgrado però, decine di parole presero a rilucersi mella mia mente con veemenza e credetti di non aver neanche voce in capitolo.

Sotto il getto d'acqua calda che lambiva le mie forme sinuose, pensai a come riuscire ad evitare l'imbarbarimento totale qualche ora dopo, quando avrei fronteggiato Lia.

Aveva lasciato uma ventina di messaggi in segreteria e altrettante chiamate, con lo scopo di darmi il tormento.
Qualsiasi cosa fosse legato alla sua persona mi assillava e si annidava nei recessi della mente,pronto a tornare di soppiatto a tediarmi non appena avessi pensato a lei.

Parlandole, forse, avrei messo fine a questo supplizio.
Spinta da una morsa famelica  che cingeva la bocca del mio stomaco, mi diressi in cucina scontrandomi con Malcolm, che mi rivolse un sorriso di circostanza.
Tracannai del succo e trangugiai dei cereali al cioccolato con i capelli ancora umidi, quando scorsi Claire parlare al telefono con aria solerte, la sua mano sinistra insorse impercettibilmente...come ad imbastire un cenno di saluto, che trovò corrispondenza in un sorriso fugace e innocente piazzato sul mio volto.
Era talmente assorta che persino scortandola in un altro angolo della casa, mia zia non avrebbe battuto ciglio.

Sfortunatamente, visto il mio animo piuttosto desto, per me non fu lo stesso.
Sebastian giunse in cucina con la stessa irruenza di un dominante tornado in piena estate, tanto energico da far trasalire la donna di fianco a lui intenta a ramazzare in giro per la casa, impressionandola al punto tale da farle slittare il manico della scopa dalle mani generando un tonfo piuttosto sonoro.

<<Felice di vederti anch'io, Dolores>>

Smorzò l'impeto di qualche minuto peima avanzando a passo felpato verso il piano snack della cucina, intento a sedercisi sopra... deviando lo sguardo dalla banchisa appena per permettersi di agguantare una mela dal cesto in una presa salda prima di addentarla.

<<Perle.>>

Nel suo volto aleggiò un sorriso mordace e un sottile bagliore di scherno si fece spazio tra le sue iridi blu.
Ma di che parlava?

Si stava rivolgendo a me?

Non indossavo mica gioielli costellati da perle, preferivo di gran lunga il balenio di un diamante incastonato in un anello a una collana così vetusta.
I suoi occhi si incastrarono ai miei per un attimo, rendendomi parte dell'ambigua complicità che sembrava reclamare.

Decisi ad ogni modo di passare in rassegna la sua allusione per concentrarmi sulle ore di scuola che senz'altro sarebbero spiccate nelle prime ore del giorno.

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⏰ Last updated: Apr 08 ⏰

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