1- La Caccia

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Il vento ululava attraverso gli alberi antichi della foresta di Frjdur mentre due uomini dai volti coperti e dalle scure espressioni piene di disprezzo, sussurravano animatamente tra le ombre della notte.

"Non so cosa pensi tu, ma dico che questa ragazza ci porterà solo guai," mormorò il primo, un anziano con la barba ispida e occhi che brillavano come brace.

Il suo compagno, più giovane e muscoloso di lui, con una lunga cicatrice sul viso, annuì con una smorfia. "Hai ragione, Eirik. Questa carestia che ci attanaglia da mesi, credo sia colpa sua."

Entrambi si riferivano a Batarij in un modo così crudele. Non si curavano nemmeno che fosse la primogenita del capo del clan. E mentre camminavano cautamente attraverso la foresta, il più vecchio sputó per terra in segno di disgusto.

Nel villaggio di Frjdur, la giovane guerriera era vista come una portatrice di sventura. Nonostante fosse la prima figlia del capo branco, tutti sapevano che Angel, sua sorella minore, era la prediletta e l'erede designata. Angel era un'alfa affascinante, dalla bellezza maledettamente seducente e sempre pronta a reclamare ciò che voleva. Era astuta e aveva una sete di potere insaziabile, e il suo popolo la seguiva con entusiasmo, senza vedere la sua oscurità interiore.

Il giovane continuò a parlare. "Batarij non è come Angel. Non ha la stessa grazia e dolcezza. È troppo mascolina e decisa."

Eirik annuì ancora, con un cenno di disgusto. "Esatto. E si dice che abbia il sangue del Berserker in lei."

Mentre i due uomini discutevano nell'oscurità, Batarij era lontana, in mezzo alla foresta, con la sua migliore amica Rowen. Rowen era l'unica persona di cui si fidava completamente, l'unica che non la giudicava per la sua diversità. Erano entrambe cacciatrici esperte e avevano passato anni a perfezionare le loro abilità.

Rowen le gettò un'occhiata di approvazione mentre seguivano le tracce di una preda attraverso la foresta. "Stai facendo progressi, amica mia. Quell'ultimo colpo è stato davvero molto preciso."

Batarij sorrise con orgoglio. "Grazie, Rowen. Senza il tuo addestramento costante, non sarei mai arrivata fin qui."

Le due amiche continuarono a camminare silenziosamente, immergendosi nell'atmosfera della foresta notturna. I loro passi erano leggeri e sicuri, i movimenti fluivano con grazia e armonia. Erano una squadra impeccabile, sempre in sintonia con l'altro.

Nel frattempo, nel villaggio di Frjdur, il disprezzo per Batarij cresceva sempre di più. Le voci degli uomini che avevano discusso nella foresta si erano diffuse come un incendio, alimentando le paure e le preoccupazioni dei membri del clan. La carestia persistente aveva lasciato cicatrici profonde nella comunità, e molti cercavano un capro espiatorio su cui riversare la loro frustrazione.

Angel, nel frattempo, osservava tutto con consapevolezza e occhi astuti. La sua bellezza era disarmante, ma sotto la sua facciata affascinante si nascondeva un'anima nera come la notte. La sua sete di potere era insaziabile, e Batarij rappresentava un ostacolo alla sua strada verso il dominio totale del clan.

Mentre Angel camminava per il villaggio, il suo abbigliamento attirava sguardi ammirati. Gli abitanti di Frjdur indossavano vestiti fatti a mano, tessuti con maestria artigianale. Le loro vesti erano simili a quelle dei vichinghi, con dettagli intessuti che raccontavano la storia del loro clan.

La sua bellezza e il suo fascino la rendevano quasi intoccabile.

L'arco di Batarij si tendeva a ogni centimetro, i muscoli delle sue braccia erano in tensione mentre la freccia affilata fissava il bersaglio. Il cervo, un magnifico esemplare con corna possenti, si era fermato per bere da un ruscello, completamente ignaro della morte che si nascondeva tra gli alberi.

Con un respiro lento e concentrato, Batarij prese la mira. Sentiva il peso dell'arco tra le mani, il suo respiro si fermo, e poi lo scoccare della freccia tagliente l'aria. L'istante successivo, il silenzio notturno fu spezzato dal suono di un colpo preciso e mortale. La freccia aveva colpito in pieno il cuore del cervo, che barcollò e cadde senza vita.

Batarij avanzò con passo deciso, l'adrenalina ancora pulsante nelle vene. Raccolse la sua preda con rispetto, ringraziando la foresta per il dono della vita sacrificata per il bene del suo clan. L'odore del sangue fresco impregnava l'aria mentre caricava l'animale sulla spalla, determinata a portarlo al villaggio.

Ma nonostante il suo gesto altruistico, sapeva cosa l'aspettava. Il suo clan, con il suo disprezzo, non l'avrebbe mai accolta come una salvatrice. Sentiva gli occhi puntati su di lei, il sussurro costante di pettegolezzi e sospetti. La gente di Fridur pensava che avesse sempre un secondo fine, che ogni suo atto avesse un oscuro intento.

Rowen, la sua compagna e confidente, le camminava al fianco. I loro sguardi si incrociarono, e Rowen capì il peso delle emozioni che tormentavano Batarij. "Sai, amica mia," disse dolcemente, "non importa quanto facciamo per dimostrare il contrario, non credo che ci accetteranno mai."

Batarij annuì con tristezza, sentendo la solitudine della sua condizione. "Non ho mai cercato il loro perdono, Rowen. Ho fatto ciò che era giusto e soprattutto non l'ho fatto per ottenere la loro approvazione."

Rowen le diede una pacca sulla spalla, un gesto di conforto e sostegno. "Lo so, Batarij. I più piccoli lo apprezzano, anche se gli altri non lo fanno. Arriverà il giorno in cui vedranno la verità."

Mentre si avvicinavano al villaggio di Frjdur, la tensione nell'aria divenne palpabile. Gli abitanti avevano udito parlare della caccia di Batarij e si erano radunati nella piazza centrale, ma non c'era un applauso di benvenuto. Gli sguardi erano carichi di sospetto, le labbra sussurravano accuse sommesse.

Batarij nonostante tutto, proseguì con fierezza. Aveva il cervo sulla spalla, un peso che non era solo fisico ma anche metaforico. Era determinata a portare la carne alla sua gente, soprattutto ai bambini e agli anziani che soffrivano maggiormente dalla carestia. Anche in quel momento poteva sentirne lo stomaco che brontolava dalla fame.

Ma anche quando depositò l'animale ai piedi del capo branco, suo padre, non ricevette il riconoscimento che sperava. Invece, suo padre si limitò a guardare il dono senza dire una parola, il suo silenzio era opprimente.

Nel buio della notte, con il peso dell'ingiustizia sulle spalle, Batarij si ritirò nella sua capanna. Rowen la seguì, e le due amiche si sedettero in silenzio mentre il mondo intorno a loro sembrava crollare.

"Un giorno, le persone vedranno chi sei veramente," disse Rowen con determinazione. "E riconosceranno la tua forza e il tuo coraggio."

Batarij sospirò e accennò a un sorriso. "Grazie, Rowen. Ma per ora, so solo che ho fatto ciò che dovevo fare."

Mentre il villaggio di Fridur sprofondava nell'oscurità, Batarij e Rowen rimasero unite nella loro determinazione, pronte a sfidare il disprezzo del loro clan e a dimostrare che il coraggio e la compassione potevano trionfare anche nella più dura delle prove.

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