2 - La Profezia

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Il terzo giorno dopo la caccia al cervo, il villaggio di Fridur sembrava risvegliarsi da tutto quel nervosismo che avav manifestato nei giorni precedenti. Era appena iniziata la primavera, e i raggi del sole scintillavano sull'acqua cristallina del fiume che scorreva attraverso il villaggio. Questo era una risorsa preziosa, non solo per l'acqua fresca e potabile che forniva, ma anche per i momenti di gioia e leggerezza che portava con sé.


Dei bambini giocavano nell'acqua, ridendo e schizzandosi a vicenda mentre le gocce brillavano come diamanti sotto la luce del sole. Il fiume sembrava danzare con loro, regalando un senso di libertà e spensieratezza. I piccoli pesci nuotavano veloci tra le rocce del fondo, e l'aria profumava di freschezza e di nuova vita.

Batarij, nel frattempo, era seduta a qualche distanza dai bambini, le ginocchia piegate mentre concentrava la sua attenzione sull'arco di legno tra le mani. Aveva bisogno di perfezionare la presa, e perciò aveva iniziato a ritagliare l'impugnatura, la fece più sottile e le diede una curvatura più morbida. Con ciò l'aveva trasformata in un'arma più versatile e facilmente maneggiabile.

Ma l'atmosfera giocosa fu momentaneamente spezzata da un giovane bambino che corse verso il fiume, gli occhi larghi di eccitazione. "Ragazzi, ragazzi!" gridò, affacciandosi alla riva. "Dovete venire subito! Lo Sciamano è sceso giù dalle montagne! Ha avuto una visione importante!"

Gli altri bambini uscirono dall'acqua, le gocce che scivolavano via dai loro corpi sembravano sfacciate di fronte a tanta solennità. "Chi è lo Sciamano?" chiese il più piccolo di loro."

"È un uomo saggio, con poteri misteriosi," rispose il ragazzo. "Dicono che possa vedere il futuro e comunicare con gli spiriti.

La voce del suo arrivo si diffuse rapidamente attraverso il villaggio, come il vento gelido e arcano. La gente iniziò a radunarsi nella piazza centrale, con occhi pieni di speranza e timore. Faldur, lo Sciamano, era un uomo anziano ma dalla saggezza eterna, con occhi penetranti che sembravano scrutare l'anima delle persone. Aveva lunghi capelli grigi intrecciati con dei denti di orso e un bastone di legno di quercia intagliato con simboli arcani. La sua presenza emanava una strana combinazione di mistero e tranquillità, ma soprattutto autorità e rispetto.

Indossava un abbigliamento che sembrava una perfetta fusione tra il mondo naturale e l'arte tribale. La sua vestizione era una manifestazione del suo profondo legame con la natura selvaggia e la sua abilità di comunicare con le forze mistiche.

La sua tunica era creata interamente con pelli di orso, robusta e spessa, che gli conferivano un aspetto imponente e temibile. I peli dell'orso erano rimasti intatti, formando un mantello folto e imponente che copriva le sue spalle larghe. Lunghe frange di pelle pendevano lungo i bordi della tunica, donandogli un aspetto ancora più selvaggio. 

Il suo copricapo era la parte più impressionante del suo abbigliamento. Era fatto da una testa di orso imbalsamata, con gli occhi di vetro che sembravano fissare chiunque lo guardasse. La testa dell'orso, privata della mascella inferiore, era fissata sopra il suo capo e sembrava che l'animale si ergesse in tutta la sua grandezza quando Faldur si muoveva. Le fauci dell'animale erano spalancate, rivelando la sua dentitura affilata e pericolosa.

I pantaloni di pelle grezza si abbinavano alla tunica, e lunghe fasce di cuoio avvolgevano le sue gambe, proteggendolo dal freddo invernale e da altri pericoli naturali come serpenti e rovi velenosi. Le scarpe erano fatte da una combinazione di cuoio e pelle d'animale, con suole spesse che gli consentivano di muoversi agilmente anche sul terreno roccioso delle montagne.

Egli portava sempre con sé una serie di amuleti e talismani intrecciati tra i capelli. Le decorazioni erano fatte da artigli di orso bianco, ossa intagliate e piume di uccelli rapaci.

Nelle sue mani, stringeva un bastone di legno grezzo, intagliato con simboli tribali e decorato con pietre e frattaglie essiccate. Era uno strumento potente, sia per i rituali sciamanici che per la difesa personale.

Quando Faldur si alzò in piedi e prese la parola, il silenzio si diffuse come un'onda nel villaggio. "Popolo di Fridur," cominciò con voce profonda, "ho avuto una visione potente. Colei che porta la maledizione del Berseker, è la chiave per il nostro futuro."

Gli occhi della folla erano fissi su Faldur, le parole dello Sciamano scuotevano le fondamenta delle loro convinzioni. "Questa giovane," continuò, indicando Batarij con un gesto rispettoso, "è destinata a essere l'erede e la guida del nostro popolo. Solo lei potrà portarci alla salvezza."

Batarij sentì gli occhi di tutti addosso a lei, e il peso della profezia si abbatté sulle sue spalle. La folla iniziò a mormorare tra sé, alcuni con sguardo incredulo, altri con odio e disgusto. Era difficile per molti credere che una donna come lei potesse essere la loro guida.

Rowen si avvicinò a Batarij e le sussurrò all'orecchio: "Vedrai, Batarij. Dimostreremo loro che sei degna di questo destino."

Il tramonto gettò una luce dorata su tutta la scena, creando un'atmosfera di magia e mistero. Mentre la gente discuteva e si interrogava sul significato di questa profezia, Batarij sapeva che il suo cammino sarebbe stato difficile. Ma era pronta ad affrontare qualsiasi sfida per il bene del suo popolo e per dimostrare che il sangue del Berseker poteva essere una benedizione, non una maledizione.

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