5. Imboscata

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Il sole calante tingeva la foresta con tonalità di arancione e rosso, mentre Batarij avanzava silenziosamente tra gli alberi, seguendo il suo olfatto fino a scovare un grosso cinghiale che stava mangiando da un cespuglio di bacche scure.
La quiete della foresta era interrotta solo dai suoni della natura, il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie sotto i suoi passi.

Con un movimento agile e preciso, Batarij scoccò una freccia che colpì il cinghiale direttamente nella tempia sinistra. Il possente animale cadde a terra, emettendo un lamento finale. Lei si avvicinò con rispetto e si accorse del calore che stava lentamente abbandonando il corpo della sua preda.
L'odore del sangue del cinghiale si diffuse nell'aria, forte e ferroso, mentre Batarij avanzava tra gli alberi con il peso dell'animale sulle spalle. Quel profumo caldo e metallico si mescolava con l'odore terroso e fresco del muschio che ricopriva il suolo della foresta. Era una strana combinazione di odori: la vita e la morte.

Mentre avanzava con il cinghiale sulle spalle, Batarij poteva sentire chiaramente il contrasto tra quei due odori, quindi storse un po' il naso.

Il sangue del cinghiale portava con sé la durezza e la brutalità della caccia, mentre il muschio richiamava la calma e la bellezza della foresta. Era un contrasto che rispecchiava la complessità della sua vita, divisa tra la sua natura di cacciatrice e il desiderio di pace e accettazione.

Anche questa volta sperò che l'offerta di cibo potesse placare in qualche modo l'ostilità degli abitanti.

Ma quando attraversò la soglia del villaggio, fu accolta da uno scenario di odio e rabbia.

Gli abitanti la circondarono, lanciando insulti e sputi. Alcuni tirarono pietre, altri la guardavano con occhi pieni di odio e disprezzo. Era evidente che la sua azione non aveva cambiato il giudizio nei suoi riguardi.

Eppure ogni volta continuava a sperarci, in quel cambiamento.

Sentendosi schiacciata dall'odio e dalla violenza verbale, Batarij si ritirò di nuovo nella foresta. Aveva cercato di fare del bene, ma sembrava che nulla riuscisse a porgere il parere della sua gente dalla sua parte. Aveva bisogno di tranquillità, di un luogo dove poter riflettere su ciò che doveva fare e come poteva guadagnarsi il rispetto del suo clan.

La foresta era ormai avvolta nell'oscurità, con solo una sottile striscia di luce lunare che si rifletteva sull'acqua del fiume. Batarij si era spogliata lentamente, sentendo il freddo pungente dell'acqua gelida che la circondava mentre si immergeva lentamente nel fiume. La corrente la abbracciava con una morsa fredda facendole fremere la pelle.

Mentre era immersa, iniziò a riflettere su tutto ciò che stava accadendo. La profezia che la vedeva come la futura capobranco del clan, le voci di subbuglio tra il popolo, l'odio degli abitanti del villaggio, la possibile ribellione da parte degli altri alfa.
Era tutto così complicato, e lei era in mezzo a tutto questo, come un lupo solitario nella foresta inghiottita dall'oscurità.

Tutto d'un tratto, un dialogo interiore cominciò a svolgersi nella sua mente. Si chiedeva se fosse davvero giusto opporsi alla volontà del popolo e lasciare che sua sorella Angel prendesse il comando. Ma poi, mentre l'acqua ghiacciata le penetrava nelle ossa, iniziò a ridere di gusto. Un riso amaro, pieno di sarcasmo.

"Angel... un buon capo?" mormorò tra sé e sé, mentre tirava un pugno su una roccia lì presente.

"Angel è solo l'ombra distruttrice di nostro padre. Non sa niente di compassione o di vera leadership. Lei è solamente una persona avida di potere, e lo farebbe a spese di chiunque. Non è altro che una maledetta manipolatrice. Quella donna è la reincarnazione stessa del male, non posso permettere che arrivi al potere."

Dopodiché si immerse lentamente nell'acqua gelida del fiume, i capelli bagnati le scorrevano lungo la schiena. Poi inarcò la schiena, alzò il viso e si strizzò i capelli, cercando di dimenticare per un attimo tutti i problemi che l'avevano tormentata in quei giorni.

Ma non poteva ignorare il fatto che qualcuno si stava avvicinando. Poteva percepire il tipico odore dei feromoni appartenenti agli alfa, il che significava solo una cosa: il momento era giunto.
Batarij sospirò profondamente e scosse la testa con un sorriso amaro, come se fosse stata pienamente consapevole di quanto stava per accadere.

"Quindi siete arrivati," disse ad alta voce, mentre il suo respiro veniva portato via dalla brezza serale. "Certo che ce ne avete messo di tempo." concluse lei, con tono di scherno.

Ma prima che potesse voltarsi, una freccia la colpì alla spalla. Un dolore acuto la attraversò, ma il suo volto rimase impassibile. Era pronta ad affrontare la sfida, nonostante tutto. Era arrivato il momento di fare i conti con il branco, con la sua famiglia e con il suo destino incerto.

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⏰ Last updated: Aug 21, 2023 ⏰

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