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Il corvino si svegliò molto presto per terminare quello fatto ieri.

Gli mancavano tutti i vetri da pulire, scaffali vecchi da spolverare e svuotare, e infine ancora un'altra lavata del pavimento.

Senza fare colazione, si mise subito al lavoro spolverando gli scaffali della biblioteca.
C'era stato poche volte al suo interno e qualvolta ci entrasse si fermava dalla tentazione di curiosare tutti quei libri che contenevano storie sconosciute e profonde. Ognuna diversa dalla realtà in cui lui viveva.

Indossò una mascherina a causa della sua allergia alla polvere e iniziò a mettere in una scatola i libri vecchi e pieni di polvere.
La sua matrigna gli aveva già detto che in biblioteca non ci entrava mai quindi era libero di buttare e fare dei libri quello che voleva.

Passò la polvere nei 4 scaffali vuoti per poi spruzzare il disinfettante e pulire le varie macchie di sporco, contaminato da germi.

Buttò pochi libri per non creare disordine e possibile fastidio alla famiglia, li pulii dalla polvere e li ripose nella stessa posizione di quando li vide.

Dopo qualche ora finalmente finii, uscii da quella stanza e si diresse nel ripostiglio.
Quello era uno dei ripostigli abituali per quando veniva punito.
Piccolo, stretto e sporco

Prese il mocio e la scopa per poi dirigersi in sala dove iniziò a passare per prima la scopa per tutta la casa.
Dopo di ché toccava al mocio, che si assicurò di passare alla perfezione per rendere quel pavimento splendente.

Passarono circa tre ore da quando iniziò a pulire, non si fermò un attimo neanche per bere infatti gli girava la testa e gli veniva da svenire.
Si appoggiò sfinito sul divano e chiuse gli occhi.

Erano passati ormai due anni dall'ultima volta che vide Jimin.
Quelle sue mezze lune che nascevano ogni volta che rideva, quegli occhi a cui bastava un solo sguardo per capire cosa non andava, due occhi che non si permettevano mai di giudicarlo.
Jimin lo pensava ancora? O magari è stato adottato finalmente anche lui e ormai avrà un'altro fratello.

Il corvino era esausto, sia fisicamente che psicologicamente.
Ci aveva fatto l'abitudine, pensava che sarebbe stato comandato e aver pulito la casa dei suoi genitori adottivi per tutto il resto della vita.

Contro la sua volontà si alzò con fatica e finii, pulendo i vetri di tutta la casa.
Prima quelli in cucina a forma rettangolare, poi passò a quelli della sala, delle camere da letto e i bagni.

Gli facevano male le braccia dal troppo sforzo.
Gocce di sudore percorrevano tutta la tempia e il collo, quasi andandosi a schiantare sul pavimento.

Decise di farsi una doccia veloce per poi chiudere gli occhi e dormire tutto il giorno.

Così appena finita si stese sul suo comodo materasso e chiuse gli occhi.

Nero.

Pensò a tutte le cose che non aveva pensato in quel periodo a causa dello sfinimento.
Finalmente aveva il suo spazio e tempo per rilassarsi anche solo per un pomeriggio.

Era davvero lui quello che era diventato?

Era destinato a diventare così?

Tante domande gli balenarono nella testa ma tutto quello che riusciva a vedere era

Nero.

Mentre cominciava a pensare a cose più delicate e profonde sentii improvvisamente un suono familiare proveniente dall'esterno.

Aish, ma questo lo fa apposta allora.

Tuonò incazzato e molto infastidito dal rumore.

Uscii sul balcone velocemente e fulminò con lo sguardo il ragazzo maggiore.

"Potresti andare a suonare da qualche altra parte? Sto cercando di dormire"

"Perché dovrei? Sono libero di suonare dove mi pare" rispose non chalance ritornando a suonare quell' irritante violino.

"Le persone però sono libere di dormire in santa pace e senza rumori assordanti"
Urlò il corvino contrastando il suono dello strumento.

Taehyung si fermò improvvisamente e fissò intensamente il minore.

Quest'ultimo non capiva se lo stesse per insultare o se volesse solo intimorirlo o renderlo a disagio.

"Vuoi vedere una cosa Jungkook?" chiese il biondo al corvino con una voce invitante e calma.

"E-eh? Che cosa vorresti farmi vedere?"
domandò a sua volta il minore.

"Se se così curioso perché non ti rispondi da solo?"

"Scavalca e ti aspetto dentro camera mia" concluse prima di ritornarsene dentro senza dire altro.

Il corvino, confuso e spaesato ci pensò molto su, ma poi decise di provare a guardare un posto nuovo e diverso da quello di tutti i giorni. Sarebbe subito tornato a casa per aspettare il ritorno della sua famiglia.

Scavalcò il suo balcone ed entrò in quello del biondo. Aprii le finestre e si trovò davanti un mondo completamente differente dal suo.

Davanti ai suoi occhi c'erano moltissimi strumenti, che variavano dal più piccolo al più grande.
Sulle pareti beige si potevano notare poster di cantanti in particolare quelli molto vecchi e in tendenza, dei quali Jungkook, però, non sapeva i nomi.

Taehyung notò lo splendore negli occhi di Jungkook, era come se fosse in un'altra dimensione e si fosse dimenticato della sua presenza, e si ritrovò fissarlo e a studiarlo nei minimi dettagli mentre lui analizzava la stanza.

Il minore posò lo sguardo su uno strumento molto grande, pensò che fosse il pianoforte così per accertarsi si avvicinò e senza chiedere sollevò la coperta, rivelando un piano luccicante e liscio.

Passò le mani su di esso per poi sedersi sullo sgabello successivamente.

Provò a toccare qualche tasto e suonare il pezzo di una canzone che aveva imparato all' orfanotrofio.

Il corvino chiuse gli occhi quando suonò le prime 3 note. Sentì subito un sentimento di nostalgia, libertà ma soprattutto completezza.
Sentiva che fosse un tutt'uno con il piano, che fosse uno dei pezzi che gli mancavano per essere completo

Il biondo non disse una parola e ascoltò sorpreso le note suonate dal corvino.
Era la prima volta che si lasciava andare e si apriva, anche solo attraverso ad uno strumento.

Jungkook continuava a sbagliare alcune note e ricominciava sempre da capo fallendo sempre.
Così il maggiore si alzò e decise di aiutarlo, dal momento che quella canzone era una delle sue preferite quindi la conosceva come le sue tasche.

Si avvicinò lentamente al corvino e dopo un medesimo errore gli prese il dito e lo posizionò nella posizione corretta.

Jungkook si irrigidì e si blocco. Non veniva toccato da un'altra persona da tanti anni e il contatto fisico era un problema serio per lui. Si sentiva il dito bruciare e quella sensazione non gli piaceva per niente.

"Continui a sbagliare Jungkook, questo dito va q-" non fece in tempo a finire la frase che il corvino ritirò la mano, quasi come se fosse stato toccato dal fuoco.

"Io... Vado, tra poco devo rivedere i miei genitori che stanno tornando dalla Francia." disse a disagio, ma senza ombra di debolezza, il corvino.

"Okay... Grazie della compagnia" rispose il biondo, ma il minore stava già scavalcando il suo balcone per poi ritornarsene in camera sua e chiudere le finestre.

Jungkook si sentiva strano, non gli era piaciuto quel contatto fisico.
Quella pelle liscia che toccava la sua ruvida gli aveva fatto venire il mal di testa. Non veniva toccato da nessuno all'infuori dei suoi genitori adottivi da anni.

Si sentiva perso.

Alla fine il maggiore voleva solo correggerlo, non aveva fatto niente di male, ma lui continuava a sentirlo sbagliato e strano.

Immerso nei suoi pensieri sentii il rumore dei passi pesanti del signor Miller e sua moglie.

"Siamo a casa!" urlò la signora Miller con la sua solita terrificante voce gelida e severa.

From my window || taekook [in pausa]Where stories live. Discover now