Capitolo 10.

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«Salve», ci saluta la commessa.
«Buongiorno», rispondiamo all'unisono.
Comincio ad adocchiare varie cose e comincio a prenderle tutte. Una volta accumulati quattro vestitini, due top, una gonna e due pantaloncini, vado in camerino e Marcus resta lì a controllare che nessuno entri.
È il mio bodyguard personale ormai.
Ha detto che per ogni cosa che indosso devo fargliela vedere, quindi ho scelto cose molto belle perché se deve guardarmi, deve farlo bene.
«Eccomi», dico uscendo con addosso la prima cosa che ho pescato.
Ho un vestitino blu elettrico con una scollatura normale, a maniche lunghe e un po' troppo corto, infatti arriva al di sopra delle cosce.
«Mh», dice fissando il cellulare senza guardarmi.
«Marcus, hai detto che vuoi vedere tutto!», piagnucolo io un po' delusa.
«Ti sta bene, anche se è un po' troppo corto. Non posso mica decidere come puoi vestirti, ma non appena qualcuno proverà a guardarti per un attimo di troppo, gli occhi non gli serviranno più così tanto», dice, iniziando con un tono serio e terminando poi con uno più ironico.
Ci sarà sempre lui con me, quindi?
La situazione mi sta piacendo molto, perché per ogni cosa che provo, ricevo molti complimenti e certe volte accenna dei sorrisetti che mi fanno rabbrividire.
Una volta finito di provarli, prendo ogni indumento che ho scelto e pago.
Si era offerto di pagare lui con insistenza, ma non potevo permetterlo.
Entriamo in macchina e lui, come al solito, mi apre lo sportello sia all'entrata che all'uscita appena arriviamo davanti casa.
«Felice?», mi chiede, prendendo tutte le buste dal sedile posteriore e chiudendo la macchina.
«Troppo, grazie per avermi accompagnata», dico sorridendo, mentre apre il portone e mi fa entrare, nonostante abbia le mani occupate da una marea di sacchetti.
Ed io non ho nulla in mano.
«Lo sai che da ora sono a tua completa disposizione».
Operazione farfalle in corso, 39%,65%, 88%, 96%, 100%.
Credo di poter morire felice adesso.
Chiude il portone e lascia tutto sul mio letto, io comincio a sistemare ogni indumento nell'armadio e lui mi fissa per tutto il tempo, appoggiato alla porta, con gambe e braccia incrociate.
«Che c'è?», chiedo, con lo sguardo rivolto ai vestiti, per evitare di arrossire.
«Niente», risponde con voce roca, avvicinandosi a me.
«Stai finendo di sistemare?», mi chiede una volta accanto a me, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.
«Sì, manca solo la gonna», rispondo prendendola e sistemandola sulla gruccia libera, accanto le altre.
Sento uno scatto della serratura, e mi allontano.
«È arrivata Arianne, vado ad aiutarla», provo a superarlo.
«Non ce n'è bisogno», mi ferma tenendomi per un braccio.
Sento lo stomaco in fiamme.
Chiudo l'armadio, prendo tutte le buste ormai vuote, le piego e le sistemo in fila, sul letto, per portarle dopo ad Arianne.
«Ragazzi, dieci minuti e venite a mangiare!», esclama dalla cucina sua madre.
«Stasera devo uscire, vuoi venire con me o hai da fare?», mi chiede all'improvviso.
È... un invito per passare la serata insieme, per caso?
Devo ammettere che non aspettavo altro.
«Stasera... penso di non avere impegni, ma ti faccio sapere meglio dopo», rispondo io timidamente.
«Va bene, andiamo di là».
Arrivati in cucina, arriva Thomas dal lavoro e pranziamo tranquillamente, parlando di più cose. Finito il pranzo torniamo ognuno nelle proprie camere e mi arriva un messaggio dalla mia migliore amica.

S. Alle 16:00 vieni da me in hotel, mi devi aggiornare su TUTTO. Stasera come mio benvenuto in città andiamo ad una festa, d'obbligo.

Io e Stella siamo migliori amiche dalle elementari, abbiamo passato tutti gli anni -fino alla fine delle medie-, insieme. Purtroppo poi, a causa del trasferimento dei suoi per il lavoro di suo padre, si trasferì in un'altra città e ci vediamo ogni estate. Si trasferisce a casa mia per tutti i tre mesi estivi e poi parte di nuovo.
Devo aggiornarla su tutta la situazione con Marcus, dato che adesso abito qui e lei ha trovato posto in un hotel qui vicino.
Adesso le rispondo.

D. Va bene, alle 16:00 sono da te. Sono successe troppe cose, non vedo l'ora di raccontarti tutto.

Un po' mi dispiace perché non potrò uscire con Marcus come mi ha chiesto, ma non vedo l'ora di rivedere la mia migliore amica.
Vado da lui, devo avvisarlo.
Busso alla sua porta e mi risponde subito.
«Entra».
Faccio come dice e lo trovo di nuovo a fumare. Stavolta non in balcone, ma davanti la finestra.
«Ei».
«Ei».
«Tra poco arriva la mia migliore amica, ci vediamo ogni estate e mi ha chiesto di andare da lei» , dico.
«Okay, quindi?», fa lui confuso.
«Mi ha chiesto anche se stasera potessimo andare ad una festa, per il suo arrivo», dico velocemente.
Sospira, un po' innervosito. Sta per rispondere, ma lo fermo.
«Prima che tu possa rispondermi, te lo dico solo per avvisarti che non posso uscire con te, perché io devo andarci», metto in chiaro.
«Diane», comincia.
«So badare a me stessa e sono consapevole della gente che c'è in giro, perciò non devi preoccuparti per me», lo interrompo, pentendomene.
«Fa' come vuoi, sai quello che penso», dice dandomi le spalle per continuare a fumare, facendomi capire che la conversazione è finita.
«Ah sì? va bene».
Esco e preparo il beauty con i trucchi, lo spazzolino, la spazzola, il deodorante e il profumo, insieme ad una busta con il vestito, le scarpe e la borsa per questa sera, dato che mi preparerò interamente lì in hotel.
Per il pomeriggio, dato che non dobbiamo fare nulla e dobbiamo solo aggiornarci, rimango vestita come questa mattina.
Non so perché, ma ho un brutto presentimento. Stasera accadrà qualcosa, me lo sento.

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SPAZIO AUTRICE:
Hello, readers. Eccoci qui con il dieci. Mi sentite urlare? Non so aspettare fino al prossimo aggiornamento per farvi leggere il continuo, è una tortura! Vi prometto che d'ora in poi vi farò sclerare molto di più (anche se non so quanto questo possa essere positivo), ma fatemi sapere con un commento le vostre reazioni.
Penso che ormai lo sappiate: dove ci sono feste, ci sono anche scleri e farfalle allo stomaco.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo, a presto.

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