Parte Terza: Ombre

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Tokyo, febbario 2632

Nei bassifondi di Ueno, l'uomo era conosciuto col nome di Shinokage. L'Ombra della Morte.

E proprio come essa, scivolava silenzioso nella notte a portare una morte rapida e furtiva a chiunque fosse il suo obbiettivo di quella giornata.

Sempre che questo non si mettesse a creare problemi e quello di cui aveva dovuto occuparsi quella sera gliene aveva procurati già fin troppi.

L'uomo si chinò sul primo cadavere che aveva vicino e raccogliendo un lembo di tessuto della sua costosa giacca scura la usò per pulire bene le lame delle sue katane dal sangue che le imbrattava. Quando le ritenne abbastanza linde le rinfoderò e si diresse quindi verso una finestra tra le varie presenti nella stanza dell'albergo, quella che si affacciava alla scala antincendio di cui disponeva l'edificio dove si trovava attualmente.

Sollevandone la parte inferiore in modo da aprirla sentì l'aria fredda tipica di una notte di inizio febbraio investirgli spiacevolmente il viso, piegò le labbra in una smorfia già infastidito per le varie complicazioni non previste che erano accadute in quella serata e controllò bene ancora una volta che non ci fosse nessuno nei paraggi che potesse vederlo e quindi diventare un potenziale testimone.

Mah, non che non potesse risolvere rapidamente il problema nell'eventualità in cui accadesse ma Shinokage ci teneva a fare un lavoro più pulito possibile e inoltre per quella sera riteneva di aver già avuti abbastanza problemi.

Maledizione, quel bastardo di un Biora l'avrebbe sentito stavolta. Le informazioni che gli aveva fornito sull'incarico erano tutte sballate!

Schioccando debolmente la lingua irritato, l'uomo scavalcò la finestra lasciandosi alle spalle il macabro spettacolo di corpi massacrati e tagliati per metà di cui era stato l'artefice.

Scese i gradini di ferro con passo felpato e come un'ombra scivolò lieve senza fare alcun rumore fino a quando i suoi zori neri e consunti non poggiarono sulla neve sporca che ricopriva il vicolo buio e sudicio in cui si trovava.

La smorfia seccata si fece ancora più marcata sul suo viso nel vedere l'alone bianco che rivestiva l'asfalto.

C'era stato magari un tempo, ormai lontano, in cui adorava la neve ed era festa i giorni quando essa cadeva leggiadra dal cielo, ma adesso gli rappresentava solo un fastidio in quanto lasciava impronte, e per un sicario era l'ultima cosa che serviva.

Purtroppo a questo non poteva farci molto, l'unico modo per depistare le proprie tracce era quello di unirsi al flusso enorme di gente che riempivano sempre le strade principali. Per sua fortuna una di queste si trovava appena oltre il vicolo perciò l'uomo dovette solo avanzare in direzione delle luci dai colori vivaci emesse dai vari enormi cartelli pubblicitari che erano fissati sugli altri edifici che costeggiavano la via.

Come sempre questa era piena zeppa di persone che rendevano impossibile capire dove in realtà si trovassero i marciapiedi e dove invece iniziasse la strada rendendo così impraticabile percorrerla in automobile ma anche estremamente facile confondersi nella folla per chi non voleva farsi notare.

Infatti nessuno dei passanti fece caso all'uomo che camminava con un passo talmente silenzioso da avere il dubbio se fosse davvero lì e con i foderi neri delle due katane nascoste sotto il suo haori blu notte. Anche quando, attraversando la strada, passò davanti alla vettura della polizia non batté minimamente ciglio procedendo come se nulla fosse mentre i due uomini in divisa dentro l'auto attendevano pazienti l'arrivo del verde.

Il trucco stava nell'esentare la massima disinvoltura in modo da poter apparire come un semplice e comune cittadino. Se ci si mostrava nervosi o in ansia si finiva spesso col farsi notare, spesso poi proprio da chi si stava tentando di sfuggire dal suo sguardo.

Cadono Delicati i Petali di Cenere e AmoreWhere stories live. Discover now