15. Setbacks

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CHRISTIAN

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CHRISTIAN

Mancava solo un giorno alla partenza per Napoli e Stella non stava più nella pelle. Continuava a girovagare avanti e indietro per tutta casa, con l'ansia di scordare qualcosa di fondamentale che andava messo in valigia. A volte era davvero anche più pignola di me.

«Non mi sento bene, ho mal di gola» mormorò la mia fidanzata, lasciandosi andare accanto a me sul divano.

Le passai una mano sulla fronte e sospirai, scoprendola praticamente in fiamme. «Solo mal di gola? Sei bollente» mi allarmai io, guardando gli occhi lucidi di Stella.

«Ma domani dobbiamo partire...» sbadigliò stanca, poggiandosi sulla mia spalla.

Le carezzai il viso, guardando la delusione sul suo viso. Era chiaro che Stella non vedesse l'ora di tornare a casa e riabbracciare la sua famiglia, ma non mi sembrava il caso di lasciarla viaggiare in quelle condizioni. A giudicare da quanto scottava la sua fronte, ero abbastanza sicuro avesse almeno trentotto di febbre.

«Era l'unica occasione che avevo di tornare a casa in tempi brevi» mormorò lei, nascondendosi dietro al mio collo. In quel momento mi importava davvero poco di farmi contagiare il raffreddore, avrei pagato oro per tenerla vicino a me per sempre in quel modo.

«Non posso crederci che passerò le mie ferie sotto le coperte, mi sembra assurdo» Stella si alzò poi, sparendo fra il corridoio di casa sua.

Sospirai, sentendola armeggiare con qualcosa di indefinito nella sua camera. Pensai che sicuramente sarebbe tornata con addosso un pigiama terribile di quelli suoi e così fu. «Va bene, se non posso prendere un treno e raggiungere Napoli, almeno fammi stare sul divano a poltrire» piagnucolò frustrata.

Mi sedetti al suo fianco e la spostai vicino a me, lasciando che poggiasse la testa sul mio addome, poi presi a carezzarle i capelli. «Riposati, verranno tempi migliori per andare»

Stella chiuse gli occhi in tutta risposta, rimanendo in silenzio per un po'. Vidi il dispiacere palesarsi sul suo viso e il dolore mi lacerò, perché consapevole di non poter fare nulla per lei in quel momento. L'unica cosa che riuscii a fare fu stringerla forte a me, sentendo il suo battito calmarsi a contatto con la mia pelle.

Il cuore mi bruciava in petto quando Stella mi stava vicino. Non avevo avuto molte storie, e quelle che avevo avuto in realtà erano state di poca importanza e dal finale infelice, ma lei mi aveva fatto capire che non avevo spento i sentimenti come pensavo. Li avevo solamente messi in pausa, in un angolo della mia anima, preservandoli per la prossima persona che mi avrebbe dimostrato di meritarmi.

E mi ero innamorato, forse per la prima volta nella mia vita potevo affermarlo con sicurezza. Ogni giorno ero sempre più convinto che quella sensazione nel petto fosse uno dei tanti sintomi dell'amore, e l'unico aggettivo che potevo affibbiarmi era innamorato. Perdutamente, totalmente e meravigliosamente innamorato di quella fantastica giovane donna che portava il nome degli astri celesti più belli.

STELLA | CHRISTIAN M. PULISICDove le storie prendono vita. Scoprilo ora