Casa

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Il mondo natio di Efri Setca era molto simile al nostro, anche se organizzato e spartito in modo differente. Il pianeta era suddiviso in regni e reami governati e popolati da creature di ogni razza, dalle più bizzarre alle più comuni.

C'erano il regno dei giganti, dei draghi, dei nani e degli elfi.

Ma dove il nostro viaggio ci porta, è un reame di nome Àsarat.

Àsarat era circondato da quattro regni: a est il regno dei lupi mannari, Fàlgos; a sud il regno dei vampiri, Màfek; a ovest il regno degli angeli, Èdvas e a nord il regno dei demoni, Wèrad.

Àsarat era tra questi il più esteso ed era popolato principalmente da streghe e stregoni. Al centro esatto del reame sorgeva il palazzo reale, circondato dal vasto villaggio di Dan, disposto in disordinati cerchi concentrici. A nord della capitale, si srotolavano chilometri e chilometri di morbida erba verde e colorati fiori profumati; vi erano boccioli che si schiudevano a tarda primavera, preannunciando l'estate durante la quale persistevano rigogliosi, brillando della magia di cui erano impregnati e altri che sbocciavano al loro posto quando i primi venti freddi dell'autunno arrivavano ululando dalle montagne e sbucavano alti oltre la coltre di neve e lo strato di ghiaccio nei rigidi mesi invernali.

La vasta distesa erbosa si allungava fino ai piedi della catena montuosa del Renàr – dalla quale proveniva un certo anziano sciamano di cui potreste o meno aver memoria –, che segnava il confine con il regno dei demoni: Wèrad aveva infatti inizio alle pendici opposte delle montagne, che curvandosi ad abbracciare i territori di Àsarat, terminavano da una parte nel reame degli angeli e dall'altra in quello dei lupi mannari.

Circa a metà strada tra le montagne e il villaggio di Dan, si trovava un piccolo agglomerato di capanne di legno e mattoni, di abitazioni e botteghe artigianali. In questo piccolo abitato vivevano anche i messaggeri dei sovrani del regno di Àsarat, quelli dediti a contattare i regni a nord e a est.

Il campo in fiore si disperdeva a ovest, finendo inghiottito dal folto bosco ombroso che partendo dai piedi dei Renàr si estendeva per tutta la lunghezza di Àsarat fino alla riva del lago Fèsat, a sud, infittendosi sempre più man mano che s'inoltrava oltre il confine con Èdvas, quasi rimarcando il divieto emanato dagli angeli che: "NESSUNO STRANIERO POTEVA INTRODURSI NEL REGNO DI ÈDVAS, PENA: ???". Nessuno sapeva davvero quale fosse la pena, seppure si vociferasse che si trattava della morte: non era mai capitato che qualcuno violasse i confini del regno degli angeli, come questi ultimi non avevano mai messo piede fuori dal loro reame, secondo la legge che: "QUALUNQUE ABITANTE DEL REAME DI ÈDVAS CHE ABBANDONASSE IL SUDDETTO REAME SARA' CONSIDERATO COLPEVOLE DI TRADIMENTO E NON POTRA' MAI PIU' FARVI RITORNO".

Erano un po' drammatici, gli angeli.

A sud il bosco terminava sulle rive del grande lago Fèsat, così largo che a malapena si vedeva la sponda opposta, già parte del regno di Màfek. Proprio attraverso il lago infatti avvenivano gli scambi commerciali con i vampiri. Oltre al piccolo villaggio che sorgeva tutto attorno al pontile con le imbarcazioni, sulle rive del lago si potevano scorgere alcuni gruppetti di case addossate l'una all'altra, tutte rivolte verso l'immensa distesa d'acqua dalla quale pescavano il pesce per le loro tavole e quello da vendere.

Dai Renàr, più precisamente dalle cime a nord-est, scendevano piccoli corsi d'acqua che tagliavano tutto l'est di Àsarat, confluendo in un unico impetuoso fiume che prendeva il nome di Dun. Il corso di Dun svoltava dolcemente verso il fitto bosco oscuro, sterzando poi bruscamente prima di raggiungere le radici degli alberi con una curva a gomito che lo riportava sulla strada verso la sua destinazione finale: il lago Fèsat. Il fiume Dun era talmente largo che per attraversarlo era necessario utilizzare piccole imbarcazioni o l'impiego di arti magiche.

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