Parte II ▪︎ La rivelazione

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Passandosi la mano sinistra tra i capelli, Shia abbassò lo sguardo sulla destra, le dita intrecciate strette a quelle di Bon. Come sempre sentì il suo cuore accelerare, le farfalle svolazzare nello stomaco. La sua mano ebbe un lieve spasmo e Bon la strinse leggermente; una breve stretta, un silenzioso "sono qui, non vado da nessuna parte", una miriade di brividi su per il braccio e giù lungo la spina dorsale. Le sue labbra fremettero.

In un altro momento avrebbe sorriso senza neanche doverci pensare, forse avrebbe alzato lo sguardo e sporgendosi verso di lui avrebbe appoggiato le labbra alla sua guancia dalla pelle morbida e liscia come la seta; e forse in risposta le sue labbra si sarebbero alzate in quel timido mezzo sorriso che lei adorava tanto, l'avrebbe osservata per un attimo con i suoi bellissimi occhi color cioccolato, caldi come una giornata di mezza estate, e arrossendo leggermente sotto la pelle olivastra si sarebbe chinato verso di lei, premendole un casto bacio sulla fronte. Poi una veloce carezza sulla punta del naso. E infine avrebbe esitato sulle sue labbra, lambendole dolcemente con la sua morbida bocca.

Era il loro rito ormai e lei lo amava.

Amava anche Bon, più di quanto avesse mai anche solo pensato di poter amare qualcuno.

La prima volta che la sua mente caotica aveva vagliato la possibilità, in futuro, di trovare un fidanzato era stato sette anni prima. Aveva nove anni e insieme ad Efri stava camminando per uno dei tanti corridoi del grande castello reale, i pensieri proiettati alla fantastica serata che li aspettava da li a poche ore: dopo un bel picnic, quella notte, lei e la sua famiglia (zia Deery compresa), avrebbero osservato il cielo stellato sdraiati sull'erba verde e morbida di una collina. Non vedeva l'ora.

Ad un certo punto avevano sentito della musica provenire da una porta socchiusa, e sbirciando all'interno avevano visto i loro genitori, Genriu e Kwayvi, danzare sulle note di una dolce melodia, gli sguardi persi l'uno in quello dell'altra. L'amore trasudante da quella scena era penetrato attraverso i suoi occhi, scendendo giù fino al suo cuore.

Per il resto del pomeriggio era stata distratta, più del solito. Non persa in qualche folle piano per uno scherzo venturo, ma smarrita nel futuro. Non aveva mai preso tanto sul serio l'amore, perché era sempre stata convinta che tra lei e sua sorella, era Efri quella più propensa a trovare la sua anima gemella. Non perché Efri era la legittima erede al trono di Asarat, semplicemente era più facile immaginare sua sorella innamorata; era più naturale, più spontaneo.

Quel pomeriggio però, per la prima volta, aveva preso in considerazione l'idea che forse anche lei era destinata a trovare l'amore. Forse anche nel suo futuro c'era uno stregone dai capelli scuri e lo sguardo intrigante - per qualche motivo se l'era sempre immaginato così - che l'avrebbe amata con tutto se stesso e del quale lei sarebbe stata follemente innamorata.

Dopo quella giornata passata a fantasticare, aveva messo da parte quei pensieri che erano però diventati un normale sottofondo alle sue giornate, i sogni a occhi aperti durante le lezioni di portamento singole, le chiacchiere scambiate con la sorella, tra risatine e prese in giro.

Non avrebbe mai immaginato che lo stregone dai capelli scuri e gli occhi intriganti sarebbe stato Bon Geru, il ragazzo con cui era cresciuta da quando aveva due anni. A pensarci bene, forse doveva ammettere che il loro rapporto era sempre stato diverso rispetto a quello tra Efri e Bon. Meno fratello-sorella e più...qualcos'altro. Non era stato amore fin da subito, la loro relazione era iniziata con una profonda amicizia e si era poi evoluta, durante quei sei interminabili anni, in qualcosa di più. Nel dolore si erano trovati, si erano innamorati e il loro fidanzamento aveva portato un po' di gioia e speranza in quei giorni tetri.

Shia Zewa e Bon Geru.

Shia e Bon.

La bionda e il moro.

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