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"Intendo per innocente non uno
incapace di peccare, ma di peccare
senza rimorso."











Era da settimane che non chiudevo occhio.
Tutti i miei pensieri andavano dritti in un solo e unico bersaglio, e non c'era neanche bisogno di dirlo, invadeva la mia mente continuamente e costantemente come un mantra, si intrometteva in questioni di cui non ne aveva il minimo accesso.

Non sapevo quanto sarebbe durato questo momento, desideravo soltanto affondare nel cuscino e risvegliarmi all'alba, con la notizia che tutto era ritornato alla normalità, e con quest'ultima intendo proprio la normalità.

Il lenzuolo si era rifugiato fino alle caviglie, durante la notte avrò fatto le lotte con qualcuno di impossibile per poi risvegliarmi dopo nemmeno due minuti di affaticamento nel sonno.

Mi aspettavo una lunga giornata e il fatto di non sapere che avrebbe potuto non finire bene, mi mandava il cuore in miliardi di palpitazioni.

Avrei dovuto trovare Gideon, solo oggi lo avrei cercato perché non volevo ammettere che in realtà ci vogliano più giorni per riportarlo a casa. Non volevo che ritornasse un'altra volta in carcere per reato di evasione, la sua fedina penale era già sporca, figuriamoci ora, che rispetto alle altre volte dove abbiamo "lavorato insieme" questa risulta essere la più pericolosa, perché non si trovava da nessuna parte.

Non poteva usare nemmeno un telefono, quindi non mi era concesso di vedere la sua posizione. Sarei dovuta tornare indietro di qualche anno, quando le generazioni precedenti alla nostra non possedevano internet, giochi online, e tantissime altre opportunità che avevamo ora.

Mi maledii mentalmente, l'ultima volta che l'avevo visto era in quel piccolo sgabuzzin. Ero debole, stanca e affranta dalla vita, desideravo che qualcuno venisse a prendermi e a portami il più lontano possibile da tutto e da tutti.

Mi aveva sussurrato parole che aveva scaldato il mio cuore protetto da una corazza invalicabile, senza rendermene conto, la gabbia che avvolgeva il mio organo si era sciolta come neve al colpire del sole.

Rimasi scioccata anche io delle parole che pensavo, e che avevo detto prima di vederlo allontanarsi definitivamente senza avere una vaga idea di dove sia stato diretto.

Ero rimasta scioccata, senza parole.
Non spiaccicavo parola e per una come me valeva dire essere arrivata al limite della sopportazione.

«Tesoro, sei pronta?» la voce melodiosa e confortante di Paola alla soglia della porta mi risvegliò dai miei pensieri, compì un passo verso di me e inaspettatamente mi abbracciò con tutta la forza che le riservava. Forse quell'affetto che stava dando a me, lo avrebbe voluto proprio lei, perché era stata una donna forte che aveva sacrificato il tutto e per tutto per i suoi figli.

«Lo vedo nei tuoi occhi, Nilde» Mi sussurò, staccandosi dall'abbraccio appena avuto. Godeva di ottima salute e la sua pelle era ancora profumata, e aveva inebriato il mio pigiama a tessuto sottile.

Agitai il capo confusa da quell'affermazione.
«Cosa vedi?» Domandai ingenua, non capendo il motivo della sua domanda. Ma infondo sapevo a cosa si riferisse, e la mia mente non voleva accettarlo.

Un minuto di silenzio incupì la stanza di prima mattina, l'aria entrava dalla finestra e il canto spensierato delle gazze ladre che passeggiavano sul cornicione delle case.

Be RebornWhere stories live. Discover now