13. domenica con la febbre

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Pov Dimitri

Sabato passò lento ,in caserma ,la mattina,non riusciva ad abbandonarmi il pensiero di quella creaturina.

Melissa ,dal greco,"dolce come il miele".
Per il momento sembra tutt'altro.
Chissà.
Magari non la conosco abbastanza.

Misi a posto anche l'ultimo strumento,pronto per andare a casa.
Quel giorno il mio turno comprendeva solo mattina,di solito mi sarei fermato in mensa,ma quella volta proprio non mi andava.

Uscendo dal grande edificio della caserma non potei non notare le pozzanghere sparse qua e là per strada,i rami degli alberi ancora carichi di leggere goccioline,così come i prati, ed il freddo nell'aria che annunciava quanto ormai l'arrivo dell'inverno fosse imminente ,venerdì 22 Dicembre.

Un groppo di preoccupazione mi risalì la spinadorsale.

Quella pazza.
Era uscita già con un abbigliamento poco adatto al clima e ,per di più,si era anche presa il lusso di starsene sotto la pioggia in quel modo.

Un sospiro mi lasciò la gola,quasi senza accorgermene.
Andai dritto a casa e una volta dentro ,presi il bigliettino.

Scrissi il numero sul mio cellulare e salvai il nuovo contatto.
Little kótik.

Non l'avevo ancora fatto poiché la sera precedente ero troppo stanco,mentre la mattina ero uscito di casa di fretta ,per una volta non perfettamente in orario con la mia tabella di marcia.

"Ei Ciao"
No no,cancella.

Non avevo mai avuto problemi nel relazionarmi con gli esseri del sesso opposto al mio,però lei era ...diversa.
Molte sue reazioni erano fuori dal normale e questo non mi permetteva di prevedere le conseguenze.
E questo,per un maniaco del controllo come me,era più che frustrante.

Riscrissi quel messaggio un numero spropositato di volte prima di inviarlo e finalmente lasciare il telefono e dedicarmi al mio pranzo.
Prepari un omelette veloce,accompagnata da della salsiccia e dell'insalata.

Finito di preparare mi sedetti su uno degli sgabelli dell'isola,recuperai il telefono.
Ancora nessuna risposta,nessun visualizzato.

Sospirai,non ero mai stato così in ansia ,in attesa di un messaggio.

Mangiai sovrappensiero per poi sparecchiare e mettermi sulle solite carte,avevo promesso a Luna una maratona di film che avrebbe occupato il mio giorno libero,quindi stavo cercando di portarmi un portarmi un po avanti con il lavoro.

Fu uno sforzo estenuante avere il telefono così vicino e non controllare ogni cinque minuti la chat.
Avevo messo la suoneria al massimo,eppure avevo paura di non sentirla, o ancora, che ci fosse un errore informatico e non arrivasse la notifica.

Quante paranoie.

Non ero abbastanza concentrato su ciò che stavo facendo ,quindi ,dopo appena un oretta,decisi di recarmi in palestra.
Il mio "appartamento" se così lo volevamo chiamare comprendeva due interi piani,Melissa ne aveva visto solo uno.

Ed ancora il pensiero di quella ragazzina torna a fottermi la mente.

Sbuffaì e mi alzai di scatto ,dirigendomi con passo quasi di marcia alla mia destinazione.
Portai comunque il telefono con me,solo per mettere un po di musica di sottofondo,ovviamente.

rowWhere stories live. Discover now