𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 7

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Durante la cena, Ruby e Leon non hanno fatto altro che parlare con mia madre e mia nonna.

Hanno risposto alle loro domande. Hanno raccontato come mi hanno conosciuto.

Come io e Ruby ci siamo comprate il nostro primo appartamento. Come Leon si sia presentato nella nostra vita e non è più andato via. I sacrifici per aprire il locale.

Tutto di tutto.

Non vorrei che loro sappiano queste cose di me. Perché so, che in fondo la mia famiglia mi sta giudicando.

Nonostante adesso sappiano il motivo per cui sono andata via, dentro di loro sono sicura che stanno pensando che potevo restare, raccontarlo e superarlo con loro, oppure che potevo chiedere a loro i soldi piuttosto che lavorare e fare tanti sacrifici per arrivarci.

Ma sono fiera degli incredibili anni passati.

Alti e bassi, ma io insieme ai ragazzi ce l'abbiamo fatta.

Ci siamo creati una vita nostra. Abbiamo potere a Los Angeles.

Prima di aprire il "The Royal" , ho dovuto fare un'accordo con la mafia giapponese, la Yakuza.

Il locale si trova proprio nel loro territorio. E per comprare il locale, dovevo chiedere il "permesso", all'oyabun, il boss.

Così andai nel loro casinò, che si trovava a 20 minuti di auto dal locale, e mi presentai lì con un contratto a cui doveva solo mettere un firma.

Non me ne sarei mai andata da lì senza quella firma.

Ovviamente non avrei cominciato una guerra con la Yakuza, ma avrei fatto qualsiasi cosa per ottenere quella firma.

Così appena mi lasciarono entrare nel casinò, mi portarono in un ufficio, dove il loro capo, Satoshi Nakayama, era seduto nella scrivania e aveva sei guardie nella stanza.

Sapevano chi ero. Sapevano che mio padre è Adonis Reed, ma sembrava che non avessero dato peso alla cosa, fin quando per ottenere la firma mi hanno chiesto qualcosa in cambio.

Dovevo "uccidere una persona" per loro.
In quell'incontro, non mi hanno detto chi dovevo uccidere. Mi hanno detto che in qualsiasi momento, a qualsiasi ora, avessi ricevuto un messaggio, sarei dovuta andare da loro e compiere la "missione".

Così feci.

Tre giorni dopo, ricevetti quel messaggio. Appena portai a termine la "missione", ottenni la firma.

Ma dovetti mettere anch'io una firma.

Legata alla Yakuza.

Il loro oyabun mi disse "tu sei la figlia scomparsa di Reed, lui ti ha addestrata per fare qualcosa di grande. Io ti aiuterò a compiere il tuo destino."

Per 5 anni, mi addestrò due ore al giorno, ogni giorno, lui personalmente. 

Mi disse che ci teneva molto che io imparassi da lui.
Che io apprendessi tutto ciò che lui aveva da insegnare.

E così feci.

Mi lasciai trasportare dalla loro cultura, dal suo addestramento, dalle sue lezioni di vita, da ogni cosa.

Ho imparato che non sai mai quanto sei forte, finché essere forte, è l'unica scelta che hai.

"Watashi no doragon"  così mi chiamava. "Il mio drago". Lo sentivo come un padre. Lo rispetto molto.

Non lo vedo da 8 mesi. È tornato in Giappone per i suoi affari. Mi chiedo se ci sarà all'inaugurazione del nuovo locale.

Questo è il motivo per cui ho un dragone giapponese disegnato nella schiena. "Il suo drago", quando me lo diceva, mi sentivo potente. Un vero drago.

"Il drago è un simbolo di equilibrio. Tu devi avere molto equilibrio. Passato e Presente. Ecco cosa devi imparare ad equilibrare." durante le sue lezioni, adorava fare questi discorsi.

Lui è stato il primo a cui ho raccontato di cosa è successo quella sera. Del motivo per cui sono andata via. Dopo aver parlato con lui, ho deciso di parlarne anche con i ragazzi.

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𝑹𝒆𝒔𝒊𝒍𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆Where stories live. Discover now