59 |Hollywood loves us|

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Ero accoccolata sul suo petto con gli occhi chiusi, la televisione accesa su un film d'azione e il rumore della pioggia che batteva contro le finestre. Stavo quasi per crollare dal sonno, sussultai quando sentii il suo corpo muoversi sotto di me e capire che volesse alzarsi dal divano senza disturbarmi.
«Dove vai, Vin?» mugolai, stropicciandomi gli occhi per guardarlo.
«Piccola, sto andando in bagno» mi baciò la tempia e lo lasciai alzare, «torno subito.» mise in pausa il film e si allontanò.

Non contai quanti minuti passarono perché finii per addormentarmi, cullata dal silenzio della nostra nuova casa.
Sentii un rumore provenire da un'altra stanza ma ero così assonnata da non darci molto peso.
«Vinnie!» mi lamentai, sentendo il posto gelido che aveva lasciato sotto di me.

Aprii un occhio e mi guardai intorno, il film era ancora in pausa e il plaid era scivolato per terra. La forte pioggia era cessata e alcune goccioline erano perfino sul davanzale della finestra.
Sentii un altro forte rumore, un colpo, e balzai in piedi per lo spavento.

«Vinnie, sei stato tu?» esclamai, afferrando una statuetta di uno Schiaccianoci posta su un ripiano in soggiorno. Natale era vicino e avevamo già decorato gli interni a nostro piacimento.
Avanzai silenziosamente lungo il corridoio buio, sentii uno scricchiolio alle mie spalle e mi voltai.

Non c'era nessuno.

«Vinnie, se è uno scherzo non è divertente!» dissi con voce rotta, tremante.

Proseguii fino al bagno, dallo spiraglio della porta notai la luce accesa e il soffione della doccia per terra, con del sangue che colava da esso.

Rabbrividii all'istante e la scena che ebbi davanti mi pietrificò. Lo schiaccianoci mi cadde di mano.

Jake Kuhlman era lì, teneva bloccato Vinnie tra le braccia, con una mano che gli copriva la bocca in modo tale che non potesse parlare. Il sangue gli colava dalla fronte e capii che era stato ferito con il soffione della doccia.

«Vinnie!» gridai spaventata.
Una mano mi coprii la bocca, cercai di dimenarmi ma fu inutile.

«Goditi lo spettacolo, principessa.» disse crudele.

Non riuscii a identificare la figura alle mie spalle ma capii di chi si trattasse.
Nate Crosiar.

Le lacrime mi rigarono il viso mentre fui costretta a guardare come il mio ex picchiasse a sangue Vinnie.

«Perfavore, no!» farfugliai quando estrasse un coltello affilato dal borsone.

«Tu sei mia, sei sempre stata mia.» gridò.

Singhiozzai e chiusi gli occhi, immaginando
che fosse un brutto sogno, ma il rumore della lama che trafiggeva ripetutamente il suo corpo non mi allontanava neanche un momento dalla dura realtà.

«Vinnie!» gridai ma ormai era troppo tardi.

Smise di accoltellarlo quando perse i sensi, le pareti del bagno erano ricoperte del suo sangue.
Piansi, piansi molto e mi accasciai sul suo corpo.
Sembrava la scena di un film horror.

Mi svegliai di soprassalto con il respiro accelerato, mi tranquillizzai solo quando mi resi conto di trovarmi nella mia stanza con i miei peluche, e con Vinnie sul mio petto che dormiva beatamente come un bambino. Il suo respiro era profondo, mi cingeva il fianco con un braccio e metà del suo corpo schiacciava il mio.
Sorrisi e accarezzai prima la sua schiena nuda e tatuata, poi i lineamenti rilassati del suo viso.
Dopo ieri sera, lui era rimasto a casa mia e avevamo solo dormito insieme, come non succedeva da tanto.
Quando avvertì le mie carezze, fortificò la presa intorno al mio fianco e mugugnò parole incomprensibili.

Il mio angelo oscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora